Welfare
Fornitura di energia per le Rsa, ora anche le gare vanno deserte
Decima e ultima puntata del viaggio di Vita nelle residenze per anziani alle prese con il caro-bollette. Sacra Famiglia, 23 strutture e 10mila persone assistite ogni anno, nel 2022 prevede di spendere più di 7,1 milioni di euro per riscaldamento ed elettricità, contro i 4,3 milioni del 2021. Non solo, la nuova gara per trovare un fornitore è andata deserta. «Pensiamo a un gruppo di acquisto, ma serve un intervento strutturale dalle istituzioni: sta entrando in crisi un servizio essenziale per la popolazione», dice il direttore tecnico Marco Scuri
L’ultima gara di Fondazione Sacra Famiglia per la fornitura di luce e gas è andata deserta. Nessuno si è proposto come fornitore: «E non certo perché siamo dei cattivi pagatori» dice l’ingegner Marco Scuri, Direttore Tecnico della storica Fondazione che ha 23 sedi in Lombardia, Piemonte e Liguria e si prende cura ogni anno di 10mila persone tra anziani e disabili. Il consumo annuo di energia si attesta attorno ai 37mila Megawattora (MWh), di cui il 73% per energia termica e il 27% per energia elettrica. «Assumendo che il nostro profilo di consumi rimanga lo stesso del 2021, nel 2022 abbiamo stimato un aumento del 65% del costo di luce e gas, che significa passare da circa 4,3 milioni di euro a più di 7,1 milioni di euro: sono 2,8 milioni di euro in più rispetto a quanto avevamo messo a budget», spiega Scuri. Un incremento su cui pesa soprattutto l’aumento del costo per l’approvvigionamento del gas metano, +116%. Il costo dell’energia elettrica invece è più contenuto: si “ferma” – si fa per dire – a +46%. «Significa che il costo delle utenze si avvicina all’8% del totale del fatturato, che per Sacra Famiglia è intorno ai 90 milioni di euro»: una situazione insostenibile.
Cominciamo dall’inizio: quali sono i dati principali del capitolo “energia” in un ente grande come Sacra Famiglia?
Tutta Europa sta parlando dei rincari del gas metano e anche per noi gli effetti sono drammatici: l’energia termica costituisce in questo momento la parte più consistente del nostro utilizzo di energia in termini di Megawattora utilizzati, mentre una parte minore serve per l’energia elettrica e per la climatizzazione. Fatto 100 il consumo in Megawattora del 2021, il 27% è per energia elettrica e il 73% è per energia termica. Di quest’ultima l’83% è prodotta da combustione di gas metano, e solo alcune delle sedi utilizzano fonti di alimentazione differenti, il GPL (15%) e il gasolio (2%). L’impiego preponderante del metano come combustibile è stato il frutto di una scelta che, negli anni passati, associava ai vantaggi economici rispetto all’impiego di combustibili derivati dal petrolio la volontà di usare una fonte di energia più “pulita” ed ecologicamente sostenibile. Questa condizione, però, oggi ci ha molto penalizzati poiché siamo stati investiti in pieno dall’aumento esponenziale del prezzo del gas metano. I nostri consumi infatti non sono cambiati negli ultimi anni: nel 2021 abbiamo fatto degli investimenti per climatizzare alcune aree ma anche per ridurre i consumi rendendo più efficienti gli impianti tanto che, un anno “sfortunato” dal punto di vista climatico come il 2022, che ha visto un inverno molto lungo che si è esteso fino a metà maggio seguito da un’estate caldissima, non ha, di fatto, spostato di molto i consumi della Fondazione. In linea generale, il volume di energia che prevediamo di utilizzare quest’anno è poco superiore a quello del 2021, mantenendosi attorno ai 37mila Megawattora. Quello che è cambiato tantissimo è il costo delle materie prime, già nei mesi finali del 2021, in verità, prima della guerra. Inizialmente si pensava fosse un effetto della ripartenza e dell’aumento della domanda, si immaginava un rimbalzo: invece l’aumento dei costi è diventato strutturale e, concretamente, nelle bollette di Sacra Famiglia significa un +116% per il riscaldamento e +46% per la componente luce.
La sede di Cesano Boscone, alle porte di Milano, che da sola ha circa 900 posti letto, ha un’altra particolarità: ha un impianto di cogenerazione. Che cosa comporta questa particolarità?
Quella di Cesano Boscone è la sede più grande e con il profilo di consumo più elevato, da sola incide per più del 50% sui consumi dell’energia termica di Sacra Famiglia. In questa sede c’è un impianto di cogenerazione costituito da un motore che produce energia elettrica, il cui calore viene recuperato per il riscaldamento e per l’acqua calda. È un sistema che permette di produrre energia elettrica a costo più basso e nello stesso tempo sfrutta l’energia termica dissipata, che normalmente andrebbe dispersa, per riscaldare gli ambienti. Si tratta tuttavia di un impianto di notevole complessità a livello di conduzione e di manutenzione. Per questo abbiamo scelto di affidare ad una società specializzata la gestione della nostra centrale di produzione di energia termica ed elettrica con un contratto di“servizio energia”: il contratto prevede una tariffa per l’energia, elettrica e termica, al Megawattora lasciando al fornitore l’approvvigionamento delle materie prime dalla rete nonché la gestione e manutenzione degli impianti di trasformazione. Questa soluzione è normalmente vantaggiosa. In un momento come questo invece non lo è più perché le tariffe dell’energia concordate con il fornitore sono proporzionali al prezzo della materia prima sul mercato e non c’è la possibilità di prevedere un prezzo fisso o di ammortizzare gli aumenti di prezzo di gas ed energia elettrica: per farla breve, abbiamo assorbito tutta la volatilità del prezzo. Peraltro il fornitore si trova a sua volta in grande difficoltà e ci ha comunicato in questi giorni la volontà di recesso dal contratto.
Perché il fornitore non vuole più darvi gas?
Questo genere di contratto prevedeva un ciclo finanziario tra acquisto e vendita dell’energia che, in questo momento, non è più sostenibile dal fornitore. Il fornitore acquista la materia prima, la trasforma, la fornisce e successivamente la fattura. In pratica sta anticipando cassa. Esposizioni finanziarie che fino allo scorso anno erano relativamente contenute ora sono diventate elevatissime e non più sostenibili. Da qui la volontà di recesso. Stiamo negoziando. Anche per le altre sedi, quindi per l’altro 50% circa dei consumi per il riscaldamento, i contratti sono scaduti il 30 settembre e per ora nessuno ci ha voluto proporre un contratto, e la gara per la fornitura è andata deserta.
I contratti sono scaduti il 30 settembre e per ora nessuno ci ha voluto proporre un contratto, la gara per la fornitura è andata deserta. Un’ipotesi è quella di partecipare a un gruppo di acquisto o di consorziandosi con altri soggetti per capire se con volumi di acquisto ancora più importanti è possibile avere il gas metano a prezzi più vantaggiosi. Ci sono fornitori che chiedono di essere pagati in anticipo sui consumi oppure che chiedono delle fideiussioni per avere la certezza del pagamento e così ridurre la loro esposizione, ma una struttura non profit come la nostra non ha utili a cui attingere
Marco Scuri, Direttore Tecnico di Fondazione Sacra Famiglia
Quindi in questo momento chi vi fornisce il gas?
Al momento siamo sul mercato di ultima istanza, in quanto si tratta di utenze non interrompibili, ma su questo mercato di tutela i prezzi sono più elevati.
E come vi state attrezzando?
Un’ipotesi è quella di partecipare a un gruppo di acquisto o di consorziandosi con altri soggetti per capire se con volumi di acquisto ancora più importanti è possibile avere il gas metano a prezzi più vantaggiosi. Ci sono fornitori che chiedono di essere pagati in anticipo sui consumi oppure che chiedono delle fideiussioni per avere la certezza del pagamento e così ridurre la loro esposizione. Tuttavia, una struttura non profit come la nostra è sempre in difficoltà con la cassa, non abbiamo utili da cui attingere perché non siamo una struttura marginante: per noi è difficile dare denaro a garanzia.
A fronte di questa situazione, quali contromisure state prendendo per esempio sui consumi?
Nel breve periodo, stiamo agendo cercando di richiamare l’attenzione di tutti al contenimento dei consumi, per eliminare le cattive abitudini come per esempio tenere le valvole termostatiche dei termosifoni sempre aperte al massimo anche quando non è necessario. Dove è possibile, aderiremo alle direttive ministeriali per la riduzione di un’ora al giorno del riscaldamento e la riduzione di un grado della temperatura negli ambienti: ma certamente questa azione non riguarderà i reparti in cui vivono gli ospiti che sono persone fragili, spesso con difficoltà motorie, ai quali vanno garantiti ambienti caldi e confortevoli. Per ridurre i consumi, cercheremo di completare la conversione dell’illuminazione da sistemi tradizionali a sistemi a Led: se prima procedevamo più lentamente perché il ritorno dell’investimento era di 5 anni, adesso, con il costo attuale dell’energia elettrica il pay-back è di circa un anno e mezzo. Sul medio/lungo periodo sono in atto interventi di efficientamento energetico che riguardano alcune centrali termiche con installazione di pompe di calore e di sistemi di controllo più sofisticati che stiamo accelerando. Sono tutte misure necessarie, ma mi preme dire che questo mondo ha assoluta necessità di un intervento strutturale: si potranno ottenere dei contenimenti dei consumi e, con la creazione di gruppi di acquisto, forse spunteremo qualche riduzione di spesa. Tuttavia ho l’impressione che difficilmente torneremo ai prezzi dell’energia dei primi mesi del 2021 e le nostre azioni rischiano di non risolvere il problema. Il punto è che le difficoltà economiche del settore non profit che si occupa di assistere persone con disabilità gravi e gravissime sono un problema sociale, non della singola struttura, dal momento che sta entrando in crisi un servizio essenziale per la popolazione. Chi sminuisce il problema non ha compreso nel dettaglio quanto la gestione della pandemia prima e l’esplosione del prezzo dell’energia adesso abbiano colpito duramente la sostenibilità della nostra attività, che ha una funzione sociale, al momento, irrinunciabile. Nello specifico del caro energia, servono subito aiuti da parte delle istituzioni che possano permettere di superare la difficoltà contingente e, nel lungo periodo, supportino gli investimenti per l’ottimizzazione e la razionalizzazione dei consumi.
Resta l’aumento delle rette: ci state pensando?
Il mio lavoro è portare dati sull’impatto che l’incremento dei costi energetici determina sul costo del servizio. La discussione relativa ad un eventuale adeguamento delle rette non è meramente tecnica, in particolare per una onlus come la nostra: è una discussione che ha una dimensione etica e sociale, prima che tecnica ed economica.
La nostra inchiesta sull'impatto del caro-energia sulle RSA ha toccato:
- Emilia Romagna: Bollette più che triplicate nelle residenze per anziani, ma tutti tacciono
- Sardegna: Comunità per anziani al bivio: aumentare le rette o chiudere
- Veneto: Nelle residenze per anziani non aumentano solo le bollette
- Toscana: Rsa:cresce la bolletta, cala la qualità della cura
- Piemonte: Alzare le rette? Significa scaricare la gestione dell'anziano sulle famiglie
- Lombardia: Fondazione Don Gnocchi: «Costretti ad alzare le rette, scelta inevitabile»
- Piemonte: Neppure investire nel green basta a tagliare le bollette
- Puglia: Ogni giorno 11 euro di perdita ad anziano: il rischio è chiudere
- Lombardia: Residenzialità per anziani: servizio pubblico, costi privati
Le foto, scattate al CDI Villa Sormani di Fondazione Sacra Famiglia, sono di Stefano Pedrelli
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