Formazione

Formigoni, regioni protagoniste delle relazioni internazionali

"La Lombardia ha riconosciuto le ong e la società civile come i primi attori della cooperazione"

di Redazione

Nell’epoca moderna della globalizzazione occorrono nuove forme di relazioni internazionali: le vecchie, centraliste e basate sulla dottrina classica, non corrispondono piu’ alla realta’. Occorre un sistema di relazioni internazionali “a rete” in cui siano riconosciuti come co-protagonisti, oltre agli Stati, i mondi della cultura, dell’economia, della cooperazione e le diverse realta’ istituzionali sub-nazionali, in particolare le Regioni. Sono concetti chiave dell’intervento presentato dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, al convegno “Le relazioni internazionali delle Regioni europee” organizzato da Ispi e Regione Lombardia a Palazzo Clerici. Formigoni riflette a partire dall’esperienza lombarda “che ha dato il via a una sorta di diplomacy in work”, un complesso di iniziative ben raccordate “con cio’ che caratterizza nel profondo la realta’ lombarda”, una “diplomazia diffusa” che rappresenta un fondamentale “contributo per la competitivita’ del nostro Paese” e anche un contributo alla politica estera nazionale. Il fatto e’ che oggi “prima che attraverso lo Stato e le Istituzioni, le relazioni internazionali passano attraverso la societa’ e l’economia” ed e’ proprio per questo che “Regione Lombardia ha assunto come cuore della propria azione il servizio alla societa’, all’economia e alla cultura”, accompagnandole nelle sfide internazionali. Formigoni propone dunque di fare sistema, di sviluppare “una leale e adeguata collaborazione tra i diversi livelli istituzionali”. E cita come assai positiva la collaborazione tra Regione Lombardia e Ministero per il Commercio estero, con due i accordi di programma valsi dal 1999 a oggi 13 milioni per 200 progetti. “E’ da rifiutare – scandisce il presidente lombardo – ogni logica centralistica: e’ invece tempo che abbiamo piena fioritura i germi innovativi introdotti nella Costituzione italiana e in quella europea”.

Regione Lombardia ha interpretato questo settore riconoscendo le Ong e i soggetti della societa’ civile come i primi attori della cooperazione e incoraggiando il coinvolgimento del mondo imprenditoriale. “La cooperazione allo sviluppo non puo’ piu’ essere infatti concepita come una forma di elemosina. Si tratta invece di sostenere i Paesi che patiscono squilibri investendo innanzitutto sul miglioramento del capitale umano e delle strutture istituzionali e sociali”. Per Regione Lombardia cio’ si e’ concretizzato, ad esempio, nel trasferimento di know-how per la riforma amministrativa realizzate in Peru’, nei programmi di cooperazione sanitaria sviluppati in Brasile, nei progetti di cooperazione economica in Africa, nella modalita’ di aiuto di emergenza alle zone colpite dallo tsunami. Per Formigoni occorre una legislazione nuova. La Lombardia lo ha fatto con una propria legge regionale sulla cooperazione fondata sul principio di sussidiarieta’, con almeno tre quarti della spesa destinati ai progetti delle Ong. E sul piano nazionale? “Contrariamente a quanto avvenuto finora, – chiede Formigoni – deve emergere un disegno di legge nazionale capace di riconoscere il ruolo centrale dei soggetti sociali, delle associazioni, delle Ong nel settore della cooperazione. La costituenda Agenzia per la cooperazione allo sviluppo e la solidarieta’ internazionale, per come e’ stata pensata, diventerebbe di fatto l’unico vero attore pubblico in materia, in grado di raccogliere e gestire le risorse di tutti, invece di essere strumento per rendere efficiente un sistema pressoche’ paralizzato da tempi biblici di istruttoria e dal mai chiarito rapporto tra diversi Ministeri e competenze”.


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