Economia

Fondazioni antiusura, nel 2022 calo di erogazioni: banche troppo rigide

Dal bilancio annuale approvato dalla Consulta nazionale emergono dati contrastanti rispetto al passato, ma il presidente Luciano Gualzetti ha la spiegazione: l'accorpamento di molti istituti di credito ha creato una paralisi nell'operatività. «Stiamo dialogando con l'Abi per trovare una soluzione che conviene pure a loro»

di Luigi Alfonso

Un significativo calo del volume dei finanziamenti concessi con la garanzia dei fondi statali. Rispetto al trend osservato nel 2021, quando il graduale superamento della pandemia aveva portato a un livello di interventi paragonabile agli anni pre-Covid, questo è il dato più rilevante che emerge dal bilancio 2022 della Consulta nazionale antiusura “San Giovanni Paolo II”, approvato nei giorni scorsi. Nonostante il numero di persone che hanno richiesto assistenza ai Centri di ascolto sia rimasto stabile, tra il 2021 e il 2022 si è verificata una riduzione di quasi il 40% in termini di numero totale di interventi e di circa il 29% in termini di importo totale erogato. Il fenomeno ha colpito in particolare le Fondazioni di Sud e Isole (-37%, a fronte del -18,5% registrato mediamente al Centro e al Nord).

«Si tratta di un dato che ha un suo ragionevole perché», spiega Luciano Gualzetti, presidente della Consulta e della Fondazione San Bernardino di Milano. «Tentiamo sempre di prendere le persone sovraindebitate prima che si rivolgano al credito illegale. Si tratta di persone che non riescono ad accedere al credito perché non sono bancabili: a loro cerchiamo di offrire, là dove è possibile, un supporto economico attraverso le convenzioni bancarie in essere. Il prestito dev’essere risolutivo e deve comprendere tutti i debiti pregressi. Cerchiamo, insomma, di avere la ragionevole certezza che la persona possa restituire la somma prestata con la nostra assistenza e attraverso le nostre garanzie. Capita, però, che talvolta le banche rigettino le pratiche che presentiamo, anche se si va oltre la garanzia del 60-80% prevista solitamente dalle convenzioni: è accaduto persino quando abbiamo garantito il 100% del capitale da erogare».


«Ci sono regole nazionali e internazionali molto rigide, tuttavia stiamo cercando di sederci di nuovo al tavolo con i vertici dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, e fare con loro un nuovo ragionamento: ridefiniamo le convenzioni (e questo con i grandi gruppi lo stiamo facendo) e cerchiamo di andare oltre la semplice interpretazione tecnica«, spiega Gualzetti. «​Il senso del nostro intervento non è quello di fare business, non siamo un cliente come un altro. E le persone che rappresentiamo non sono clienti come altri. Tentiamo dunque di recuperare il senso di questa azione solidale e di cittadinanza, consapevoli che la banca non deve fare beneficenza ma anche che in queste operazioni ci siamo dietro noi, con le relative garanzie. Questo ragionamento era già complicato prima, a causa della crisi post pandemica, ma si è aggravata nel corso del 2022. L’anno scorso, infatti, molte convenzioni sono rimaste bloccate a causa di accorpamenti su larga scala di piccoli e medi istituti di credito. C’erano filiali che sono passate da un gruppo a un altro e, per un certo periodo, siamo rimasti in balia delle interpretazioni dei singoli direttori, con comportamenti completamente differenti da un territorio all’altro. Questo, di fatto, ha rallentato enormemente l’operatività, riducendo la nostra capacità di intervenire nelle erogazioni di mutui e finanziamenti. L’iter burocratico, con richieste di garanzie e documenti aggiuntivi, ha portato a mesi di ritardo nella chiusura delle pratiche di aiuto, compromettendo il ritmo del lavoro. Abbiamo dovuto affrontare il fenomeno del credit crunch (la stretta creditizia) e le difficoltà operative di alcune convenzioni bancarie, che in alcuni casi sono state addirittura sospese unilateralmente, a danno della Fondazione convenzionata. Abbiamo rappresentato la situazione all’Abi e ora cerchiamo di recuperare la piena operatività da parte nostra, perché poi ricade tutto sulle persone che assistiamo: si allungano i tempi, non arrivano le risposte e aumenta lo stress di chi deve fare i conti con i debiti. Agiamo nell’ottica della solidarietà ma anche per salvare delle persone che possono continuare a essere clienti delle banche. Se invece vengono espulse dal sistema bancario, faticano per anni a rientrarvi. Credo che arrivare a una soluzione condivisa sia interesse pure degli istituti di credito. Il diritto ad avere una dignità finanziaria è fondamentale in una società come la nostra: senza un conto corrente o una carta di credito, oggi non puoi fare niente».

Gli accorpamenti hanno caratterizzato soprattutto il riassetto bancario nel Sud Italia. Tuttavia, anche qui non mancano le eccezioni. La Fondazione antiusura Sant’Ignazio da Laconi di Cagliari, per esempio, è apparsa in leggera contrazione rispetto al 2021 in termini di erogazioni ma in linea per gli ascolti. Anzi, persino in controtendenza rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno, con un lieve incremento che si conferma per il 2023.

Ammontano a 5.480 gli ascolti e a 586 le posizioni istruite dalle 34 Fondazioni antiusura presenti in Italia che, nel corso del 2022, hanno erogato complessivamente 15 milioni 987mila euro a coloro che ne avevano fatto richieste e avevano tutti i titoli per averne diritto. In 27 anni di attività, le Fondazioni associate hanno effettuato in tutto 155.175 ascolti, istruito 23.629 pratiche ed erogato oltre 495 milioni di euro, in buona parte con garanzia dei fondi dello Stato (ne sono escluse soltanto tre Fondazioni: la Beato Cardinale Dusmet di Catania, la San Giuseppe Lavoratore di Lecce e la San Gaudenzio di Novara).

Dal bilancio al 31 dicembre 2022 della Consulta nazionale antiusura emergono anche altre curiosità. La Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura, che ha sede a Siena, svetta nettamente su tutte le altre. «I numeri sono decisamente elevati per questa realtà, che era e resta davvero unica, ma è una tradizione ormai consolidata da tanti anni», commenta Gualzetti. «Si spiega con il suo profondo radicamento in tutto il territorio regionale e la grande attività della Caritas. È un punto di riferimento che a suo tempo si è basato su una realtà come il Monte dei Paschi, dunque ben consolidata». Dal 1998 al 2022, la Fondazione toscana ha condotto 27.754 ascolti e garantito 2.437 erogazioni per poco meno di 122 milioni di euro.

L’accompagnamento competente garantito dai volontari delle Fondazioni antiusura, in diversi casi, ha consentito di risolvere i problemi degli utenti senza ricorrere a interventi finanziari. Discreti risultati si stanno raggiungendo sul fronte della prevenzione, attraverso interventi di educazione finanziaria in scuole, oratori, parrocchie e ogni luogo di socialità. Va poi precisato che le attività delle Fondazioni associate comprendono anche garanzie, sovvenzioni a titolo gratuito e beneficenze realizzate con fondi propri, oltre a programmi di educazione finanziaria e al risparmio, interventi per affrontare il sovraindebitamento ai sensi della legge n. 3/2012, attività di microcredito, consulenza e costituzione di parte civile nei processi per usura. Infine, per la prima volta, nel bilancio annuale della Consulta vengono riportate in modo specifico attività volte a contrastare il fenomeno dell’azzardo.

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