Cultura

Fondi pensione, perché sono al palo

Neppure due milioni di iscritti sui 13milioni potenziali. L'Italia è l'unico paese in Occidente in cui la previdenza privata non decolla. E le prospettive non sono rosee

di Francesco Maggio

Sono i pilastri dei sistemi previdenziali moderni. Gestiscono masse patrimoniali ingenti. Sono in grado di condizionare pesantemente gli stessi corsi di Borsa e rappresentano una delle frontiere più interessanti della finanza etica.
Tutto ciò, pressocché ovunque. Ma non in Italia, naturalmente. Qui, i fondi pensione, sono ancora alle calende greche. Su un mercato potenziale di 13 milioni di aderenti, gli iscritti ai 718 fondi attualmente attivi (di cui 577 costituiti prima della riforma del ‘93 e solo 141 dopo) sono meno di 2 milioni. 1.792.578, per essere precisi, come calcola la Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, nella sua ultima fotografia sul settore aggiornata a fine 2000.
Insomma, poco più di una cifra simbolica. Se si tiene poi conto degli iscritti ai fondi di nuova istituzione, quelli che, per intenderci, con la riforma introdotta dal decreto legislativo 124/93 avrebbero dovuto spiccare il volo, ci aggiriamo complessivamente attorno a quota un milione (1.108.683).
Di cui, 885.651 aderenti ai fondi negoziali (destinati, cioé, a specifiche categorie di lavoratori). E solo 223.032 a quelli aperti, rivolti a lavoratori autonomi, sui quali si concentrano le principali attese di decollo del settore. Per entrambe le tipologie gli uomini superano il 75% degli iscritti . Mentre, se si considera l’età degli iscritti, appena il 26% è composto di under 35. Che dire? Bocciatura senza riserva, sebbene nell’ultimo trimestre del 2000 la raccolta sia cresciuta del 35%. Eppure i fondi pensione, in virtù di tutta una serie di peculiarità che li caratterizzano (bassa propensione al rischio, limitata rotazione del portafoglio, legami stabili con i sottoscrittori), potrebbero rivelarsi uno strumento straordinario per una più ampia diffusione della finanza etica in Italia. Basti pensare, infatti, che negli Stati Uniti, ben il 60% dell’intero monte impieghi gestito in modo socialmente responsabile proviene dai fondi pensione.
«Purtroppo si tratta di un ritardo che si protrarrà ancora per molto», pronostica Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, associazione che raccoglie 150 fondi pensione ed opera come centro tecnico per la previdenza complementare. «il cosiddetto secondo pilastro da noi non ha appeal, è gravato da troppe pastoie burocratiche, non ha certo un fisco amico e finora lo Stato si è portato via un sacco di risorse per tenere in piedi il sistema previdenziale obbligatorio. Così denaro fresco non ce n’è. E paradossalmente, manca proprio a chi, i giovani, hanno in questo strumento ormai l’unica reale possibilità di garantirsi una pensione».

I numeri della delusione
Dopo la riforma del 1993, non c’è stato il boom che tutti attendevano,
né tra i sottoscrittori né tra i nuovi fondi
Totale iscritti: 1.792.578
Ai fondi preriforma ‘93 683.895
Ai fondi di nuova istituzione 1.108.683

Totale fondi 718
Preesistenti 577
Nuovi 141

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