Non profit
Fondazioni, interviene Pedrizzi, (Commissione Finanze Senato)
"Ascotiamo Fazio, ma per il resto, l'emendamento Tremonti è giusto. I cattolici sono con noi e con la CdO ci accoderemlo".
di Paul Ricard
”La proposta fatta dal governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, nel corso della relazione all’assemblea annuale dell’istituto, di riservare una quota del 60% ai rappresentanti degli enti locali negli organi decisionali delle fondazioni h equilibrata e va presa in considerazione, anche perché nelle fondazioni a carattere associativo il 50% dei componenti dell’organo di indirizzo h nominato dall’assemblea, e dunque rimarrebbero fuori dal provvedimento”. E’ quanto sottolinea il presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, Riccardo Pedrizzi (AN), aggiungendo, a proposito dei principi ispiratori della riforma Tremonti, e in particolare della norma che indica la percentuale da riservare ai rappresentanti di Comuni, Province e Regioni, che ”anche per le fondazioni h tempo di federalismo”. Per Pedrizzi, il conferimento delle proprie quote alle Sgr, senza che le banche possano detenere più di una percentuale minima, una specie di blind trust, ”è l’unico modo di assicurare la separazione netta tra la gestione delle fondazioni e quella delle banche, che finora non si h mai realizzata, per giungere in seguito a quel radicamento sul territorio previsto già dalla legge Ciampi, che aveva provveduto al riordino delle fondazioni. Il presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato ritiene che ”senza le nuove norme si sarebbe alimentato un potere alternativo”, attualmente le fondazioni sono strutture ”del tutto autonome e autoreferenziali”. E a chi paventa il rischio di un ritorno alla politicizzazione e mostra alcune perplessità sul provvedimento parlando di federalismo alla rovescia, Pedrizzi manda a dire che ”in realtà, il Tesoro deciderà soltanto quali sono i settori strategici per l’economia nazionale. Se ridiamo il protagonismo alla società civile e quindi ai corpi sociali intermedi si fa invece dell’autentico federalismo”. L’esponente di AN, poi, si sofferma sui malumori che in parte esisterebbero anche nel mondo del non profit cattolico, rilevando che ”nel momento in cui si vanno ad individuare i settori significativi verso i quali le fondazioni dovranno indirizzare le proprie ingenti risorse, nulla vieta che siano orientate verso questi settori del volontariato e del non profit, indipendentemente dal territorio di riferimento. A tal proposito -rimarca- è significativa la sostanziale approvazione dei principi della riforma espressa dalla Chiesa attraverso l’agenzia Sir che fa capo alla Cei”. Il ”punto debole” del provvedimento, secondo Pedrizzi, consiste nel fatto che ”essendo tutte le fondazioni tranne una, la fondazione Cassa di Risparmio di Roma, allocate al nord, nel momento in cui si dà come punto di riferimento il territorio locale, gli utili potrebbero essere investiti soltanto in un raggio limitato. Dipenderà quindi dalla sensibilità degli amministratori allargarlo al territorio nazionale, ma per far sì che ciò avvenga -conclude- presenteremo un ordine del giorno nell’ambito del decreto taglia deficit attualmente all’esame della commissione da me presieduta, impegnando il governo in tal senso”.
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