Non profit
Formare cuochi e sarte: Haiti rinasce (anche) così
Maria Vittoria Rava Fondazione Francesca Rava
di Redazione

Il 2010 era il decimo anniversario della Fondazione Francesca Rava, nata l’anno della scomparsa di mia sorella. Ma, più che dedicarci alle celebrazioni, abbiamo dedicato tempo a lavorare come non mai sui vari fronti aperti», sintetizza Maria Vittoria Rava.
Il fronte più impegnativo, Haiti…
Naturalmente. Siamo presenti ad Haiti da dieci anni, e ci siamo ovviamente messi subito a disposizione a fianco delle istituzioni italiane e dei volontari. Un impegno centuplicato dal fatto che siamo andati tutti in prima linea – io e tutte le persone dell’ufficio ci siamo recati ad Haiti – e dal fatto che poi abbiamo trasformato la nostra sede via via in un’agenzia viaggi, in una banca, in un centralino per rispondere ai medici volontari in partenza, in spedizionieri per i container con le donazioni.
Vi sarà rimasto poco tempo…
Paradossalmente poco o nulla dedicato alla raccolta fondi. Abbiamo abbandonato le pianificazioni, sopraffatti dall’emergenza. Le risorse sono venute da sole: i nostri donatori, che voglio ringraziare, già il 12 gennaio, il giorno dopo il sisma, hanno chiamato per dire: «Cosa possiamo fare per voi»? È stato un anno pesante e tragico, ma molto bello per la solidarietà vera delle persone e delle aziende amiche.
Come si è concretizzata quest’ultima?
Ci hanno telefonato e non avevamo ancora chiaro che progetti avremmo messo in piedi. Abbiamo risposto: «Venite ad aiutarci». Così hanno distaccato del personale presso di noi. Noi abbiamo aperto le porte della fondazione e i dipendenti distaccati dalle aziende amiche sono venuti a lavorare qui. La serietà e la trasparenza che abbiamo sempre dimostrato ci ha consentito di creare relazioni durature.
E per il 2011?
In America Latina siamo attivi in 9 Paesi assieme a N.P.H. – Nuestros Pequeños Hermanos. Certo, continueremo a lavorare ad Haiti. Oltre a progetti come l’orfanotrofio e la Casa dei piccoli angeli, ci concentreremo su Francisville, la città dei mestieri. Il nostro tema sono l’educazione e la formazione: non siamo stati sull’isola solo durante il terremoto, Nph è presente lì da 20 anni. È un centro di formazione professionale con unità produttive che danno lavoro vero e formazione ai ragazzi che escono dall’orfanotrofio. La fabbrica di pasta e la sartoria hanno raggiunto una loro sostenibilità economica. Nel 2011 apriremo le cucine industriali, dove i ragazzi ex di strada imparano a cucinare. E una scuola alberghiera. E poi c’è l’impegno nella formazione a distanza.
Di che cosa si tratta?
La faremo tramite internet, con un centro il cui progetto ci è appena stato regalato da un gruppo di ingegneri volontari. Infine, siamo sempre impegnati nell’emergenza colera. Un fronte sul quale stiamo verificando la disponibilità dei medici che erano già andati ad Haiti subito dopo il terremoto. Ci hanno chiesto di tornare per far fronte al colera. Questa è solidarietà non “one shot”, possibile grazie al fatto che l’esperienza fatta ha avuto un peso specifico vero. [M.R.]
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.