Politica
Fondi Europei: il tempo per l’innovazione è già scaduto?
Tanti i cantieri avviati che possono fare fiorire l'impresa sociale rilanciando la crescita e il lavoro in Europa, ma l’evoluzione dei lavori procede lentamente perché questo è diventato terreno di scontro per diversi gruppi d’interesse
Siamo a un anno dalle elezioni del Parlamento Europeo che si terranno a Maggio del 2014 e a Bruxelles ci si prepara di già al cambiamento. In altre parole, i funzionari non si prendono la briga di avviare nuove iniziative, ma cercano soltanto di chiudere quelle già avviate e preparano l’ordine del giorno per i prossimi ospiti delle istituzioni europee.
Mi asterrò dal rivelare che se questo è il ciclo politico di Bruxelles il sistema europeo è chiaramente inadeguato per tenere il passo di un mondo che si globalizza a vista d’occhio.
Tale inadeguatezza si rileva anche nell’evoluzione dell’agenda europea per l’innovazione, l’imprenditorialità e gli investimenti sociali.
Il 6 giugno si è riunito nuovamente il gruppo di esperti sull’ imprenditorialità sociale (chiamato GECES) voluto dal Commissario Barnier.
La scelta della data è stata quanto mai infelice, coincidendo con quella del Forum sugli investimenti sociali voluto dal Primo Ministro Britannico Cameron in preparazione del G8. Tanto è vero che non solo tutti i membri inglesi del GECES erano a Londra, ma lo stesso Commissario Barnier ha preferito partecipare al forum londinese disertando la riunione di Bruxelles.
La cosa non mi stupisce visti i risultati dell’evento di Londra rispetto a quello di Bruxelles. Cameron ha lanciato la Borsa Sociale (London Stock Exchange), una commissione per rilevare i dati disponibili in questa industria emergente, un comitato che riunisce i rappresentati dei paesi più ricchi al mondo per promuovere gli investimenti sociali insieme ad altre misure rilevanti per il suo paese.
Al contrario, a Bruxelles le novità sul tavolo non sono altrettanto eccitanti a parte il lancio di Social Impact Accelerator, il fondo di fondi di 60 milioni di euro creato dalla Banca Europea d’Investimenti insieme al Fondo Europeo di Investimenti, Deutsche Bank e Credit Cooperatif.
L’impresa sociale è tra le priorità dei fondi strutturali, ma la programmazione è ormai nelle mani degli Stati Membri. È stata approvata la certificazione per i fondi per investimenti sociali. Il crowdfunding è diventato di moda, ma siamo ancora lontani da una legislazione che ne permetta l’uso su larga scala.
Procedono i lavori del sottogruppo sulla misurazione dell’impatto sociale, ma le conclusioni sono ancora molto lontane. Sono stati avviati due progetti per meglio definire il settore in Europa: l’uno sulla mappatura dell’impresa sociale, l’altro sulla raccolta dei dati statistici.
Trovate tutti i riferimenti specifici nel sito della Commissione.
La mia impressione generale è che siano stati avviati molti cantieri che possono fare fiorire questa industria rilanciando la crescita e il lavoro in Europa, ma l’evoluzione dei lavori procede lentamente perché questo è diventato terreno di scontro per diversi gruppi d’interesse, soprattutto tra i rappresentati dell’economia sociale tradizionale – cooperative, mutue, e fornitori non profit del welfare state – e tutte le nuove forme d’imprenditorialità sociale che emergono ovunque in Europa, ma che ancora non hanno trovato una forma coerente e unitaria per dar voce alle proprie esigenze e bilanciare le richieste dei lobbisti del sociale avvezzi alle negoziazioni estenuanti nei corridoi di Bruxelles.
Tanto è vero che anche questa volta non sono mancate cene e incontri dei diversi gruppi di interesse prima e dopo la riunione ufficiale del GECES.
Sono tutti preoccupati perché non hanno più il controllo del processo.
Comunque il punto del programma che ha occupato metà della giornata è stata la conferenza che la Commissione vuole organizzare a Strasburgo il 16 – 17 Gennaio dell’anno prossimo. Così come avevano già fatto per il lancio della Social Business Initiative nel Novembre del 2011, la Commissione si prepara a un nuovo evento grand public.
Questa volta però con una prospettiva di adesione tre volte più grande del primo. Infatti vogliono riunire 2000 delegati.
Si può criticare la Commissione per tutto eccetto che per la capacità di organizzare eventi di questa taglia così come un tempo facevano i regimi per guadagnarsi il consenso popolare. In fondo è più facile organizzare eventi che fare riforme, non è vero?
Di sicuro questa sarà l’occasione per produrre un manifesto per il prossimo Parlamento e Commissione sperando che questi ultimi non rivolgano la propria attenzione altrove. Detto questo, però, anche da quest’ultima riunione del GECES ho portato a casa un risultato.
La campagna iniziata da Euclid Network per estendere la SBI ai programmi dell’Unione Europea al di fuori dell’Unione ha finalmente ricevuto risposta dal Commissario Fule che integrerà le nuove politiche nei programmi a favore dei paesi di prossima adesione: Balcani e Turchia.
Il tema sarà discusso anche a Strasburgo dove spero di allargare ulteriormente il raggio d’azione ai paesi del Mediterraneo, dell’Est, a quelli in via di sviluppo, alle economie emergenti e, perché no, alla negoziazioni per un accordo commerciale quadro con gli Stati Uniti.
Vale la pena segnalare altri due sviluppi occorsi a Bruxelles.
Si è concluso il primo giro del Premio Europeo per l’innovazione sociale organizzato dalla Commissione con tre vincitori che hanno ricevuto 20’000 euro per sviluppare le proprie iniziative.
L’11 Ottobre sarà lanciato a Milano il secondo giro del Premio europeo. La Unicredit Foundation è partner dell’iniziativa dopo il successo di Naples 2.0, la competizione internazionale di innovazione sociale. Un’occasione da non perdere per promuovere questa agenda dato che parteciperanno le istituzioni Europee e quelle italiane.
Anche il Parlamento Europeo si è finalmente accorto del valore di questo settore e dopo un primo incontro organizzato dal parlamentare austriaco Heinz Becker per presentare casi di eccellenza in Europa, lo stesso Becker ha dato l’avvio a un’iniziativa per la creazione di un gruppo di interesse nel Parlamento.
Ovviamente anche questa iniziativa non ha riscosso il plauso di tutti perché i lobbisti del sociale temono di perdere posizioni anche su questo fronte. Vedremo come andrà a finire.
Per tirare le somme, che dobbiamo fare quindi? L’Italia ha bisogno di essere più presente sulla scena trovando il giusto equilibrio tra la propria tradizione e le nuove tendenze emergenti. Allo stesso tempo c’è bisogno di una campagna per spiegare agli italiani il valore di questa industria emergente che va ben al di là della trazione cooperativa e associazionistica per risolvere le reali difficoltà del paese.
La prima partita da giocare è assicurare che questi temi siano adeguatamente inclusi nella prossima programmazione dei fondi strutturali, soprattutto nei lavori delle regioni, e che i funzionari incaricati ne comprendano il valore quale investimento per il futuro. La Conferenza di Strasburgo potrebbe essere un’occasione per riunire i funzionari delle regioni e offrigli un corso accelerato.
Un’altra opportunità è offerta dal gruppo di esperti che Danilo Giovanni Festa, dirigente del Ministero del Lavoro e rappresentate del governo al GECES, ha appena creato. Chi lavora nelle istituzioni ha bisogno di idee e soluzioni che vengano da chi operano sul campo senza troppi filtri che annacquano il messaggio.
Allo stesso tempo il governo deve continuare sulla strada tracciata dal Ministro Profumo con l’agenda italiana per l’innovazione sociale. Persone dentro e fuori alle istituzioni come Fabrizio Cobis, il Prof. Mario Calderini e i ragazzi della task sono in prima linea per mantenere viva l’agenda.
Si devono trovare nuove risorse finanziarie smettendo di aspettare l’intervento pubblico ma creando le opportunità per attirare risorse private, tanto quelle dei grandi come quelle dei piccoli, e combinando la finanza d’impatto con il crowdfunding.
Qualcosa si sta muovendo: Terzo Valore di Banca Prossima, l’iniziativa di social housing sostenuta da Oltre Venture e Fondazione CRT e le imprese a capitali ibridi promosse dal Consorzio CGM. Questo non è abbastanza e le istituzioni devo mettere l’acceleratore per abbattere le barriere all’iniziativa privata.
Infine io vedo la necessità di un intervento sistemico per promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità e gli investimenti sociali nel paese coinvolgendo tanto il pubblico che il privato, tanto le organizzazioni costituite che le forze emergenti.
In particolare c’è bisogno di costruire dei distretti che nella migliore tradizione industriale italiana combinino ricerca, formazione, sperimentazione, e produzione unendo le forze per un impatto a larga scala sul territorio e lo sviluppo di reti internazionali. Questo sicuramente sarà il mio prossimo impegno in Italia.
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