Formazione

Francesca Ferrandino è il commissario delegato per i minori non accompagnati

Sono meno di cento i minori in fuga dall’Ucraina ad oggi ufficialmente segnalati come non accompagnati nel sistema informativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sono praticamente tutti accolti in famiglia, per il 30% in famiglie ucraine e per il 70% italiane. I numeri sono destinati a salire, perché in questa emergenza le persone si muovono innanzitutto per raggiungere conoscenti: prova ne sia che su oltre 30mila profughi, solo 700 sono nel sistema di accoglienza. E sui minori si tiene barra: nessuna semplificazione, bisogna evitare il rischio tratta

di Sara De Carli

Sono meno di cento i minori in fuga dall’Ucraina ad oggi ufficialmente segnalati come non accompagnati nel sistema informativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dove gli enti locali – responsabili dei minori soli – inseriscono direttamente i dati. Sono praticamente tutti accolti in famiglia, per il 30% in famiglie ucraine e per il 70% in famiglie italiane. Hanno un’età media molto più bassa di quella a cui siamo abituati con i minori stranieri non accompagnati, che per la gran parte hanno 16-17 anni. Il dato, oggettivamente, è parziale: il denominatore comune di questa emergenza infatti è che le persone si muovono innanzitutto appoggiandosi a conoscenti e familiari. Prefetture e Tribunali per i Minorenni dovranno segnalare al Ministero i dati e i provvedimenti a loro noti, così che il numero dei MSNA ucraini potrebbe cambiare di molto nel giro di una settimana. L’altro dato, che riguarda non i minori ma i profughi ucraini nel loro complesso, è che delle quasi 32mila persone accolte a venerdì, solo 700 erano nel sistema di accoglienza. Una migrazione completamente diversa da quella a cui siamo avvezzi, diversissima ad esempio dall’emergenza Nord Africa. Un dato che evidenzia innanzitutto la grandissima attivazione della comunità ucraina in Italia: le persone in arrivo dall’Ucraina si stanno dirigendo dove c’è maggior presenza della comunità ucraina in Italia, quindi Milano, Bologna, Roma e Napoli.

Questa testimonianza straordinaria ha colpito anche chi con le migrazioni è abituato a lavorare ogni giorno e che ora racconta di una comunità che è stata capace in pochissimo tempo di organizzarsi, mettersi in rete nei territori con le istituzioni, coinvolgersi efficacemente nelle governance territoriali, eleggere una sua portavoce. «Un popolo che sta dando tutto quello che può dare, straordinario nella dignità e nell’impegno. Lo stesso sta succedendo in Polonia, ce la faranno anche là proprio per questo motivo», dicono. Una risposta molto bella, da valorizzare.

L’ordinanza della Protezione Civile n. 876 del 13 marzo 2022 intanto ha nominato il Commissario delegato per i minori non accompagnati: è il Prefetto Francesca Ferrandino, fino a dicembre prefetto di Bologna e attualmente Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno. La nomina è a Commissario delegato per il coordinamento delle misure e delle procedure finalizzate alle attività di assistenza nei confronti dei minori non accompagnati provenienti dall’Ucraina a seguito del conflitto in atto. Nel tavolo ad hoc che si è svolto ieri sera, cui partecipa anche il Terzo settore, l’atteggiamento condiviso è quello di restare saldamente ancorati agli strumenti di protezione dei minori esistenti, quelli che ai sensi dell’articolo 403 del Codice Civile permettono di collocare in luogo sicuro un minore solo: la legge 184, la legge 142 e la legge 147. Affido, accoglienza nel SAI minori, tutori volontari quindi. Fortissimi sono i timori – già sollevati dalla Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dall’AIMMF solo per citarne due – per una tratta di minori, cui ieri si è aggiunta una nota dell’ambasciata ucraina che ribadisce come gli affidamenti non vadano confusi con procedure preadottive. Il passato d'altronde ci ha insegnato che non si fanno adozioni nei paesi in guerra e non si adotta nelle emergenze umanitarie, per dei buonissimi motivi: lo spostamento di bambini e bambine non accompagnati durante queste emergenze è una delle azioni più critiche immaginabili (vedi i post di Il corpo estraneo ETS in merito).

La strada maestra resta quindi quella dell’affido con tutti i crismi. In caso di emergenza numerica, al momento, si propenderebbe per privilegiare l’opzione di aprire nuove strutture temporanee, dedicate ai minori (la norma prevede già che i prefetti possano farlo) o di aumentare la capacità di accoglienza delle comunità per minori con una deroga ai posti autorizzati: basta una ordinanza della protezione civile.

La sfida dell’accoglienza questa volta più che mai si giocherà nei territori, nei comuni: è lì che i cittadini e le organizzazioni di terzo settore sono chiamate a mettere a disposizione tutte le loro energie. Quale che sia il bisogno, che scopriremo davvero solo nei prossimi giorni.

Foto di Katie Godowski da Pexels

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