Non profit

Fondazione Pangea in Afghanistan: i progetti

Dal 2003 Pangea Onlus è presente in Afghanistan con un progetto di microcredito e la rete dei Centri Donna.

di Redazione

Progetto Jamila  Afghanistan – Kabul ?Jamila? è vedova con dei figli che non vanno a scuola, perchè l?istruzione costa troppo. Oggi affitta sedie alle persone del quartiere in occasione di matrimoni, anniversari, nascite, morti. L?affitto delle sedie è il mezzo per partecipare alla vita di quartiere e garantisce un buon reddito. Le sedie sono state acquistate con i soldi del microcredito che ha ricevuto dalla Fondazione Pangea Onlus.   ?Jamila?, vedova con tre figli, è dovuta andare  in ospedale perché malata di cuore. Il medico, sapendola molto  povera, non le ha fatto pagare la visita. Per dimostrargli gratitudine, ?Jamila? ha deciso di cucirgli un camice e di fargliene dono. La macchina per cucire, la stoffa, i fili, le forbici, il ditale, sono stati acquistati con i soldi del microcredito distribuito da Fondazione Pangea. Il dottore ha pubblicizzato la cosa e successivamente ?Jamila?, guadagnata la fiducia e la stima dei medici, è stata assunta presso l?atelier di sartoria dell?ospedale come responsabile. I medici ed altre persone hanno iniziato a commissionarle abiti tanto che ?Jamila? ha coinvolto in quest’attività anche la cognata e altre donne. A due anni dall?inizio del microcredito la vita di ?Jamila?è completamente cambiata: ha un suo negozio, manda i figli a scuola e può garantire a loro e a se stessa una vita dignitosa   ?Jamila?, sposata con 6 figli, un tempo era la fornaia del quartiere. La sua casa è stata bombardata agli inizi degli anni ?90 e lei cadde in disgrazia a causa della guerra. Oggi è riuscita, con l?aiuto dei suoi figli, a costruire una nuova casa trasportando pietra per pietra in cima ad una delle montagne che circondano Kabul. Il suo desiderio, finita la casa, era di ricominciare a fare la fornaia. Oggi ?Jamila? vende il pane alle donne che vivono sulla montagna come lei, i suoi figli vanno a scuola e dice che il suo pane è il più buono della città. Così come loro, molte altre ?Jamila? oggi a Kabul esistono attraverso le loro piccole attività economiche, avviate grazie al progetto di microcredito che la Fondazione Pangea ha iniziato nel 2003, in collaborazione con varie organizzazioni locali di donne. Il Progetto Jamila è un circuito di microcredito nell?area di Kabul a favore di donne estremamente vulnerabili, che frequentano o conoscono i corsi di formazione e di alfabetizzazione di organizzazioni non governative femminili locali. La novità consiste nel coinvolgere le associazioni locali femminili, formare per ogni organizzazione partner una donna responsabile del progetto di microcredito che possa collaborare con lo staff di Pangea e rivolgersi alle beneficiarie delle associazioni partner per offrire un servizio di microcredito. Le beneficiarie sono donne che hanno delle abilità professionali, ma non hanno alcuna opportunità di metterle a frutto. A tal fine le donne ricevono un piccolo prestito che restituiscono nell?arco di un anno e con il quale avviano un?attività economica Nel 2003 la maggior parte del lavoro è consistito nella formazione del personale che lavora per Pangea a Kabul, oltre che delle responsabili delle organizzazioni locali partner del progetto di microfinanza.   Nel 2004 abbiamo ampliato il nostro intervento coinvolgendo nuove organizzazioni femminili e Pangea ha distribuito 81 nuovi microcrediti per un totale di circa 10mila euro (circa 125 euro a testa). Bisogna inoltre aggiungere che nel 2004 sono stati avviati due centri di estetica parrucchiera da parte di 10 donne beneficiarie, che sommate alle altre, arriviamo a 91 beneficiarie e 12.000 euro circa di microcrediti distribuiti. Il tasso di restituzione dei prestiti è stato del 99%. Il terzo anno, 2005, abbiamo aggiunto una nuova ong a quelle partner e abbiamo distribuito altri 136 microcrediti per un totale di 20mila euro (circa 150 euro a testa) E? da notare come il prestito di anno in anno è cresciuto a causa della svalutazione della moneta e dell’inflazione galoppante. Il tasso di rimborso ammonta al 99%. Nel gruppo totale delle beneficiarie del 2005, 32 donne che avevano già preso il microcredito nel 2004 lo hanno rinnovato e hanno investito nella loro attività anche il risparmio accantonato, a prova della loro buona fede e del loro impegno. L?esperienza conferma che la metodologia del microcredito definita ?Solidarity Group Lending (SGL)?, ovvero concessione di credito e  raccolta del risparmio tra gruppi di donne, è  valida in questo Paese, e riteniamo possibile incrementare il numero delle beneficiare e migliorare la qualità del servizio che l?organizzazione locale offre. Le Ong partner traggono un enorme beneficio perché sostengono processi di consolidamento e sviluppo economico con piccoli quantitativi di denaro e offrono istruzione, educazione sanitaria, formazione professionale.   Pangea crede che sostenere il rafforzamento delle piccole economie domestiche, artigianali, dei vari nuclei familiari a partire dalle donne vuol dire contribuire a costruire un futuro diverso, di sviluppo e di pace. Progetto Don’t touch my sister Al fine di ampliare il lavoro a favore dello sviluppo e della partecipazione delle Donne alla vita e alla ricostruzione dell?Afghanistan, la Fondazione Pangea Onlus, grazie alla collaborazione di Breil, nel settembre 2004 ha avviato il progetto ?Centri Donna -Don?t Touch My Sister?. Tra settembre 2004 e marzo 2005 sono stati aperti tre centri in zone particolarmente disagiate di Kabul, allo scopo di garantire a donne indigenti, analfabete e senza alcuna capacità lavorativa, la possibilità di imparare a leggere, a scrivere e a far di conto, di ricevere un?educazione ai diritti umani, un?educazione igienico-sanitaria e una formazione professionale in diversi settori, quali la lavorazione delle pietre semipreziose, lavorazione della pelle, sartoria, estetista, con conseguente avvio alla microimpresa tramite la concessione di un microcredito. Ad aprile del 2006 il progetto arriverà al termine della sua prima fase, durata complessivamente 20 mesi. L?obiettivo prefissato era il coinvolgimento di 200 beneficiarie, in realtà ad oggi ne sono state coinvolte 383, ovvero quasi il doppio. Negli ultimi tre anni, per la prima volta nella storia dell?Afghanistan, le donne hanno avuto la possibilità di partecipare attivamente alla ricostruzione del loro Paese. Questo è stato reso possibile anche grazie all?intervento della comunità internazionale che ha sostenuto e continua a sostenere il processo di ricostruzione, non solo occupandosi delle infrastrutture, ma anche dell?aspetto sociale e intellettuale delle persone, che portano i traumi fisici e mentali di una guerra che dura da ventitre anni. La sensazione di sicurezza è per loro qualcosa da conquistare giorno dopo giorno, attraverso l?utilizzo di quegli strumenti di pace e sviluppo, che permettano di ricominciare in tutti gli ambiti della vita quotidiana. I Centri Donna e le attività che vi si svolgono rappresentano uno di questi tasselli importanti di rinascita vera. Donne che possono frequentare oltre ai corsi professionali, anche i corsi di diritti umani rappresentano un valore aggiunto all?interno della comunità di appartenenza e riescono a coinvolgere un numero sempre più ampio di uomini in questo processo di crescita.   Ottenere un diploma in uno dei Centri Donna rappresenta un primo importante traguardo per una ?nuova vita?. Partecipare ai corsi significa essere in grado di leggere, scrivere, fare di conto, e che si traduce,  a sua volta, in una maggiore capacità e possibilità decisionale all?interno della famiglia, ma anche in una  maggiore attenzione all?igiene personale propria e dei propri figli, oltre che della casa. Inoltre, grazie ai corsi di formazione sanitaria, sono ora in grado di sapere come comportarsi in caso di un malessere e di essere più consapevoli di sé e della propria sessualità.   Il contestp L?Afghanistan non è un luogo facile in cui lavorare, ma è sicuramente un luogo dove è fondamentale la presenza di Pangea perché si possa contribuire alla crescita e allo sviluppo del Paese attraverso le donne che lo abitano.  Per garantire un impatto duraturo dei nostri progetti sarà necessario proseguire l?attività intrapresa per un periodo di almeno altri cinque anni.  Durante l?anno e mezzo trascorso siamo riusciti a  porre le basi per  un?azione efficace, ma occorre qualche anno in più per creare educazione e sensibilità su tematiche quali i diritti umani, l?igiene, la salute e perché diventino durevoli nel tempo. Le direttrici dei Centri Donna, inoltre, hanno più volte espresso il loro auspicio che questo progetto prosegua. Ci hanno riferito che moltissime altre donne hanno il desiderio e la necessità di essere coinvolte nei programmi dei Centri. Oltre a questo, dato l?alto indice di frequenza quotidiana di Donne presso i Centri, le responsabili  vengono a conoscenza delle loro problematiche più intime e, dunque, si è evidenziata la necessità di  avviare un programma che faciliti l?accesso delle donne agli ospedali, soprattutto perché possano sottoporsi a regolari visite ginecologiche.    Le direttrici stanno cercando mercati di sbocco per i centri di produzione, ma occorre tempo perché si concretizzino. Una delle ipotesi più concrete è rappresentata dall?apertura di un punto vendita nel centro militare dell?ISAF, la forza di pace presente a Kabul. Hanno già fatto domanda per avere l?autorizzazione e hanno buone speranze che venga accetta. AWTVA, che ora conduce corsi di formazione professionale in sartoria, sta provvedendo a inserire le donne nel mercato del lavoro, mettendole in contatto con i negozianti dei maggiori bazar locali che vogliono acquistare i manufatti, ma perché arrivino ad avere richieste di sarte occorre migliorare la professionalità delle allieve e supportare la loro tenacia.   Lo stesso Ambasciatore italiano Ettore Sequi, estremamente entusiasta del progetto, vorrebbe esporre i prodotti dei Centri Donna all?interno dell?ambasciata italiana a Kabul.   L?entusiasmo e la forza di tutte le donne coinvolte, la luce che hanno negli occhi e la tenacia che ci mettono sono impagabili. Hanno lottato tutta la  vita per un Afghanistan diverso e oggi i Centri rappresentano un?oasi in cui i diritti sono possibili e l?istruzione non è un tabù; dove ognuna di loro può attivarsi per migliorare la propria situazione economica e familiare. Le donne afghane sanno che devono e possono fare ancora molto per risollevare la situazione del loro Paese. Conclusioni   ?Il Paese è completamente avvolto nell?oscurità tanto che la gente al di fuori nulla può vedere al suo interno; e nessuno osa entrarvi per paura delle tenebre. Ciò nondimeno, coloro che vivono intorno al paese sostengono di udire, talora, voci umane, e cavalli nitrire, e galli cantare, e che li, dunque, vive gente di qualche tipo, ma non sanno che tipo di gente sia.? Da i Viaggi di sir Jon Mandevile (c.a.1360 cap.28) Questo è ciò che, a quell?epoca, i viaggiatori dicevano dell?Afghanistan, oggi, lo stesso buio ci impedisce di vedere questo Paese così come molte altre realtà. Quando riesci a vedere oltre il buio allora, capisci che esiste un mondo molto più vasto di quanto immagini, che esistono uomini e donne ai quali viene negata la dignità e la possibilità di esistere. Pangea lavora e si adopera in Afghanistan perché questo non avvenga più. Perché uomini e donne possano tornare ad Esistere e crede che tutti insieme si possa fare, si possa dar loro questa possibilità.   Attraverso i Centri Donna, e grazie al supporto e al sostegno di tutti voi, Pangea sta dando vita a quello che  crediamo essere molto più di un progetto, sta dando la possibilità di esistere a delle donne, attraverso le quali intere comunità rinascono.    Immaginare l?Afghanistan non è facile, ma se si fa uno sforzo per percepire le tante piccole soddisfazioni che riempiono il cuore delle donne che fino a oggi hanno partecipato alle attività dei Centri Donna, si comprende che questo Paese merita di più. La sua popolazione non deve essere abbandonata e va supportata, per permetterle di lavorare e costruire una quotidianità tranquilla, in cui apprendere la pratica dello scambio, l?amicizia e lentamente l?emancipazione, la soddisfazione di potercela fare e poter vincere la scommessa contro la miseria, l?ignoranza e la guerra.   In un mondo che lascia poco all?immaginazione e al sogno, continuiamo a regalare ali alla speranza di queste donne e aiutiamole a realizzare i loro sogni!

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.