Cultura

“Forconi creativi” contro l’andazzo dell’arte contemporanea

Stasera alla Galleria Deodato presentazione del Movimento Trampled Art: una batteria di ingegni creativi per opporsi al malcostume diffuso nelle gallerie italiane

di Redazione

Su la testa. È il titolo di un vecchio programma di Paolo Rossi, ma è anche il motto del Movimento Trampled Art, fondato dal pittore astrattista Alessandro Giorgetti con uno scopo precipuo: dire basta, una volta per tutte, al malaffare che gira attorno all’arte contemporanea. Galleristi che chiedono cifre spropositate agli artisti; critici che, in presenza di un’offerta economica cospicua, sono capaci di presentare come il nuovo Botticelli il ritrattista più scadente; i visitatori delle mostre, inermi di fronte a certe dinamiche poco trasparenti: questo è un po’ il quadro generale.
Bisognava fare qualcosa per smuovere un attimino le acque. Giorgetti per primo ha avuto l’idea, ma è lui stesso ad ammettere che, in questi frangenti così complicati per tutti, l’intuizione poteva provenire da chiunque altro. Però nell’arte come nella vita è questione di tempismo: è stato più rapido degli altri, e nell’era del web 2.0 questa è una dote molto importante.
Ciò che non aveva previsto è l’enorme seguito che questa sua iniziativa sta raccogliendo: parliamo di centinaia di artisti che hanno risposto prontamente al suo appello. Certamente Giorgetti è una persona che negli anni –prima nel mondo della musica, poi delle arti figurative– si è costruito un robusto consenso attorno a sé. Ma non è solo quello. Sono forse i giornalisti -categoria verso cui, giustamente, nutre un minimo di diffidenza- che, inventandosi la definizione “forconi dell’arte”, hanno suscitato molta curiosità tra la gente. Non tutti i mali giornalistici, insomma, vengono per nuocere.
Stasera la presentazione ufficiale del Movimento, a Milano alla Galleria Deodato. Avvertenza per i più seriosi: sarà un po’ un happening, lontano anni luce dalla classica conferenza di routine. Chi c’è c’è. Chi non c’è, peccato: varrebbe la pena di presenziare a questo battesimo. 
 
Come è nato il tutto? 
«Ho capito che era arrivato il momento storico per creare una situazione contestatrice. Mi son preso un mese di tempo per scrivere un Manifesto che toccasse tutti i punti nevralgici e alla fine, vista la risposta, abbiamo dato vita al Movimento Trampled Art, che ha ricevuto un consenso al di sopra di ogni aspettativa. Le adesioni stanno crescendo giorno dopo giorno». 
 
All’inizio forse la cosa è nata come provocazione futurista…
«Esatto. Poi siamo diventati un Movimento quasi per caso, senza averlo messo in conto preventivamente». 
 
Vi riconoscete nella definizione “Forconi dell’arte”?
«Questa è una definizione giornalistica, quindi per sua natura semplificatrice. Comunque ci ha portato fortuna, perché ha incuriosito molte persone. Io ho chiesto agli artisti che mi hanno contattato di realizzare un’opera che rappresentasse l’arte calpestata. Si sono messe in gioco anche persone famose come Ciro Palumbo, Teorema Fornasari, lo scultore Giovanni Puntrello». 
 
Come è avvenuta la selezione degli artisti?
«Ho tenuto conto dell’approccio che gli artisti hanno nei confronti dell’arte: per prima cosa, pretendo che siano professionali, non voglio lavorare coi pittori della domenica. Sono sicuro che il Movimento servirà da deterrente contro i malintenzionati dell’arte contemporanea».
 
Chi sono questi malintenzionati?
«Prima di tutto i galleristi che chiedono delle cifre esorbitanti agli artisti, per delle selezioni che poi si rivelano fittizie. Quindi stiamo parlando di vere e proprie truffe. Poi siamo contro la figura del critico “prezzolato”:  in passato scovava l’artista autonomamente,  ora in genere si muove solo se gli metti sul piatto 10.000 euro. Bisogna dire però che ci sono dei critici giovani, onesti, interessati solo alla promozione della buona arte. Una di queste è Mattea Micello: ha la vocazione della talent scout, davvero una rarità di questi tempi». 
 
Stasera cosa accadrà alla Galleria Deodato?
«Intanto una chicca en plein air: Teorema Fornasari porterà in giro per Milano uno strascico di 30 metri con su scritto “Trampled art”. I visitatori della Galleria non troveranno le opere d’arte, bensì  muri bianchi. Sul palchetto dove parleremo ci saranno tre cassonetti della spazzatura e le opere degli artisti saranno dentro i sacchi neri. A metà serata ciascuno di loro prenderà  il proprio lavoro e lo posizionerà dove  stabilito. Per terra ci sarà un tappeto di carta dove il bravissimo Salvatore Palazzolo ha fatto delle belle riproduzioni di opere d’arte classiche: automaticamente, per forza di cose, verranno calpestate dai presenti. È un gesto simbolico molto forte.  Come Movimento ci vedremo per la prima volta tutti insieme, quindi sarà un incontro per conoscerci.  Ho voluto inserire nel gruppo anche Sabrina Romanò, che si occupa di bricolage. Basta con questa differenza tra arti patentate e arti snobbate: col bricolage si possono fare grandi cose, Sabrina lo dimostra».
 
Che linguaggio deve parlare l’arte contemporanea?
«Secondo me un linguaggio che parta dal basso, senza snobismo. Il vero artista deve creare ciò che riesce a captare al momento giusto. Quindi non è obbligatorio che lavori di continuo. Se riesce a fare questo l’arte si purifica, non è costretta a seguire le mode». 
 
Milano è stata una capitale delle arti figurative, ora non più. Perché in quegli anni riuscì a farsi valere nel contesto internazionale?
«Forse perché oggi i favoritismi sono aumentati. C’è stato negli ultimi anni un exploit di fiere dell’arte contemporanea, ma avevano un difetto mica da poco:  gli artisti non riuscivano a trasmettere emozioni. Se manca quello, manca tutto».
 
Hai frequentato sia la musica sia le arti figurative.  C’è più “marcio” nella discografia o nelle gallerie?
«Secondo me nella discografia la situazione è peggiore, c’è un mare di invidia. Tieni conto poi che la musica ha molti più spazi televisivi, questo crea maggiori appetiti».
 
Cosa significa essere astrattisti?
«Creare sulla tela ciò che non c’è nella realtà, che tu vedi solo attraverso il filtro della fantasia. Lo spettatore dovrebbe guardare l’opera con gli occhi di un bambino, in questo modo vivrà delle emozioni personali che nessun critico potrà mai suggerirgli».
 
Il complimento più bello che hai ricevuto?
«Sicuramente il parallelo con Mark Rothko mi ha inorgoglito molto. Ma forse il più bello in assoluto me lo ha fatto Luca Fagioli, artista della nostra scuderia: dopo un incidente che ha subito c’è stata una fase in cui ha patito molto, aveva perso fiducia in se stesso. Quando gli ho dato l’opportunità –meritatissima, perché è davvero bravo- di collaborare al mio progetto, ha ringraziato dicendo: “Mi hai ridato la vita”». 
 
Che sensazione hai sul futuro di Trampled Art?
«Ma sai è come chiedere a uno che si è appena sposato cosa ne pensa del suo futuro matrimonio. Ho molte speranze. Sorrette dal realismo dei fatti, perché l’iniziativa sta avendo davvero successo».
 
Il centenario del Manifesto Futurista è solo una casualità?
«Pura coincidenza, me lo ha fatto notare Ciro Palumbo. Secondo me però c’è sempre un destino alla base degli eventi». 
 
Come ti senti in questa fase della tua vita?
«Finalmente mi sento padrone di me stesso, libero, riesco a tirare fuori quello che realmente volevo».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.