Cultura

Folgorante Angela Carter, made in Usa sconosciuta

Recensione del libro "La bottega dei giocattoli" di Angela Carter.

di Domenico Stolfi

Angela Carter è stata una delle scrittrici più importanti della narrativa americana del dopoguerra. Eppure, da noi, che ingurgitiamo qualsiasi cosa made in Usa, è poco meno che una carneade. Peccato. Ora, però, grazie all?editore Fanucci che ha pubblicato il folgorante La bottega dei giocattoli (12,90 euro), c?è la possibilità di godere appieno del talento visionario della scrittrice. La Carter mette in scena un gruppo di strani personaggi, grotteschi e inquietanti nella loro eccentricità: c?è l?adolescente Melanie che, nella solitudine della sua stanza, avvolge il suo giovane corpo in tende di rete, immaginando di posare per Toulouse Lautrec e Cranach. Ci sono i fratelli di Melanie: Jonathon, dedito a occupare tutto il suo tempo nella costruzione, perfetta fino alla maniacalità, di modellini di barche, e la piccolissima Vittoria, divoratrice indefessa di caramelle e cioccolatini. La galleria continua con la dolce Margaret, costretta dal sadico marito a indossare un sontuoso collare d?argento, costruito da lui stesso, che le impedisce di muover la testa. E poi c?è lui, Philip, artigiano geniale, demiurgo d?una collezione di manichini di legno, proiezioni perfette della sua morbosa follia. E nella bottega dei giocattoli di Philip, la Carter anima una danza macabra d?incesti, deliri e violenze che mimano le fiabe dei Grimm, aggiornate però con le fantasie più perverse d?un secolo, il Novecento, che in fatto di crudeltà ha raggiunto forme d?inaudita raffinatezza diabolica.


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