Mondo

Forum e partiti… e politici

Il ruolo dei politici a Porto Alegre e a New York: alcuni sono criticati perché opportunisti e altri, ormai in pensione, si pentono o cambiano machera

di Ivan Guimaraes

PORTO ALEGRE – Fino a metà settimana si continuerà a parlare molto sui due famosi “Forum”, sia quello «Sociale» (a Porto Alegre) e sia quello «Economico» (a New York). Luoghi diversi, partecipanti diversi, scenografie diverse, risorse messe in campo diverse, eppure, il tema è lo stesso, con una differenza importante. Negli Stati Uniti si parla sul come adeguare la globalizzazione alle nuove sfide di “leadership” in una società rivelatasi terribilmente “fragile” dopo l’11 settembre. In Brasile si parla, invece, del “rovescio della globalizzazione” e quindi, delle cose da fare subito per contrastarla con alternative fattibili ed efficienti. Le edizioni 2002 dei Forum hanno evidenziato un aspetto singolare che si presenta come un «qualcosa» di parallelo o simmetrico. Ci riferiamo ai politici. Si sa che alcuni di loro, a Porto Alegre, sono stati contestati da un centinaio di partecipanti, soprattutto italiani e spagnoli. Al primo incontro del Forum di Porto Alegre, l’anno scorso, i politici progressisti si sono sottratti con ogni tipo di giustificazione. Non si fidavano. Molti di loro, sia in America Latina sia in Europa, erano membri di governi in carica e, dunque, temevano di essere annoverati tra gli “anti-global”. A Porto Alegre, insomma, non c’era nessuno. Quest’anno, invece, l’elenco di politici che volevano partecipare, era talmente lungo che gli organizzatori sono stati costretti ad imporre alcune limitazioni. Certamente saranno stati benvenuti, ma sarebbe lungimirante che nessuno tentasse di trarre profitto personale (o per il proprio partito) di una realtà che, in buona misura, è nata senza di loro e a volte contro di loro. A New York, presso il Forum Economico, le cose sono un po’ diverse, ma non completamente. Qui, in questi anni, abbiamo osservato un curioso fenomeno di metamorfosi. Molti politici che partecipano perché governanti, o in ogni caso, al potere, sviluppano discorsi tecnocratici, alieni di qualsiasi preoccupazione sociale. Fanno a gara per dimostrare chi è più fedele al Fondo Monetario o all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Poi, quando ritornano, non più governanti, bensì illustri e milionari pensionati della politica, scoprono la fame nel mondo, la miseria di miliardi di esseri umani, le guerre per procura, il debito estero che uccide milioni di poveri, l’emergenza climatica, e tante altre cose che prima ignoravano. Meglio tardi che mai.


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