Famiglia
Forum sociale: il messaggio di Caritas
Si chiude domani a Nairobi il Forum sociale mondiale. Un primo bilancio dalla delegazione Caritas che ha animato ieri un dibattito su media e informazione
di Redazione
Il diritto ad un?informazione indipendente che squarci il velo su guerre dimenticate o semplificate. Un?informazione alternativa alle grandi agenzie di stampa gestite dalle ?multinazionali della comunicazione?.
Questo il messaggio che la Caritas lancia da Nairobi, in un confronto organizzato nell?ambito del Forum sociale mondiale. Un monito che acquista un peso particolare oggi, festa dei giornalisti, giorno in cui la chiesa ricorda San Francesco di Sales.
?Più il Paese coinvolto nella guerra è ricco, più c?è copertura mediatica, anche se quasi sempre orientata dai governi e priva di analisi? ha affermato Paolo Beccegato, responsabile dell?area internazionale di Caritas Italiana. Commentando i dati emersi dalla ricerca ?Guerre alle finestra?, realizzata con Famiglia Cristiana e Il Regno, Beccegato ha sottolineato che negli ultimi dieci anni nei vari conflitti i civili hanno pagato un prezzo in vite umane 9 volte superiore a quello dei militari ed ha ricordato che il 99% dell?informazione si è concentrata su Iraq, Medio Oriente e Afghanistan. Significative sono state poi le testimonianze da Sierra Leone, Repubblica democratica del Congo e Sudan, che hanno messo in luce il ruolo delle Chiese locali sia nella denuncia delle atrocità dei conflitti anche con mezzi di informazione alternativi, sia nella mediazione nei processi di pace e riconciliazione.
Questo confronto su guerre e ruolo dell?informazione ha visto dunque l?impegno diretto di Caritas Italiana che, in coordinamento con la Chiesa del Kenya, Caritas Internationalis e Caritas Europa ha seguito la preparazione del Forum, elaborando anche un documento (disponibile su www.caritasitaliana.it). Ulteriori ambiti in cui la delegazione Caritas ha potuto portare la sua esperienza concreta – grazie anche ai numerosi rappresentanti delle Caritas diocesane italiane – e si è posta in ascolto delle altre realtà sono stati: debito estero, Aids, periferie urbane, tratta, traffico d?armi.
Un bilancio dunque positivo per questo primo Forum sociale nel continente africano, dove al di là delle ideologie e dei radicalismi, gli oltre 50.000 partecipanti hanno cercato di far prevalere il dialogo e il confronto nell?ottica del bene comune e del servizio ai poveri. Anche simbolicamente le drammatiche realtà degli abitanti delle baraccopoli hanno assunto un ruolo da protagoniste, evidenziato nella marcia della pace di apertura a Kibera e nella Maratona di Korogocho in chiusura.
Tutti i Paesi dell?Africa – compreso il Saharawi (non ancora riconosciuto) e il Somaliland, la regione semi-autonoma della Somalia, hanno preso parte al Forum, che comunque ha registrato presenze da tutto il mondo, anche da Nepal, Venezuela, Australia, Giappone. L?Italia è stato tra i Paesi più rappresentati.
Folta anche la partecipazione ecclesiale, di organismi e congregazioni. La rete Caritas, con delegazioni internazionali e africane ? era presente con circa 500 persone. A Kangemi domenica scorsa, S.E. mons. Mario Paciello, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e membro di Presidenza di Caritas Italiana, celebrando la S. Messa alla presenza di circa 2.000 persone, ha detto: ?Non siamo vostri benefattori, ma abbiamo il dovere di imparare da voi e fare giustizia per voi?. Un impegno che dobbiamo fare nostro: salvaguardare dignità e diritti di ogni persona superando tutto ciò che ferisce, degrada e uccide l?uomo.
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