Leggi

Fondazioni, la prova del sei

Rapporto Con la scrittura degli Statuti la riforma delle Fondazioni bancarie giunge al traguardo finale. Ecco come

di Francesco Maggio

Ultimo atto per la riforma delle fondazioni bancarie. Tra pochi mesi tutto sarà finito e definito e finalmente sapremo cosa le fondazioni faranno ?da grandi?, visto che negli ultimi dieci anni, da quando cioè nel ?90 furono ?inventate? dall?anche allora ministro del Tesoro Giuliano Amato con lo scopo di mettere un po? d?ordine nel mondo delle casse di risparmio, il legislatore ha più volte cambiato idea al riguardo.
Lo scorso 10 agosto, infatti, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (n. 186) l?atto di indirizzo governativo che impone alle Fondazioni bancarie di adeguare entro il prossimo 6 febbraio gli statuti in modo conforme ai «criteri generali ai quali l?autorità di vigilanza (il Tesoro, ndr) si atterrà nell?approvazione degli statuti medesimi» e che le trasformeranno a tutti gli effetti in persone giuridiche private senza fine di lucro impegnate a perseguire scopi di utilità sociale in almeno uno dei sei settori ritenuti ?rilevanti? dal decreto legislativo n.153/99, attuativo a sua volta della legge delega di riforma delle Fondazioni n. 461/98: ricerca scientifica, istruzione, arte, tutela dei beni culturali e ambientali, sanità, assistenza alle categorie sociali deboli.
Si avvia così alla conclusione una riforma che ha tenuto decisamente per troppo tempo il non profit con il fiato sospeso e che stavolta saranno proprio le fondazioni, attraverso la stesura dei loro nuovi statuti, a dover portare a termine.
«L?atto di indirizzo del governo ha il grande pregio di riconoscere alle fondazioni totale autonomia, entro ambiti naturalmente predeterminati, nella definizione della propria ?missione?», sottolinea Giuseppe Guzzetti, presidente della fondazione Cariplo, «ed è per questo che la stesura del nostro statuto, che inizierà ufficialmente il 12 ottobre e che contiamo di concludere entro i primi di gennaio, sarà un importante momento di verifica circa il rinnovato ruolo di Fondazione di erogazione che ci accingiamo a svolgere. Tuttavia sin d?ora posso affermare», continua Guzzetti, «che date le dimensioni del nostro patrimonio e del territorio di riferimento, includeremo nello statuto non solo tutti e sei i settori cosiddetti rilevanti, ma ne aggiungeremo anche altri come per esempio il trasferimento delle tecnologie dalle università al mondo produttivo e il sostegno all?occupazione. Inoltre, mi sento di garantire che nell?organismo di indirizzo vi sarà una presenza altamente qualificata del mondo del Terzo settore».
Anche Gino Castiglioni, segretario generale della Fondazione Cassa di risparmio di Verona, conferma la volontà della sua Fondazione di operare in tutti e sei i settori e di voler far spazio al non profit nell?organo di indirizzo dell?ente: «Abbiamo istituito da poco un?apposita commissione incaricata di scrivere lo statuto. È quindi un po? presto per poter dire con precisione sin d?ora dove e come opereremo. Credo però che l?entità patrimoniale di cui disponiamo, circa 10 mila miliardi, ci farà optare per la scelta di tutti e sei i settori e che comunque la presenza del mondo del Terzo settore la terremo in gran conto nella composizione dell?organo di indirizzo».
Procedono invece a ritmo decisamente sostenuto i lavori alla Fondazione Cassa di risparmio di Vignola, l?unica Fondazione che finora in Italia rendiconta l?attività svolta non solo contabilmente ma anche con un vero e proprio ?bilancio di missione?: «Noi già nel 1996», spiega il presidente Giorgio Cariani, «avevamo provveduto a riscrivere lo statuto ed il nostro attuale consiglio di amministrazione somiglia molto all?organismo di indirizzo previsto dalla legge di riforma. Adesso si tratterà di apportare solo alcune modifiche e di individuare le modalità più opportune per coinvolgere il mondo del volontariato e del Terzo settore affinché la sua presenza nella fondazione si riveli davvero una risorsa per la crescita dell?ente e non invece una mera presenza di facciata».
È cominciato dunque il conto alla rovescia in vista del fatidico 6 febbraio e ?Vita? ne seguirà tutte le fasi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.