Welfare

Fossi figo

di Flaviano Zandonai

Questo post era lì, fermo da settimane. Ho deciso di riesumarlo dal limbo delle bozze dopo aver visto (e letto) il paginone che La Stampa ha dedicato a The Hub Milano. Questa uscita fa il paio con un’altra pagina di qualche mese fa apparsa su Il Sole 24 Ore, dedicata a Cgm e ad alcune importanti organizzazioni non profit. Il parallelismo del formato ha riportato a galla la battuta – bisbigliata – di un cooperatore sociale che suonava più o meno così: “questi di The Hub sono proprio dei fighetti; noi queste cose le facciamo già da tempo e nessuno ci considera”. La condizione dell’essere figo non assurge certo a categoria dello spirito, ma merita di essere approfondita perché i riferimenti si trovano non solo nello slang degli adolescenti (ormai da qualche decennio), ma anche nel gergo “socialese”.  Per non cadere nella trappola dello stereotipo – dove rischio di finire anche io – bisogna traguardare gli eccessi semplificatori e addentrarsi in quella che, a tutti gli effetti, è una rappresentazione dello status di imprenditore sociale. Un primo elemento che definisce questa particolare posizione sociale consiste nel coinvolgere diversi apporti e risorse in vista di obiettivi di interesse collettivo. A questo livello si mettono in gioco non solo capacità personali, ma anche elementi biografici – reti di appartenenza familiari, parentali, politico culturali – per semplificare processi di aggregazione e attivazione che in condizioni “normali” necessiterebbero di tempi lunghi affinché si possa depositare il necessario substrato reputazionale e fiduciario. Per di più – e la cosa non guasta – queste stesse appartenenze possono attutire (se non eliminare) i rischi che inevitalbimente si corrono nell’intraprendere in settori ad elevata incertezza e innovazione. Un secondo elemento dello status di imprenditore sociale, strettamente legato al precedente, è il possesso di strutture motivazionali complesse che sono difficili da remunerare solo per via monetaria. Prevalgono infatti motivazioni estrinseche legate, ad esempio, al fatto di generare benefici a favore di altri soggetti o contesti che si trovano in situazione di fragilità e degrado. Presi in forma pura questi fattori sembrerebbero delineare una posizione sociale elitaria. Una cosa per pochi eletti dotati di capacità, motivazioni e risorse fuori del comune che, non casualmente, sta alimentando una letteratura fatta di storie più o meno straordinarie. Ma quel che conta davvero è che i percorsi di acquisizione di questo status siano diversificati ed aperti. Anche per chi non è abbastanza figo perché gli mancano le risorse e pure per chi non lo è perché animato solo da mezze motivazioni.

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