La sicurezza nei luoghi di lavoro?
Fondamentale e obbligatoria, ma gli enti non profit se la devono pagare. Potrebbe essere questa la conclusione a cui si arriva dopo aver letto il bando ISI 2013 (Incentivi per la sicurezza) dell’Inail. Come giustamente segnala
l’Uneba, infatti, il bando richiede come requisito per partecipare l’iscrizione alla Camera di Commercio, registro imprese; una indicazione che, se intesa in senso restrittivo, escluderebbe la gran parte degli enti socioassistenziali e sociosanitari, che in maggioranza hanno natura di associazione o fondazione.
Un’ingiustizia palese, tanto più che si sta parlando di un tema – quello della messa in atto di misure preventive per evitare incidenti sul lavoro – veramente essenziale per tutte le imprese, profit e non profit, senza distinzione. Tra l’altro, come giustamente nota l’Inail, il bando 2013 mette a disposizione la cifra record di 307 milioni a fondo perduto “per la realizzazione di interventi di prevenzione, l’adozione di modelli organizzativi orientati alla sicurezza e la sostituzione o l’adeguamento delle attrezzature di lavoro” (per presentare progetti c'è tempo fino ad aprile). Ma l’Inail non è fermata qui. Con l’encomiabile intento di “aiutare il sistema produttivo italiano a mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza anche in questa difficile congiuntura economica”, ha deciso di elevare la copertura dei costi dal 50% al 65% dell’importo complessivo, e di aumentare il contributo massimo erogabile per ogni progetto ammesso al finanziamento da 100mila a 130mila euro.
E allora perché escludere le imprese non profit? Forse, si chiede l’Uneba, si intende limitare la partecipazione al bando, e l'accesso ai finanziamenti, agli enti profit escludendo quelli non profit? “A leggere il bando sembrerebbe proprio così”, spiega il presidente Uneba Maurizio Giordano, “visto che i destinatari sono le imprese iscritte alla Camera di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura, mentre gli enti non profit sono iscritti alla Camera di Commercio nel registro delle persone giuridiche, parte generale e parte speciale. Eppure questi enti hanno tutte le caratteristiche dell’organizzazione di impresa e sono soggetti a tutta la relativa legislazione, sono iscritti all’Inail e ne rispettano le regole. Inoltre, in ragione della loro attività con persone fragili, hanno esigenze formative e organizzative delicate: avrebbero un forte interesse a partecipare al Bando Isi”.
L’Inail, da parte sua, non ha ancora risposto né alla lettera inviata qualche giorno fa dall’Uneba né alle domande che vita.it ha inoltrato all’ufficio stampa. Sarà questione di poco, ne siamo certi; appena arriveranno i chiarimenti ve ne daremo conto.
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