Cultura

Formazione, la vera débacle italiana

di Giuseppe Frangi

Uno dei giornali che usa con maggiore efficacia le infografiche è il vecchio Le Monde. Sul numero del 9 luglio ne ho trovata una molto interessante: una cartina d’Europa che “raccontava” il livello di formazione dei giovani 30/34 anni nei vari paesi. Dove il blu era intenso significava che il tasso di diplomati satva sopra il 50%. Il degradare del blu verso l’azzurro significavano percentuali via via più basse: l?italia purtroopo è di un azzurro chiaro chiaro come Portogallo, Romania, Repubblica Ceka e Slovacchia. Siamo sotto la media europea (34,6%) e sorpassati da paesi che sulla formazione hanno puntato come strumento strategico per il loro sviluppo: la Polonia che ha avuto una progressione della percentuale di diplomati del 24,4 % dal 2000 al 2011. La statistica è su base dati Eurostat.

Forse invece che gridare ai tassi disoccupazione giovanile in attesa di qualcuno con la bacchetta magica che crei milioni di improbabili posti di lavoro, sarebbe meglio guardare a questo dato: il futuro dei nostri giovani si gioca sulla pessima qualità della formazione che il nostro sistema grantisce loro; fattore che li mette fuori gioco in un mercato globale dove i loro coetanei si trovano dotati di strumenti in grado di competere e di vincere.

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