Cultura
Forum Ong: le difficoltà dei piccoli contadini europei
Le politiche agricole neoliberiste non danneggiano solo i contadini del sud del mondo ma hanno un impatto negativo anche sulle piccole aziende agricole europee.
Oggi al Forum delle ong si è parlato di Politica Agricola Comunitaria.
Christian Boisgoutier, rappresentante del Coordinamento dei contadini europei (Cpe), ha esposto il panorama della situazione.
Ovunque si osserva la tendenza alla concentrazione della proprietà terriera e della produzione nelle mani di poche grandi realtà del settore agroalimentare. Il “miracolo” dell’agricoltura europea è spesso una crescita che riguarda solo le grandi aziende, che rappresentano il 20% delle realtà produttive e incamerano l’80% dei sussidi europei .
Negli ultimi trent’anni in Belgio il 70% dei contadini ha deciso di lasciare i campi, analogamente a quanto accade in altri stati europei..
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, le produzioni che ancora riescono a sostenere il mercato sono quelle in cui si applica una regolamentazione dell’offerta , in particolare la produzione di latte. Ma sempre più si tende a estendere il libero mercato anche a questi prodotti.
Il futuro dei piccoli produttori europei non si presenta quindi roseo.
La CPE ha individuato 4 argomenti di pressione nei confronti dell’Unione Europea perché riformi la Pac in modo che :
Si correggano contraddizioni e disequilibri tra produzione ed importazione. Come la sovrapproduzione di cereali (che finisce poi in eccedenze a basso costo dirette verso l’export) e l’importazione massiccia di proteine vegetali destinate all’alimentazione animale (il 75% del fabbisogno dei mangimi viene importato, creando nei fatti dipendenza da produttori esteri soprattutto nordamericani e brasiliani). Meglio convertire parte della produzione di cereali in produzione di soia.
Si torni a prezzi redditizi e non più falsati da una politica che dal 1992 svincola i prezzi ai costi di produzione grazie a massicci contributi pubblici. Questo intervento che innalzerebbe i costi di produzione del 15% , comporterebbe aumenti non superiori del 2% nei panieri alimentari nazionali.
Si torni ad una sorta di “protezionismo positivo” dando la possibilità ai paesi (non solo europei) di intervenire alle frontiere nel momento in cui il mercato internazionale diventi dannoso per la sopravvivenza delle produzioni locali
Venga eliminata ogni forma di dumping negli accordi multilaterali; sia che si tratti di pratiche e politiche di dumping sia di tipo diretto (aiuto alle esportazioni) e indiretto (prezzi e reddito) ma anche il dumping sociale messo in atto dai paesi poveri a danno dei diritti dei lavoratori, e fruttando la manodopera infantile.
www.cpefarmers.org
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