Salute

Fondamentali i primi due anni per la prognosi

Lo afferma uno studio cofinanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e condotto da un gruppo di ricercatori italiani in collaborazione con ricercatori canadesi e tedeschi

di Redazione

Lo studio, cofinanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e condotto da un gruppo di  ricercatori italiani in collaborazione con ricercatori canadesi e tedeschi,  è stato pubblicato online sulla rivista scientifica Brain ed è in corso di stampa.
 
La prognosi a lungo termine dell’evoluzione della SM verso una forma progressiva sembra essere largamente determinata durante i primi due anni di malattia. La conferma arriva da uno studio cofinanziato dalla FISM – Fondazione italiana Sclerosi Multipla e  pubblicato recentemente online sulla rivista scientifica Brain. Lo studio è stato condotto dal dottor Antonio Scalfari dell’Imperial College di Londra  a cui ha collaborato il dottor Paolo Muraro, Professore Associato presso l’Imperial College di Londra, ed è stato coordinato dal Professor George Ebers dell’Università di Oxford in Inghilterra.

Il rapporto tra ricadute e disabilità irreversibile nella Sclerosi Multipla rappresenta un aspetto fondamentale della storia naturale della malattia con importanti ripercussioni sulla gestione terapeutica delle persone con SM a prognosi a lungo termine. “Questo risultato fornisce valide evidenze per migliorare la progettazione degli studi clinici, ed indica che la prevenzione o il ritardo dell’esordio della fase progressiva dovrebbe essere considerato obiettivo fondamentale delle terapie future” dichiara il Prof. Paolo Muraro membro del Comitato Scientifico della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e uno degli autori dello studio.

In questo lavoro gli autori dello studio si sono proposti di chiarire il rapporto tra attacchi infiammatori e decorso a lungo termine della SM analizzando il database di London Ontario (Canada) che rappresenta una delle più complete raccolte di dati clinici attualmente a disposizione. I pazienti sono stati seguiti per 28 anni (dal 1972 al 2000) permettendo di ottenere preziose ed obiettive informazioni sulla storia naturale della SM. Per lo studio in questione sono stati analizzati i dati di 806 persone con sclerosi multipla ad esordio remittente recidivante e sono state eseguite elaborate analisi statistiche focalizzate sul periodo antecedente all’esordio del decorso progressivo.

L’analisi ha confermato che un alto numero di attacchi nei primi due anni di malattia correla con una prognosi significativamente peggiore. Le persone che presentavano un maggior numero di  ricadute durante il primo ed il secondo anno dall’esordio hanno mostrato una più alta probabilità e tempi più brevi a passare a sclerosi multipla secondariamente progressiva e raggiungere alti livelli di disabilita’. L’effetto predittivo delle ricadute durante i primi due anni di malattia è probabilmente  dovuto all’interazione con meccanismi di natura degenerativa, implicati nell’esordio anticipato della fase progressiva e quindi responsabili dell’accumulo sostenuto di disabilità.

L’effetto predittivo delle ricadute è risultato limitato ai primi due anni di malattia. L’analisi ha dimostrato che il numero di attacchi dal terzo anno fino all’esordio della fase progressiva ed il numero totale di attacchi durante l’intera fase remittente recidivante non influenzano nè la probabilità di entrare nella fase progressiva di malattia, nè i tempi di conversione a sclerosi multipla secondariamente progressiva, nè i tempi di accumulo di disabilità permanente.

Gli autori hanno inoltre commentato: “La prognosi a lungo termine sembra essere largamente determinata durante i primi anni di malattia, lasciandoci concludere che le persone con SM dovrebbero ricevere terapie efficaci prima possibile per riuscire ad influenzare positivamente il decorso.” Persone con prognosi peggiore passano anticipatamente a SM secondariamente progressiva e pertanto raggiungono alti livelli di disabilita’ in tempi piu’ brevi. L’esordio della fase progressiva si conferma essere un evento chiave nell’accumulo di disabiltà irreversibile a lungo termine.

“La nostra Associazione  – AISM – impiega, da sempre, grandi sforzi nel finanziare la ricerca scientifica di base quale fonte di conoscenza irrinunciabile per lo sviluppo di strategie terapeutiche efficaci sicure e che è, al tempo stesso, il settore della ricerca più “povero di risorse per la scarsità di investimenti che riceve dalle istituzioni italiane e dall’industria – dichiara Mario Alberto Battaglia Presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla. – In particolare questo studio ci aiuta a capire i meccanismi che portano all’evoluzione della malattia verso le forme progressive, non solo per arrivare a rallentare la progressione della malattia ma anche migliorare la qualità di vita delle persone con SM”.

AISM con la sua Fondazione FISM sono i principali enti di riferimento che da anni finanziano, promuovono e indirizzano la ricerca scientifica in Italia e in sinergia con le Associazioni internazionali  e quelle nazionali di altri Paesi. Oggi i ricercatori italiani sono impegnati nello studio dei meccanismi della malattia, di terapie innovative, quali le cellule staminali, e nello sviluppo di tecnologie e strumenti per migliorare la diagnostica e il monitoraggio terapeutico nella SM, quali le neuroimmagini. Ma non solo, c’è anche un impegno costante di AISM e FISM per aumentare la qualità di vita delle persone con SM attraverso la ricerca riabilitativa e sociosanitaria con l’obbiettivo di migliorare il trattamento dei sintomi e l’approccio globale alla gestione della malattia.


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