Famiglia

Formazione:Confindustria, investire sui distretti

A Vicenza è stato presentato il rapporto Education 2000-2004 alla presenza del ministro del Welfare Roberto Maroni

di Carmen Morrone

”Investire di piu’ sui distretti formativi, avviare una profonda trasformazione del sistema di formazione professionale e realizzare finalmente, attraverso i fondi interprofessionali, un sistema di formazione continua che abbia al centro la domanda delle imprese”. E’ quanto prevede, secondo Silvio Fortuna, il rapporto sull’Education 2000-2004 di Confindustria, presentato al convegno di Vicenza, presente, fra gli altri, il ministro del Welfare, Roberto Maroni. ”Il nostro rapporto evidenzia l’esigenza di un piu’ forte raccordo tra universita’ ed impresa – ha sottolineato Fortuna – e tra scuola e formazione professionale, tra Stato, regioni ed autonomie”. E’ ancora forte, come e’ stato rilevato al convegno, tra l’Italia e gli altri paesi dell’Unione europea, in campo formativo, solo il 43% della popolazione adulta italiana ha un diploma di scuola superiore, contro il 64% della Francia e l’83% della Germania. ”Ci sono tre numeri – ha aggiunto Fortuna – che non possono far dormire sonni tranquilli a tutti coloro che credono nello sviluppo culturale di un Paese come saldo ancoraggio della democrazia: sono 30 su 100 i giovani italiani che escono dalla scuola senza un diploma, sono 89 su 100 i giovani diplomati che dichiarano che la scuola non li ha orientati per la loro scelta universitaria e professionale, sono 58 su 100 i giovani italiani che escono dall’universita’ senza aver conseguito una laurea”. I test internazionale di valutazione degli apprendimenti, inoltre, assegnano all’Italia – come ha ricordato Fortuna – una posizione attorno al 25 posto sui 32 paesi dell’Ocse. Infine il tasso di mobilita’ sociale (cioe’ la possibilita’ di mutare la propria condizione di origine) negli Stati Uniti e’ del 20%, in Italia solo del 6%. ”Occorre assolutamente cambiare registro – ha affermato Fortuna – bisogna abbandonare la logica dell’unifermita’ e scegliere quella della differenziazione. Bisogna abbandonare una scuola che si limita a dispensare titoli di studio e sviluppare un sistema di certificazione delle competenze. Bisogna anche abbandonare l’idea che la formazione finisca con il diploma o con la laurea e abbracciare l’idea dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita”. Secondo l’esponente di Confindustria, la riforma Moratti, seguendo gli indirizzi europe, ”giustamente porta la formazione professionale in serie A e istituisce un sistema di istruzione e formazione professionale di cui le nostre imprese hanno assoluto bisogno per il loro funzionamento competitivo”


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