«Cara piccola Sarah, occhi da cerbiatto…Noi che, senza conoscerti, ti abbiamo incontrato nei telegiornali e sui giornali, ti abbiamo mangiata proprio come l’umidità di quel pozzo, un pezzettino al giorno, piano piano, senza sprecare nemmeno una briciola della tua tragica favola». Così cominciava la lettera a Sarah Scazzi letta ieri sera al Tg5 delle 20 da Barbara Palombelli. La voce della giornalista sulle immagini sulle immagini viste e straviste. Un chiaro mea culpa, che il direttore del Tg5 Clemente Mimun (“impegnato” a vedere la Roma perdere in Coppa dei Campioni) non avrebbe gradito. Clemente Mimun che dopo l’edizione del Tg avrebbe avuto una discussione con la Palombelli che seduta stante avrebbe svuotato la propria scrivania e lasciato il Tg5. Oggi, tra i tanti campioni dell’informazione in cerca di solidarietà e firme casa per casa, è Barbara Palombelli la mia eroina, l’unica che in questo frangente ha avuto il coraggio di dire una verità lampante, palese agli occhi di tutti: i giornalisti sono delle merde!Questo il testo della lettera della Palombelli letta ieri sera:
Cara piccola Sarah, occhi da cerbiatto, cara piccola Bambi che ti sei consegnata ai tuoi cacciatori crudeli e senza cuore, dobbiamo tutti chiederti scusa, devi perdonarci.
Ti abbiamo usata, ci siamo buttati sulla tua scomparsa, abbiamo scavato nella tua vita, ti abbiamo sospettata di essere fuggita chissà dove, di essere una ragazzina forse un po’ leggera. Abbiamo letto il tuo diario segreto con sguardi non innocenti come invece era il tuo. Ci siamo permessi di frugare tra i tuoi amati peluches. Stavamo per condannarti per dei manifesti horror, gli stessi che sono su tutti i muri delle stanze delle nostre figlie.
Cara Sarah, con quell’acca in fondo al tuo nome che ti faceva sentire importante; la tua firma ripetuta nei profili di Facebook dove però andavi di nascosto, dalla biblioteca comunale. Ti eri inventata un’identità: Sarah Baffi, l’Ammazzavampiri. Ma non ce l’hai fatta contro di loro: loro, i vampiri, i tuoi parenti, non ce l’hanno fatta ad amarti. Eri e sei troppo diversa da loro, sembri scesa dal castello delle fate, bellissima principessa in un regno di orchi e di streghe.
Tu avevi solo quindici anni e la colpa di essere bionda, magra e carina come tutte le ragazzine vorrebbero essere e non ci riescono. Ti bastava poco per essere felice: un matrimonio, una gita a Roma, un buon gelato, un gioco, una foto da appendere alla parete. Tu, principessa che sei finita sfigurata e putrefatta dopo quaranta giorni in un pozzo, tanto che il professor Strada, che ti ha sezionato e analizzato, ti ha nascosto persino alla tua mamma, quella mamma impietrita, mamma Concetta che al tuo funerale guardava lontano.
Noi che, senza conoscerti, ti abbiamo incontrato nei telegiornali e sui giornali, ti abbiamo mangiata proprio come l’umidità di quel pozzo, un pezzettino al giorno, piano piano, senza sprecare nemmeno una briciola della tua tragica favola. Era troppo bella quella favola e la magia del tuo volto e del tuo sorriso è riuscita, come in un incantesimo, a far salire gli ascolti in tutte le trasmissioni.
Ora che stai uscendo di scena per lasciare spazio ai tuoi assassini e alla rivelazione del male, in cui hai vissuto forse senza saperlo oppure sì, ora che tutta l’Italia partecipa all’indagine nazionale su di te che non ci sei più, ora è proprio arrivato il momento di pregare, pregare per te e per noi, per il nostro lavoro, per voi che state vedendo queste immagini.
Non ti dimenticheremo. Sarah, perdonaci se puoi.
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