Non profit

Fondazioni ultimo atto. L’ombra di Fazio

in Arrivo i regolamenti attuativi della riforma Tremonti: più potere alla politica, attraverso gli enti locali. Un’asse governo-Fiat-Fazio? La società civile si mobilita

di Giampaolo Cerri

La cura Tremonti sulle fondazioni giunge al capolinea. Mancano infatti pochi giorni alla pubblicazione dei regolamenti attuativi da parte del ministero del Tesoro. I tecnici del ministero sarebbero impegnati in complesse alchimie per determinare il peso degli enti locali nei nuovi assetti delle fondazioni. Le ipotesi circolate nei giorni scorsi prospettavano due possibilità: il 75% del totale dei consiglieri o i due terzi. «È in atto una lotta fra Comuni, Province e Regioni per pesare di più», rivela a Vita il consigliere di una grande fondazione del Nord Italia che chiede l?anonimato. Una volta stabilita la soglia di maggioranza agli enti locali, poi, il resto spetterà alla società civile. Una riforma che relega il Terzo settore a riempitivo, malgrado l?imponente mobilitazione di venerdì 15, che ha visto riuniti a Roma decine di leaders del non profit e, l?indomani, la pubblicazione di un annuncio a pagamento sui principali quotidiani nazionali. Un annuncio firmato e pubblicato anche da Vita. Si gioca quindi in queste ore, una delle più grandi operazioni di potere degli ultimi anni: quella per il controllo dei 35 miliardi di euro (70mila miliardi di lire) che costituiscono i patrimoni delle fondazioni. Su cui si riallungano le mani lunghe della politica. Una battaglia che si intreccia con le delicatissime vicende economico-finanziarie nazionali: tre importanti fondazioni (Cariverona, Caritorino e Cassamarca) sono saldamente alleate, attraverso Unicredit di cui sono azioniste, alla grande nobile decaduta della finanza italiana, Mediobanca, e fanno quadrato intorno al suo amministratore, Vincenzo Maranghi. Ecco che agli appetiti della politica, interpretati da Tremonti, si incrociano con quelli della finanza, riconducibili al polo che sta facendo guerra a via Filodrammatici (ora via Cuccia): la Fiat. Altro autorevole supporter del disarmo delle fondazioni, il governatore di Bankitalia, AntonioFazio che da sempre ne maltollera l?attivismo. Un circuito di interessi contro cui un pugno di parlamentari del centrodestra, capitanati da Bruno Tabacci (Ccd), ha tentato una sortita presentando a fine gennaio un disegno di legge di riforma dei poteri della Banca centrale. Un tentativo di spezzare il fronte, da parte dell?asse sotto schiaffo di Mediobanca-Unicredit-fondazioni azioniste. Intanto le fondazioni preparano i ricorsi alla Corte costituzionale: «Se Berlusconi invoca la legge costituzionale contro chi vorrebbe obbligarlo a vendere le tv», continua l?interlocutore di Vita, «perché non dovremmo farlo noi?».


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