Non profit
Fondazioni, una svolta: merchant bank del sociale
«Basta concepirci solo come erogatori. Dobbiamo diventare protagonisti, come nel progetto housing sociale». E il non profit? «Ha fatto passi da gigante...
La quiete dopo la tempesta. Dopo anni vissuti in trincea a difendere l?autonomia, i patrimoni e lo stesso diritto ad esistere, le fondazioni di origine bancaria vivono per la prima volta, nella loro pur non lunghissima storia (15 anni), una fase di stabilità e possono guardare con relativa serenità al futuro. In realtà ci sarebbe ancora in ballo la questione del diritto di voto in banca cristallizzato al 30% per alcune fondazioni (Monte Paschi e Carifirenze, essenzialmente) ma, tutto sommato, è poca cosa.
Se ciò è stato possibile lo si deve certamente alla compattezza dimostrata dal ?sistema fondazioni? in alcuni frangenti cruciali. Si pensi alla ?riforma Tremonti? di tre anni fa, definita di recente dallo stesso ministro dell?Economia «un errore bestiale». Ma anche alla circostanza che a farsi promotore e garante di questa compattezza ci sia stato Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo e, da pochi giorni, riconfermato per la terza volta consecutiva al vertice dell?Acri, l?associazione che raggruppa le fondazioni italiane di origine bancaria, ad eccezione della Compagnia Sanpaolo di Torino. Guzzetti definisce questo suo nuovo mandato come «il mandato della tranquillità» e racconta a Vita, nella sua prima intervista da ?riconfermato?, come intende caratterizzarlo.
Vita: Presidente, finalmente nessuno oggi attacca più le fondazioni di origine bancaria. Condizioni ottime per attendere al suo incarico, non trova?
Giuseppe Guzzetti: Naturalmente, anche se sono già due anni, dopo che la Corte costituzionale ha riconosciuto l?assoluta indipendenza e natura giuridica privata delle fondazioni, che queste hanno potuto riprendere a lavorare con tranquillità e darsi una struttura organizzativa adeguata. E anche i rapporti con il ministero del Tesoro sono tornati ottimi. Il 2005 è stato, poi, un anno per certi versi straordinario dal punto di vista della gestione finanziaria dei patrimoni dalla quale, com?è noto, derivano le risorse che noi eroghiamo.
Vita: Ecco, parliamo di erogazioni: non crede che se ne fanno un po? troppe ancora ?a caso??
Guzzetti: Direi proprio di no. Oggi le fondazioni conoscono sempre meglio il territorio su cui agiscono, stanno passando dalla fase dell?identificazione delle priorità a quella operativa, c?è una diffusa volontà di definire strategie e di utilizzare nel modo più efficace i soldi nei settori cosiddetti rilevanti dell?arte e della cultura, della ricerca scientifica, dell?ambiente e del sociale.
Vita: Ma adesso che le fondazioni non sono più costrette a ?giocare in difesa?, che futuro le attende?
Guzzetti: Così come nel settore privato ci sono le banche d?affari, io ritengo che le fondazioni di origine bancaria debbano svolgere la funzione di merchant bank del sociale. Le fondazioni devono abbandonare definitivamente la sponda da cui sono partite, ossia quella di soggetti erogatori tout court, e diventare soggetti protagonisti dell?infrastrutturazione del sociale. Prendiamo, per esempio, il caso dell?housing sociale che come Fondazione Cariplo stiamo portando avanti. Sono consapevole del fatto che si tratti solo di una goccia nel mare dei bisogni abitativi di determinate fasce sociali, ma ciò che conta è la strategia che c?è dietro. La strategia risiede nel fatto che a noi è venuto in mente che così come esiste l?immobiliarista privato debba esserci anche l?immobiliarista sociale. Io smanio nell?attesa del giorno in cui ci sarà una ruspa che scava. Vorrà dire che avremo aperto un nuovo, importantissimo fronte di azione. E poi mi lasci ricordare l?attenzione che l?Acri presta al Mezzogiorno.
Vita: Prego….
Guzzetti: Il progetto Nord-Sud è una testimonianza molto eloquente di come le fondazioni vogliano farsi carico del problema dell?infrastrutturazione sociale laddove la loro presenza e consistenza patrimoniale è più limitata. E di come, allo scopo, sia stato possibile ottenere la disponibilità e la collaborazione delle migliori espressioni della società civile organizzata come il Forum del terzo settore, il volontariato, l?associazionismo. Per il progetto Nord-Sud, infatti, il volontariato ha rinunciato a impugnare davanti al Tar la sentenza che stabilisce che le fondazioni non siano più obbligate a versargli tutte le risorse che esso rivendicava. Le fondazioni, a loro volta, hanno deciso di destinare quei soldi alla costituzione di un fondo a sostegno del Mezzogiorno. In questo modo si sono liberate risorse per circa 300 milioni di euro che serviranno a costituire il patrimonio di una nuova fondazione che opererà al Sud.
Vita: Lei è sempre dell?avviso che i tempi siano ormai maturi perché le fondazioni di origine bancaria vengano disciplinate a tutti gli effetti dal codice civile?
Guzzetti: Ne sono convinto a tal punto che il tema sarà al centro del convegno nazionale dell?Acri che si terrà a Bolzano il 22 e 23 giugno prossimi. Una delle relazioni di base sarà proprio dedicata alla riforma del titolo secondo, libro primo, del codice civile perché riteniamo che oggi che le fondazioni sono sempre meno ?bancarie? non abbia più senso che a disciplinarne l?attività sia un ministero.
Vita: Quanto, secondo lei, le fondazioni di origine bancaria hanno contribuito a riaccendere i riflettori sulla tipologia giuridica delle fondazioni per decenni guardate ?con sospetto? dal legislatore civilistico?
Guzzetti: Penso molto. Ma proprio per questo avvertiamo la responsabilità di doverci confrontare anche con quanto avviene fuori dai confini nazionali. Un altro dei nostri impegni prioritari riguarderà, perciò, l?Europa dove ci sono tante fondazioni ma manca una disciplina di principio di carattere generale. è importante lavorare anche su questo fronte e allargare gli orizzonti. Mi piace sempre sottolineare che noi non siamo solo soggetti che fanno sussidiarietà ma corpi intermedi che rafforzano il sistema democratico e il pluralismo.
Vita: Come vede dal suo osservatorio il settore non profit?
Guzzetti: Intanto devo constatare che il non profit è nettamente cambiato e cresciuto rispetto al passato, anche recente. Accanto a un associazionismo ?deamicisiano? che, naturalmente, non va sottovalutato e rimane prezioso, si sono affermate realtà di dimensioni economiche di tutto rispetto. E poi il nostro terzo settore ha peculiarità tali che nel panorama europeo lo rendono unico. Basti pensare alla disabilità. Altrove abbattono le barriere architettoniche, prevedono sussidi statali per alleviare i problemi. Iniziative egregie, ci mancherebbe. Ma noi abbiamo le cooperative sociali che hanno puntato sull?inserimento lavorativo affinché un portatore di handicap si senta cittadino a tutti gli effetti. Lo trovo straordinario.
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