Salute

Fondazione Ant: «Quella sul Biotestamento è una legge necessaria»

La presidente Raffaella Pannuti spiega che «c’era bisogno di colmare le lacune giuridiche e sottrarre i medici dalle libere interpretazioni. L’impostazione di questo testo, che non parla di eutanasia e morte anticipata, è accettabile»

di Lorenzo Maria Alvaro

La proposta di legge sulle "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento sanitario", il cosiddetto biotestamento è stata approvata dalla Camera. Ora l’iter la porterà in Senato. Il testo, composto da sei articoli, si divide in due parti: una più generale sul consenso informato sui trattamenti sanitari e quella sulla compilazione delle Dat, attraverso le quali una persona potrà lasciare le sue volontà circa i trattamenti sanitari a cui essere sottoposto o da rifiutare quando non sarà più cosciente a causa di un incidente o una malattia. Il dibattito è molto acceso tra chi parla di un’apertura a pratiche eutanasiche e chi invece vede la legge come un grande traguardo per il bene dei malati. Per capire di cosa si sta parlando Vita.it ha intervistato Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANT Italia Onlus, associazione che dal 1985 a oggi ha assistito a domicilio, in modo completamente gratuito, 113.000 malati oncologici in 10 regioni italiane.


Qual è la sua opinione sul testo licenziato dalla Camera?
Credo che qualcosa bisognasse fare. Sono convinta che ognuno debba fare il porprio mestiere: i medici facciano i medici e i politici legiferino. Lasciare buchi e libere intrerpretazioni non va bene. Siamo felici che sia stata presa finalmente una decisione. Sarebbe stato meglio lasciare indietro gli schieramenti politici. In ogni caso è una legge che, se approvata, guarderebbe al bene dei malati.

Viene dato un grande peso al rapporto tra medico e paziente. È un bene?
È un punto importante perché il vincolo di fiducia tra medico e malato è un vincolo essenziale per la buona cura. Poi esistono le perosne che non possono decidere. Quindi anche qui è importante che il medico, attraverso il rapporto con i famigliari o le persone che hanno la responsabilità del trattamento, abbiano questo vincolo fiduciario.

Un altro punto discusso e centrale della ddl è quello che riguarda le Disposizioni anticipate di trattamento. Che ne pensa?
Per quanto riguarda il Dat credo che le persone possano esprimere un proprio parere. Su come questo vada fatto, visto che mancano i soldi per il registro nazionale e c’è l’idea che questi registri siano solo locali, si pone un problema.

Può spiegarsi meglio?
Secondo me ognuno è giusto che parli in basa alla propria esperienza. Da quello che mi dicono i nostri medici noi di Ant non abbiamo problemi di persone che chiedono di morire. Quindi nel nostro caso le regole sul fine vita non sono così stringenti. Chi si occupa di Sla o di malattie croniche degenaritive invece racconta un’altra realtà. Quindi credo quindi che il Dat si possa creare ma fatto salvo il vincolo di fiducia. Perché è certamente importante che le persone possano esprimere il proprio parere rispetto alle terapie che si trovano a dover affrontare. Ma anche che poi la scelta venga presa insieme al medico.

Quindi è una buona legge?
Come impostazione è accettabile. Non si affrontano, giustamente, temi come l’eutanasia o la morte anticipata.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.