Non profit

Fondazioni, date una mano

Il professor Luca Antonini promuove il decreto. E ha un’idea da lanciare...

di Maurizio Regosa

«Mi sembra un decreto garantista. Non va così male, anzi?». A parlare è il professor Luca Antonini, ordinario di Diritto costituzionale all?università di Padova e membro dell?Agenzia per le onlus. Il decreto è quello che ha stabilito le modalità per partecipare al 5 per mille. «Ragioniamoci un attimo. È cambiata la legge di riferimento: non poteva essere riproposto il vecchio elenco perché la normativa è diversa. Altrimenti ci sarebbero stati dei soggetti esclusi a priori. Di fronte a una formulazione più larga della Finanziaria precedente, l?unica soluzione era rifare l?elenco».

Vita: I tempi però sono stretti?
Luca Antonini: Ma non ci vuole molto. L?iscrizione è telematica. Quel che conta è che entro l?aprile 2007 l?Agenzia delle Entrate dovrà rendere noto l?elenco che può essere utilizzato dai cittadini.

Vita: E la scadenza del marzo 2008?
Antonini: Quella ha un?altra funzione. L?elenco che il decreto chiama ?definitivo? è finalizzato ai soggetti destinatari e serve per le associazioni che prenderanno i soldi. È meglio questa formulazione di quello che sta succedendo adesso.

Vita: In che senso?
Antonini: Aver indicato la scadenza del 31 marzo 2008 costringe a fare tutti i controlli entro quella data. Ora non si stanno distribuendo i fondi della passata dichiarazione perché devono essere fatti i controlli, sia pure a campione. In teoria, e in assenza di un termine, questi controlli potrebbero andare avanti anni, toccherebbe aspettare. Dunque è molto meglio questa norma rispetto a quella precedente. Anche io mi ero allarmato, poi ho capito questa logica che mi sembra più garantista, proprio perché fissa un termine ai controlli.

Vita: Ma nel caso che un soggetto scelto dai cittadini sia escluso dall?elenco definitivo?
Antonini: L?articolo 6 prevede questa eventualità. Le somme che dovrebbero andare un ente che non ne ha diritto (e che quindi non è nell?elenco definitivo), vengono ripartite proporzionalmente agli enti indicati direttamente, che quindi sono arricchiti in proporzione. Non sono soldi persi o che vanno allo Stato: la loro destinazione resta il non profit.

Vita: Secondo alcuni le associazioni dovrebbero, prima che promuovere se stesse, lavorare insieme per far conoscere il 5 per mille. Che ne pensa?
Antonini: Non credo sia compito delle associazioni. Semmai di alcuni enti che promuovono un welfare locale efficiente. Ad esempio le fondazioni bancarie potrebbero fare, in modo neutrale, questa promozione. D?altra parte l?individuazione è nella logica del 5 per mille: una realtà non profit si espone pubblicamente, chiede di ricevere dei fondi e dice al cittadino: ti dico quello che faccio io, tu controllami perché l?anno prossimo tornerò a chiedere il tuo sostegno. È il meccanismo dell?accountability, della fidelizzazione personale fra contribuente e non profit.

Vita: Certo. Però il 5 per mille è ancora poco conosciuto.
Antonini: Per questo dico che le fondazioni bancarie potrebbero avere interesse a diffondere il meccanismo. Sarebbe utile. Anche se lo scorso anno pare abbia aderito il 60% dei contribuenti, quindi è andata bene?

Vita: Sì, con una differenza fra 730 e Unico: quasi un 30% in più per il 730.
Antonini: È un peccato, perché chi fa l?Unico è spesso chi ha i redditi più alti. Potrebbe essere un?indicazione per decidere su quali categorie promuovere il 5 per mille. Avvocati e commercialisti, ad esempio?


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