Famiglia

Fondo nidi, così l’hanno speso le Regioni

Sei euro su dieci alla costruzioni di edifici

di Francesco Dente

Le Regioni scommettono sul mattone per dare attuazione al Piano nidi 2007-2009. In media, destinano sei euro su dieci alla costruzione di nuovi asili nido e quattro euro al sostegno dei costi di gestione del servizio.
Queste, in sintesi, le prime indicazioni che emergono dal «Monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia» elaborato dall’Istituto degli Innocenti di Firenze sulla base dei dati al 31 dicembre 2008.
Dati parziali, per via delle mancate risposte di alcune Regioni del Sud, che tuttavia sembrano indicare una direzione: l’impiego di denaro, appunto, nella realizzazione di strutture. La quota riservata agli investimenti in conto capitale, anzi, potrebbe salire se si considera che mancano all’appello i dati di Campania e Sicilia, due regioni che hanno una bassa percentuale di copertura del servizio.
«Il Piano nidi 2007-09 del governo», commenta Aldo Fortunati, direttore dell’area Documentazione, ricerca e formazione dell’Istituto degli Innocenti, «è un piano straordinario che ha primariamente l’obiettivo di estendere la rete dei servizi educativi per la prima infanzia sul territorio nazionale. È in questo quadro che va letto l’orientamento prevalente a utilizzare le relative risorse a favore di spese di investimento piuttosto che a sostegno dei costi di gestione dei servizi».
Fortunati, inoltre, invita a tener presente che Regioni, Province autonome e Comuni intervengono con iniziative di sviluppo del sistema che impegnano risorse ulteriori rispetto a quelle disposte dal Piano nazionale. «Dall’intreccio fra le diverse fonti di finanziamento derivano scenari nei quali la prospettiva dello sviluppo di nuovi servizi si intreccia con quella del sostegno dei costi di gestione. Quest’ultimo aspetto, peraltro, è cruciale per determinare condizioni di accesso ai servizi generalizzate ed eque, non legate cioè al potere di spesa della famiglia», osserva il direttore d’area degli Innocenti. Numeri, dunque, in un certo senso attesi. Non mancano, però, le sorprese.
Vita, utilizzando i risultati del monitoraggio, ha messo a confronto i dati sugli investimenti, la percentuale di nidi e servizi privati e la copertura del servizio (fissati al 33% dei bambini da zero a tre anni dagli obiettivi di Lisbona).
Emerge, ad esempio, che il Veneto e le Province di Trento e Bolzano, nonostante raggiungano un livello medio di copertura (12-15%), hanno sostenuto più la gestione che gli investimenti strutturali: la quota di nidi privati in Veneto sfiora infatti il 61%. Sulla stessa linea d’onda si è mossa la Valle d’Aosta, che ha una quota di copertura del 25% e di asili privati dell’8%. Ha investito più del 70% delle risorse in conto gestione.
Liguria e Marche, invece, hanno puntato il 100% delle somme sugli investimenti in strutture nonostante i livelli medio-alti di copertura del servizio (20-23%).
Mentre l’Umbria (copertura al 25% e privati al 60%) spenderà tutti i fondi per supportare le gestioni. Alcune Regioni (Sardegna e Basilicata), infine, prevedono la concessione di contributi alle famiglie.

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