Welfare
Fondi pensione inglesi: allarme Birmania
Friends & Ivory e altre grandi investitori istituzionali rivolgono richiamano alla responsabilità sociale le compagnie presenti nel Paese asiatico.
Un gruppo di investitori istituzionali della finanza responsabile che gestisce qualcosa come 400 miliardi di sterline di investimenti (in prevalenza fondi pensione) ha preso posizione oggi contro le violazioni dei diritti civili in Birmania.
Si tratta della Co-operative Insurance Society, di Ethos Investment Foundation, di Friends Ivory & Sime, di Henderson Global Investors, di Jupiter Asset Management, di Morley Fund Management, di PGGM e di Universities Superannuation Scheme che hanno reso noto oggi a Londra il documento “Business Involvement in Myanmar (Burma) – A statement from institutional investors”.
Il documento fa riferimento alla presenza di un regime militare nel Paese e ai rischi corsi dagli azionisti di compagnie di investimento che hanno interessi là
Gli autori del documento suggeriscono che “società che operano in un clima politico fortemente instabile possono essere esposte a perdite di fiducia degli azionisti, cattiva stampa, campagne di boicottaggio, rischi di sicurezza e corruzione”.
Nel caso della Birmania, «c’è anche la possibilita che un governo democraticamente eletto ritorni al potere, penalizzando le compagnie che hanno sostenuto il regime militare». Il documento chiarisce che «non si fa appello a disinvestire», ma piuttosto a stare lontani dai rischi e a mettere in atto politiche adeguate per gestirli.
Gli investitori si richiamo alle Linee guida per l’investimento socialmente responsabile recentemente pubblicato dalla Associazione delle assicurazioni britanniche (www.abi.org.co.uk).
Il documento fanno appello alle società perché scelgano di continuare la propria presenza finanziaria in Birmania, adottando però comportamenti responsabili «e di non contribuire, o perpetuare, violazioni dei diritti umani».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.