Un convegno per rilanciare l’organismo organizzato da Auser, Cnca, MoVi. Babolin: «Non è in discussione la leadership, ma il rapporto con la politica» Dove sta andando il Forum del terzo settore? Che peso ha oggi in Italia? E che tipo di ascolto riceve dagli interlocutori politici e istituzionali? È per rispondere a queste domande che tre organizzazioni storiche come Auser, Cnca e MoVi hanno organizzato, al Centro Congresi Cavour di Roma il 1° ottobre, un seminario nazionale sul tema «Per un Forum del terzo settore più autorevole, incisivo, rappresentativo». Un dibattito “aperto”, per discutere e ripensare insieme il ruolo e il futuro dell’organizzazione grazie agli interventi di esperti (come i sociologi Giuseppe Cotturri e Giovanni Moro, presidente di Fondaca, il docente di diritto amministrativo Gregorio Arena e il parlamentare Pd, Mimmo Lucà) e che registra un fronte largo di interesse e partecipazione. «Una sorpresa positiva», conferma Michele Mangano di Auser, «è che quasi tutte le associazioni nazionali hanno assicurato di intervenire ai lavori: dall’Arci a Legambiente, dall’Anffas alla Uisp, dall’Anpas a Legacoopsociali. L’incontro è aperto ai presidenti nazionali delle associazioni di volontariato, di promozione sociale, della cooperazione e ai rappresentanti del mondo del non profit.
«Non vogliamo parlare di leadership e di questioni organizzative interne, ma ragionare sulla mission, sui valori di riferimento, sugli obiettivi del Forum», avverte uno dei promotori del seminario, Lucio Babolin, presidente di Cnca. E continua convinto: «Non si può continuare così, a portare acqua ad una posizione della politica che oggi chiede al terzo settore da una parte di accettare una filosofia di progressivo disimpegno pubblico sui temi del welfare, e dall’altra punta a una cultura “subalterna” che pensa al terzo settore più sul versante caritatevole, assistenziale che non sul piano di una promozione di una società più equa e più giusta».
Una posizione condivisa anche il presidente del Mo.Vi (il movimento dei volontari italiani che raccoglie un migliaio di associazioni in 16 regioni), Franco Bagnarol: «È evidente la fatica che tutti noi facciamo a vivere in questo tipo di contesto politico, dove partecipazione e protagonismo sono assolutamente ai minimi storici».
Secondo il presidente Auser, «il problema sta nell’incapacità di questo corpo intermedio importante della società italiana di riuscire a trovare un’interlocuzione credibile e concreta». E si chiede: «Questo da cosa dipende? Da un non riconoscimento del ruolo e delle funzioni dei corpi intermedi che questo governo adotta? Oppure dall’incapacità di assumere una soggettività politica autonoma del Forum rispetto alle questioni che sono in campo?». Tutti concordano nel sottolineare che non è in discussione la validità del Forum ma solo la necessità di compiere “un salto di qualità” per ritrovare, sostiene Bagnarol, «un moto di forza che ci porti a rimettere in piedi un volontariato schiacciato da questo tipo di politica, da questo modo di fare le cose, in cui non c’è respiro. La sfida è difficile ma passa dalla capacità di innervare di nuovi contenuti parole vecchissime come solidarietà e sussidiarietà. La partecipazione di tutti dal basso è una marcia difficilissima ma indispensabile se vogliamo cambiare il nostro modo di essere».
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