Economia

Fondazione Bracco partner del Quirinale per il restauro della Galleria Chigi

Per la prima volta nella storia un soggetto privato è partner della Presidenza della Repubblica per un progetto di restauro

di Redazione

Per la prima volta nella storia un soggetto privato è partner della Presidenza della Repubblica per un progetto di restauro nel cinquecentesco Palazzo del Quirinale. Grazie all’intervento della Fondazione Bracco, infatti, la Galleria Alessandro VII Chigi verrà restituita nella sua quasi originale decorazione, cosi’ come l’aveva concepita Pietro da Cortona nel 1565, prima che venisse alterata dagli interventi napoleonici del 1812-14.

I restauri, condotti dalla Soprintendenza Storico Artistica per il Polo Museale di Roma, sono stati presentati oggi al Quirinale. Si concluderanno alla fine di agosto e la riapertura al pubblico è prevista per settembre prossimo.

«Questa è la prima collaborazione tra pubblico e privato al Quirinale -spiega Diana Bracco, presidente della Fondazione- e siamo molto onorati di essere noi a sponsorizzare, con un impegno economico importante, 500mila euro in due tranche».

«L’idea della collaborazione è nata quattro anni fa -prosegue Diana Bracco- Con il Consigliere per la conservazione del patrimonio artistico della presidenza della Repubblica, Luis Godart, abbiamo lavorato in questi anni e siamo arrivati oggi al completamento dei lavori di questa magnifica galleria che fece da modello perfino a Versailles».

«Il finanziamento della Fondazione Bracco», ha sottolineato la soprintendente del Polo Museale Romano, Rossella Vodret, «è stato determinante per il restauro dell’ultimo dei tre ambienti in cui venne divisa la lunga (circa 65 metri) Galleria da Napoleone, la Sala degli Ambasciatori. La Vodret ha illustrato le tappe dell’intervento, spiegando che i lavori, fino ad ora, sono stati interamente finanziati dalla Soprintendenza per un importo complessivo di due milioni di euro.

Il restauro delle tre sale (Gialla, di Augusto o del Trono e degli Ambasciatori) che compongono la Galleria di Alessandro VII sono iniziati per caso, come ha ricordato la Vodret: «Si doveva rifare l’impianto elettrico nel rispetto della legge 626 e, togliendo le tappezzerie, sono venuti fuori i meravigliosi affreschi del ‘600, rimasti miracolosamente intatti».

I lavori furono eseguiti dall’artista toscano, «che», afferma la soprintendente, «secondo le fonti curò solo la regia ma alcune parti dei monocromi sono talmente belle che lasciano supporre un suo intervento diretto», tra il 1656 e il 1656, anni in cui a Roma infuriava la peste. Nella Sala Gialla verranno inoltre rimosse anche le decorazioni successive per riportare alla luce la parte alta del progetto di Pietro da Cortona. Ripristino che non è in programma invece nelle altre due sale.

Inoltre, non è in programma la rimozione dei due tramezzi napoleonici che hanno diviso la Galleria in tre ambienti. «Nel caso si prendesse in esame la possibilità di farlo», ha chiarito la Vodret, «bisognerà fare delle prove statiche, perchè dopo duecento anni la struttura potrebbe essersi assestata e ogni manimissione potrebbe comprometterla».

Per quanto riguarda infine altri interventi nel Palazzo del Quirinale, «stiamo recuperando il passaggetto di Urbano VIII», ha spiegato Godart, «dove abbiamo scoperto pitture anteriori a al papa Barberini, che risalgono a Paolo V Borghese e che abbiamo deciso di ripristinare integralmente. Inoltre», ha concluso, «è previsto un altro straordinario intervento della Soprintendenza nel complesso di San Felice, ex convento dove, grazie alla caduta di alcuni intonaci, abbiamo trovato affreschi quattrocenteschi, di epoca quindi anteriore al Quirinale». 

 


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