Non profit

Fondazioni bancarie: decisivo il 4 dicembre

Se il Tar del Lazio accoglierà il ricorso degli istituti bancari, l'11 la Corte costituzionale aprirà il dossier Fondazioni bancarie, per arrivare a un pronunciamento entro fine anno

di Paolo Manzo

Sara’ discusso il prossimo 4 dicembre al Tar del Lazio il ricorso degli 86 istituti di credito contro il nuovo regolamento firmato Tremonti ed entrato in vigore il 16 ottobre scorso. I giudici esamineranno sia il merito dei ricorsi sia la richiesta di sospensiva. In caso di sospensiva e di un rinvio alla Corte costituzionale, il dossier ”Fondazioni Bancarie” potrebbe essere gia’ essere esaminato dalla Consulta l’11 dicembre, per arrivare a un pronunciamento prima della fine dell’anno. Al centro dello scontro c’e’ il ruolo e l’operativita’ delle Fondazioni. Si teme la riduzione di autonomia e il timore di un’ambiguita’ sulla natura privatistica che finirebbe con il mettere in difficolta’ operativa le Fondazioni. Le nuove regole, sostiene l’Acri, ”potrebbero essere interpretate come modificative della natura privata esplicitamente riconfermata alle fondazioni. E questo nella scelta dei fini, predeterminando rigidamente i settori d’intervento; nell’autonomia statutaria, imponendo la prevalenza degli enti pubblici per la designazione dell’organo di indirizzo; nell’autonomia gestionale, esautorando le fondazioni dall’esercizio dei diritti concessi a qualsiasi titolare di patrimonio mobiliare”. La ‘rivoluzione’ di Tremonti riguarda vari punti, primo tra tutti l’ingresso degli enti locali nella governance delle Fondazioni. Fino ad oggi, infatti, la legge prevedeva che nell’organo di indirizzo vi fossero: ”un’adeguata e qualificata rappresentanza del territorio con particolare riguardo agli enti locali. Inoltre, era previsto ”l’apporto di personalita’ che per professionalita’, competenza ed esperienza, in particolare nei settori cui e’ rivolta l’attivita’ della Fondazione, possano efficacemente contribuire al perseguimento dei fini istituzionali”. Sono tre i rischi che secondo Mauro Bigi, presidente della Fondazione Pietro Manodori, il sistema delle Fondazioni si trova di fronte con questo nuovo regolamento ”Il primo -spiega- riguarda l’operativita’ stessa delle Fondazioni. Nel senso che con le circolari e le direttive emanate a oggi noi abbiamo un grossissimo problema nel muoverci. Se ad esempio noi decidiamo di devolvere piu’ di 150 mila euro, dobbiamo essere autorizzati. E lascio immaginare a cosa accade se il ministero deve pronunciarsi su ogni delibera di quasi 90 fondazioni”. C’e’ poi un problema che riguarda l’essenza stessa delle Fondazioni: ”o sono di natura privata -spiega- o sono di natura pubblica. Bisogna decidersi, dato che oggi sono solo un ibrido e cio’ mette in difficolta’ gli amministratori stessi”. Bigi invita a pensare ”all’acquisto di attrezzature e alla necessita di indire una gara: deve essere privata o pubblica? Gli amministratori rischiano di trovarsi sempre in errore. Anche lo smobilizzo di un fondo obbligazionario richiede prassi diverse per enti privati o pubblici”. Il terzo discorso delicato riguarda la separazione sempre maggiore tra le fondazioni in quanto enti no profit e le banche. ”La direttiva Tremonti -dice Bigi- parte in linea con le precedenti direttive per fare in modo che le Fondaizoni rompano definitivamente i legami con le attivita’ bancarie. Ma viene utilizzato il sistema delle sgr che, a parere di molte fondazioni, e’ particolarmente difficile e troppo macchinoso. Io concordo sul fatto che le Fondazioni debbano essere sempre piu’ enti no profit e non vorrei che dietro questa battaglia ci fossero finalita’ bancarie dato che delle 85 fondazioni cinque sono socie importantissime dei primi cinque gruppi bancari e una separazione porterebbe a un cambio di assetti azionari”. Se un appello per concludere in fretta questa vicenda si deve fare ”e’ che le fondazioni diventino comunque un soggetto attivo nei loro territori, e piu’ vicino alla gente. Si deve capire che cosa fanno e che progetti hanno senza che siano viste invece come luoghi di potere bancario”. Analizzando nel dettaglio la riforma varata da Tremonti, si nota che il nuovo regolamento rompe con il passato, introducendo il principio della ”prevalenza” di Comuni, Province e Regioni negli organi di indirizzo delle Fondazioni. I rappresentanti degli enti locali dovranno essere soggetti ”di chiara fama e riconosciuta indipendenza, in possesso di competenza ed esperienza specifica nei settori di intervento della Fondazione”. La riforma incide anche la’ dove le Fondazioni bancarie dovranno concentrare i loro interventi. Non si potra’ cambiare settore prima di tre anni e si dovra’ ricevere il via libera del ministero dell’Economia anche attraverso il meccanismo del ‘silenzio-assenso’. Il regolamento inoltre introduce una sorta di specializzazione degli interventi da realizzare sul territorio su cui operano le Fondazioni per evitare il rischio di erogazioni a pioggia. Si dovranno scegliere tre di questi quattro settori. Questi i quattro macrosettori introdotti dalla legge Tremonti su cui si dovra’ concentrare l’attivita’ delle Fondazioni bancarie: – famiglia; educazione e istruzione compreso l’acquisto di prodotti editoriali per la scuola. Volontariato, filantropia e beneficienza. Religione e sviluppo spirituale. Assistenza agli anziani e diritti civili. – prevenzione della criminalita’ e sicurezza pubblica; sicureza alimentare; sviluppo locale. Edilizia popolare locale, protezione dei consumatori, protezione civile, salute pubblica. Medicina preventiva e riabilitativa; attivita’ sportiva. Prevenzione e recupero delle tossico dipendenze: patologie e disturbi psichici e mentali – ricerca scientifica e tecnologica; protezione e qualita’ ambientale. – arte, attivita’ e beni culturali. La riforma sancisce infine il principio di separazione tra fondazioni e banche, gia’ evidenziato dalla legge Ciampi-Amato. Ora pero’ e’ indicato un limite temporale preciso per cedere le partecipazioni di controllo: il 15 giugno del 2003. In alternativa alla dismissione, la partecipazione della Fondazione deve essere affidata ad una societa’ di gestione del risparmio (Sgr) che la dovra’ gestire in nome proprio, secondo criteri di professionalita’ e indipendenza. La decisione di affidare la quota alla Sgr dovra’ essere presa ”non piu’ tardi” del mese di marzo del prossimo anno per poi perfezionare l’operazione entro il 15 giugno 2003. Infine, la partecipazione affidata alla Sgr va comunque dismessa entro il 15 giugno 2006.


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