Cultura

Fondi, prima regola, progettare

Stanziamenti della UE in materia di politiche sociali: importante approntare programmi flessibili, in grado di accogliere le esigenze di altri partner.

di Silvia Nidasio

Progettare con l’Europa, progettare per l’Europa. I fondi e gli stanziamenti della Commissione europea sono una fonte di finanziamento primaria per le associazioni di volontariato e per le organizzazioni non profit in genere. Uno dei filoni più importanti è certamente il Fondo Sociale Europeo, il principale strumento della politica sociale comunitaria. Si tratta in pratica della leva finanziaria con cui la Commissione sovvenziona azioni a favore della formazione, della riconversione professionale e della creazione di posti di lavoro. È una delle armi usate da Bruxelles per intervenire, ad esempio, sui problemi della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, presente in quasi tutti i Paesi dell’Unione. E con lo stesso strumento si interviene sul delicatissimo fronte della disoccupazione “anziana”, cioé dei cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro a causa delle massicce ristrutturazioni attuate con cadenze regolari. Settori di intervento in cui le associazioni e le ong spesso lavorano.
Particolare attenzione è riservata al miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro e al reinserimento professionale dei disoccupati. Il Fondo interviene per i tre obiettivi, ma riguarda in via prioritaria il terzo. Inoltre finanzia l’iniziativa EQUAL (cfr. puntata n. 6/00).
A questo proposito è utile acquisire tutte le informazioni relative e le novità, visitando il sito ufficiale dell’Unione, all’inidirizzo Internet:
www.europa.eu.int/.

Partner europei cercasi
Ma prima di pensare di progettare, le associazioni devono aver presente che , per accedere ai finanziamenti europei, è necessario trovare delle organizzazioni partner in altri Stati dell’Unione, con le quali organizzare e portare avanti i progetti. Fondamentale poi ricercare una coerenza tra i propri obiettivi e quelli comunitari, nonché tra i propri obiettivi e quelli dei possibili partner. Una fase assai delicatache richiede una progettazione attenta da parte delle organizzazioni non governative o delle associazioni che siano.
Fase in cui si impone una chiarezza di idee sul proprio progetto, ma anche la disponibilità a modificare parte dei programmi previsti per adattarli a esigenze e realtà sicuramente diverse dalle nostre. Il programma cioè non deve essere considerato come le “Tavole di Mosè”, eterne ed immutabili. In qualsiasi momento, specialmente in quello della progettazione, può essere necessario rielaborare, aggiustare, rivisitare.

Italia: i rapporti con gli Enti pubblici
Un’altra fonte di finanziamento che ha a che fare con l e politiche sociali e quindi con il Terzo settore è data dalla convenzione con gli enti pubblici italiani
Per le organizzazioni di volontariato è prevista la possibilità di stipulare convenzioni con gli enti pubblici locali, vale a dire con le Regioni, le Province, i Comuni, ma anche con le Comunità montane e le Aziende sanitarie locali, tanto per fare alcuni esempi. Per stipulare convenzioni è però necessario che le organizzazioni di volontariato siano iscritte agli appositi albi regionali, da almeno sei mesi, e che dimostrino attitudine e capacità operativa.
Si fa qui riferimento alla concreta capacità di svolgere l’attività prefissata, valutata in base alla struttura, al numero di aderenti e alle risorse economiche disponibili. Ad esempio non è possibile cioè pensare di candidarsi a gestire un centro di accoglienza per immigrati di un grosso comune, avendo avuto sempre una organizzazione quasi informale, senza un minimo di metodo di lavoro, senza servizi articolati. Oppure chiedere il convenzionamento di un servizio che prevede l’assunzione di personale senza mai averne avuto, come associazione, alcuna esperienza.
Le amministrazioni pubbliche, gli enti locali hanno il dovere di utilizzare l’istituto della convenzione con realtà consolidate, capaci di documentare un lavoro nel tempo e quindi idonee a svolgere l’attività. Per quanto riguarda la convenzione, sotto il profilo amministrativo giova ricordare che esistono dei modelli di convenzioni-tipo che possono essere adattate, di volta in volta, a seconda delle esigenze contingenti.

Convenzione, istruzioni per l’uso
In ogni caso tutte contengono disposizioni che prevedono:
1) le attività che l’organizzazione dovrà svolgere;
2) il modo continuativo di svolgimento di queste attività;
3) l’individuazione dei presupposti indispensabili per il concreto svolgimento delle attività;
4) il rispetto dei diritti degli utenti (eguaglianza, riservatezza, libertà religiosa, di pensiero, ecc.);
5) le forme di valutazione dei risultati raggiunti, controlli sulla qualità delle prestazioni erogate;
6) le modalità di rimborso delle spese sostenute dall’organizzazione di volontariato.
Elementi fondamentali di cui è opportuno che le associazioni stesse verifichino l’indicazioneper evitare rischi di annullamente da parte degli organi di controllo (Coreco, Corte dei Conti).
Silvia Nidasio-fine.
(La prima puntata è stata pubblicata sul n. 6/00)

Università, centri servizi, manuali

La capacità progettuale si può imparare. Com’è noto esistono in diversi atenei italiani alcuni corsi di diploma orientati al non profit, master, scuole di specializzazione come il Cergas della Universià Bocconi di Milano. Opportunità formative nelle quali la progettazione è sempre presente. Tuttavia per le associazioni che non hanno la possibilità di far svolgere ai propri soci o al proprio personale questi corsi (in genere si tratta di corsi annuali o biennali), ci sono spesso nei Centri servizi per il volontariato che sono sorti nelle regioni, attività formative o di aggiornamento che si avvalgono di esperti dell’economia sociale. Corsi concentrati in pochi giorni, vere e proprie “full-immersion” che possono rivelarsi molto utili. Importante anche la letteratura specialistica di settore. Fondamentale, ad esempio, la lettura di “Costruire e valutare i progetti nel sociale”, di Liliana Leone e Miretta Prezza, edito da Franco Angeli nel ‘99. Così come “Le organizzazioni di volontariato”, di Vittorio Italia e Alberto Zucchetti, (Giuffrè, ‘98), “Produrre servizi”, di Francesco Olivetti Manoulikian (Il Mulino, ‘98) e “Il manager del non profit” di Marco Crescenzi (Speriling & Kupfer, ‘98) .

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.