Governo
Fondo disabilità e superbonus: nessuna negoziazione dei diritti delle persone
Il presidente della Fish, Vincenzo Falabella, commenta il caso dei 350 milioni di euro tolti dal Fondo per le persone con disabilità e spostati sul Superbonus. «Sono risorse desinate alla attuazione delle legge delega, di cui si stanno scrivendo i decreti, nel 2023 non potevano essere utilizzate. L'impegno del Governo è che ci siano quando serviranno», dice. E in legge di bilancio? «Chiediamo di portare da 15 a 115 milioni il fondo per la vita indipendente»
«Non si tratta di un taglio, ma di risorse che erano nel capitolo per la legge delega sulla disabilità, legge che non è stata attuata nel 2023 e che pertanto risultano non utilizzate e non utilizzabili», ripete da giorni la ministra Alessandra Locatelli, dinanzi a chi la chiama a rispondere dei 350 milioni di euro del “Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità” che il Decreto Anticipi ha preso dal Fondo per andare a coprire i maggiori costi del Superbonus per le ristrutturazioni. Sono soldi, prova a tranquillizzare la ministra, che il Mef «ha recuperato adesso e che restituirà nel 2025, quando la legge sarà da attuare»: «le stesse risorse verranno semplicemente slittate sul biennio 2025/26, quando potranno essere realmente utilizzate». La ministra fa il suo mestiere e a onor del vero accade ogni anno e in qualsiasi ambito che le risorse non utilizzate tornino nella disponibilità dello Stato (anzi, l’unica norma a prevedere che i soldi non utilizzati restino lì dove sono riguarda proprio la disabilità ed è la legge 112/2016, quella sul dopo di noi, nella quota relativa alle minori entrate per le agevolazioni previste per trust e assicurazioni). Altrettanto vero, però, è che non c’è alcun automatismo né alcuna garanzia sul fatto che questi 350 milioni nel 2025 torneranno sulla disabilità: è un impegno politico, né più né meno.
Vincenzo Falabella è presidente di Fish, una delle due più grandi federazioni di associazioni impegnate sul fronte della disabilità.
Falabella, come giudicate questa decisione del Governo?
La Fish da subito ha manifestato una netta opposizione a tale scelta, avviando un confronto con i ministeri competenti, che ci hanno dato rassicurazione che le stesse risorse verranno assegnate sul biennio 2025/26, quando potranno essere realmente utilizzate per dare attuazione alla legge delega sulla disabilità. Abbiamo provato a chiedere di destinare tali fondi ad altri interventi legati alla tutela e alla salvaguardia dei diritti delle persone con disabilità, appoggiandosi a fondi già esistenti, per esempio sul fondo per la vita indipendente, ma la scelta politica è stata quella di trasferirle al fondo che copre gli oneri per il superbonus e gli altri bonus edilizi. Ricordo tuttavia che in quel fondo rientrano anche le agevolazioni al 75% per la realizzazione di interventi finalizzati al superamento e all’eliminazione delle barriere architettoniche. Quello che vorrei ribadire con forza è che la Fish non ha mai negoziato i diritti delle persone con disabilità e non intende farlo, né ora né mai: la posizione della Fish è di essere garante dei diritti delle persone con disabilità. Solo per fare un esempio abbiamo criticato – unici, a quanto mi risulta – la scelta del Governo di sostituire Ape Sociale e Pensione Donna con un unico fondo per la flessibilità in uscita, che costringerà le lavoratrici caregiver a lavorare sei anni in più di oggi, con il rischio che il provvedimento possa fare da volano per una forzata istituzionalizzazione per le persone con disabilità. La revisione delle regole di Ape Sociale e Pensione Donna coinvolge anche alle donne con invalidità almeno al 74%, che sarebbero penalizzate al pari delle caregiver.
Quello che vorrei ribadire con forza è che la Fish non ha mai negoziato i diritti delle persone con disabilità e non intende farlo, né ora né mai: la posizione della Fish è di essere garante dei diritti delle persone con disabilità
Vincenzo Falabella, presidente Fish
Sta di fatto che 350 milioni stanziati per le persone con disabilità, non sono stati utilizzati per quello per cui erano stati destinati.
È vero, però occorre far capire all’opinione pubblica che questi 350 milioni erano finalizzati all’attuazione della legge delega sulla disabilità, la legge n. 227/2021, i cui decreti attuativi non sono stati ancora approvati. Pertanto quelle risorse non sarebbero potute essere utilizzate entro il 31 dicembre 2023. Diversamente da quel che sembra ora leggendo tanti commenti, non si tratta di soldi che sarebbero andati alle famiglie come trasferimenti monetari, erano risorse – fondamentali – per cambiare il sistema e attraverso questo cambiamento migliorare la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
La legge prevede che i cinque decreti attuativi vengano approvati entro aprile 2024. Non si sta perdendo tempo, si sta cercando di rispondere ai tanti bisogni e ai tanti nodi che man mano vengono alla luce
Vincenzo Falabella
Ci sono ritardi sulla tabella di marcia dei decreti attuativi?
La legge prevede che i cinque decreti attuativi vengano approvati entro aprile 2024, poi ci sarà l’iter parlamentare, per cui la riforma della disabilità sarà in vigore dal 2025. Due sono già stati presentati e la ministra Locatelli in questi giorni ha detto più volte che il 31 ottobre saranno portati in Consiglio dei Ministri due decreti delegati che sono il cuore della riforma. La fase della scrittura dei decreti è complessa: l’obiettivo con cui si sta lavorando non è quello di fare una norma perfetta, quello è impossibile, ma una buona norma sì. Una norma che vada a riformare l’attuale sistema in maniera tale che si possano dare risposte certe ai bisogni dei cittadini con disabilità, garantendo loro i diritti primari, superando il principio della disabilità come qualcosa di prettamente tabellare, approdando alla valutazione multidimensionale e al progetto di vita. Non si sta perdendo tempo, si sta cercando di rispondere ai tanti bisogni e ai tanti nodi che man mano vengono alla luce.
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Se già si sapeva che i decreti sarebbero arrivati dopo, perché sono stati stanziati 350 milioni per il 2023?
Forse perché nell’ipotesi in cui alcuni decreti sarebbero stati pronti prima – la legge delega indica dei termini massimi entro cui devono essere approvati, ma non dei termini minimi – ci sarebbero già stati dei fondi. Vi è un altro elemento, a mio modesto parere rassicurante: la riforma deve essere fatta perché rientra in quelle previste dal Pnrr e deve essere fatta entro tempi chiari. Senza soldi la riforma non può essere fatta, quindi sì, mi aspetto che per il 2025 – quando i soldi serviranno – ci siano. D’altronde se il Governo, politicamente, non avesse intenzione di finanziarla, non avrebbe stanziato nemmeno i 350 milioni di cui si parla tanto oggi.
La riforma va fatta necessariamente, lo prevede il Pnrr, e senza soldi la riforma non può essere fatta: quindi sì, mi aspetto che per il 2025 – quando i soldi serviranno – ci siano
Vincenzo Falabella
Nella bozza di legge di bilancio che ha iniziato a circolare viene istituito un fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità con una dotazione di circa 580mila euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, di circa 667mila euro per il 2026 e di 616mila euro annui a decorrere dal 2027. Che ne pensa?
Un Testo unico sulla disabilità e un conseguente Fondo unico per la disabilità sono l’obiettivo su cui stimo cercando di far convergere la politica italiana: questo ci permetterebbe un domani di non dover rincorrere fondi e fondini ad ogni finanziaria. Ne ho parlato a fine settembre a Rimini, ad ExpoAid e a inizio ottobre i ministeri avevano già istituito il “Tavolo per la redazione di un testo unico per le disabilità”, che entro il 31 dicembre 2024 dovrà predisporre un testo da sottoporre al parere del Consiglio di Stato. Il fondo unico va nella direzione di costruire un sistema economico che possa accompagnare e garantire i sostegni alle persone con disabilità e alle loro famiglie, che devono costruire i propri progetti individuali e di vita vissuta. Naturalmente va strutturato meglio, con interventi specifici e mirati a garantire e sostenere la vita delle persone.
Il fondo unico va nella direzione di costruire un sistema economico che possa accompagnare e garantire i sostegni alle persone con disabilità e alle loro famiglie, che devono costruire i propri progetti individuali
Vincenzi Falabella
In legge di bilancio, su cosa puntate?
Possiamo chiedere tutto e non ottenere nulla oppure – ben comprendendo il momento che il Paese sta vivendo – possiamo fare una richiesta precisa. Abbiamo scelto la seconda via, puntando su un fondo specifico per la vita indipendente che poi farà matching con le risorse che supporteranno l’attuazione della riforma. Servono più risorse per superare la logica dei progetti: come ho detto tante volte, le nostre vite non possono essere condizionate dai tempi brevi, dalle risorse temporanee e dalla logica provvisoria dei “progetti”. Oggi ci sono 15 milioni di euro per la vita indipendente, se facessimo un fondo da 100 milioni sarebbe il segnale concreto di un cambio di prospettiva. Questa sarà la nostra richiesta irrinunciabile, portare il fondo per la vita indipendente da 15 a 115 milioni.
Al momento non c’è nulla…
Sarà la nostra battaglia per questa legge di bilancio.
In foto, Vincenzo Falabella a ExpoAid
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