Cultura

Formazione: Unieda, serve una legge sulla formazione permanente

Dai dati Istat risulata che senza le Università popolari e il privato sociale l’Italia sarebbe all’ultimo posto in Europa per numero di partecipanti alla formazione

di Redazione

L?Istat, attraverso il rapporto “100 Statistiche per il Paese” presentato oggi ha reso noti i dati relativi alla spesa per istruzione e formazione. Dati in linea con il precedente rapporto “Partecipazione degli adulti ad attività formative” (gennaio 2008).

?Un vero disastro formativo nazionale? commenta Francesco Florenzano, presidente dell?Unieda (Unione Italiana di educazione degli adulti) che prosegue ?I due rapporti evidenziano quanto a noi era noto da tempo: il sistema formativo pubblico vede un calo di partecipazione e il nostro Paese ha perso credibilità?.
?Non dobbiamo meravigliarci ? aggiunge Florenzano – se i dati Istat ci svelano uno scenario così deludente: è il risultato di anni di non decisioni e negligenze nei confronti di tutto il settore della formazione?

Secondo l?Istat solo il 41,7% delle persone oltre i 18 anni ha partecipato ad attività di formazione, e dato sorprendente, il 51% di questi lo ha fatto solo con l?autoformazione (ovvero senza accedere a regolari percorsi di studio), ponendosi al di fuori delle offerte formative presenti nel territorio. Il motivo principale per viene seguito un corso è in larga parte quello personale (il 55,7%) mentre solo la minoranza lo ha fatto per il lavoro (39,8%).L?altro dato interessante è l?omogeneità della partecipazione: dal 48,8% dell?area Nord-orientale al 54,1 dell?Italia meridionale. In tema di formazione l?Italia è molto più unità!
Le Università popolari, i privati cittadini e gli altri istituti privati (che solo secondariamente fanno formazione permanente) raccolgono insieme il 21,3% dei partecipanti.
?Sono persone che pagano di tasca propria la formazione, al pari di tutti coloro che scelgono l?autoformazione? sottolinea Florenzano che prosegue ?Lo Stato ha ormai delegato ai cittadini l?onere di servizi essenziali nell?ambito della formazione e si può permettere di spendere somme al di sotto degli standard europei (siamo al 20° posto sui 27 dell?Unione).

Molti di questi servizi sono erogati dalle Università popolari, presenti sotto varia forma in tutte le città italiane, alle cui attività partecipano tutte le generazioni e categorie sociali.
Le Università popolari dell?Unieda svolgono da tempo un ruolo di vera e propria supplenza alla mancanza di iniziative concrete per contrastare la dispersione scolastica e l?insuccesso formativo, avvicinando alcune centinaia di migliaia di persone in tutt?Italia. La sola Upter di Roma conta oltre 24.000 iscritti ai corsi e 10.000 partecipanti ad attività collaterali.

?Urge una legge nazionale ? conclude Florenzano – sulla formazione permanente che sostenga sia i cittadini (ad esempio permettendo la detrazione fiscale della spesa) sia gli Organismi (con contributi mirati alla loro funzione e produttività)?.

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