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Fondi cooperazione, il 43% rimane in Italia
Dei quasi 700 milioni di fondi bilaterali a disposizione del nostro paese nel 2013, solo meno del 5 per cento è andato direttamente ad aiuti umanitari, mentre quasi la metà è stato impiegato a favore dei rifugiati nel nostro paese. All'azzeramento del debito solo le briciole
Dei fondi gestiti direttamente dall’Italia, il 43,55% è destinato alla gestione dei rifugiati nel nostro paese. Solamente lo 0,49% dei soldi per l’azzeramento del debito delle nazioni in via di sviluppo e meno del 5% per gli aiuti umanitari. E' quanto si apprende da un mini dossier realizzato da OpenPolis sui fondi bilaterali, cioè quelli che l’Italia gestisce direttamente con i paesi in via di sviluppo.
Le politiche di cooperazione dell’Italia – si spiega – si dividono in due: da un lato gli aiuti multilaterali, dall’altro quelli bilaterali e multi-bilaterali. I primi riguardano fondi trasferiti alle ong per permettere lo svolgimento delle loro attività a favore dei paesi in via di sviluppo, i secondi riguardano il flusso finanziario destinato, direttamente o indirettamente, a un paese in via di sviluppo.
I fondi bilaterali nel 2013 ammontavano a 694 milioni di euro. Di questi, la maggior parte è rimasta nel nostro paese, visto che oltre il 43% dei 694 milioni, la fetta più grossa della torta, è stato destinato alla gestione dei rifugiati politici in Italia. Al secondo posto troviamo le spese per infrastrutture e servizi sociali (il 25,56% del totale) e gli aiuti per i settori produttivi (8,33%). Altra fetta non indifferente è destinata ai costi amministrativi delle operazioni (circa 32mln – 4,66%), una percentuale che come altre non finisce direttamente ai paesi in via di sviluppo. All'aiuto umanitario in senso stretto sono andati appena 33 milioni, il 4,73% del totale. Una destinazione dei fondi che da sempre ha interessato parecchio l’opinione pubblica, è poi quella relativa al debito dei paesi in via di sviluppo. Nel 2013 l’Italia ha impegnato € 3.412.670,00 in atti relativi al debito (cancellazione, conversione, swap, buy-back, rinegoziazione, rifinanziamento), pari ad appena lo 0,49% del totale.
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