Niente più manciate di pillole da assumere più volte al giorno, con conseguente caduta della qualità della vita e giornate scandite dai trilli della sveglia: è la rivoluzione che si prospetta ai pazienti con Hiv grazie alla terapia antriretrovirale in monosomministrazione Atripla (una sola pillola, una volta al giorno). Secondo i primi risultati dello studio italiano Adone, Atripla permette una migliore aderenza alla terapia e, nel contempo, il mantenimento della risposta immunologica.
In Italia da alcuni mesi, Atripla è frutto di una partnership tra Bristol-Myers Squibb e Gilead Sciences e associa in un’unica compressa tre molecole anti Hiv di efficacia provata. Risultato: è più facile seguire la terapia antiretrovirale, che per sua natura deve rispettare precise modalità di assunzione dei farmaci: «Oggi almeno il 30% dei pazienti in terapia tradizionale devia dalle modalità corrette», dice Andrea Antinori, direttore del dipartimento Inmi dello Spallanzani di Roma. Lo studio italiano Adone, ancora in corso, analizza l’effetto della semplificazione della terapia coinvolgendo 203 pazienti già in cura con i singoli componenti di Atripla e passati poi alla «pillola unica”. «I risultati mostrano vantaggi sia nella continuità che nella soddisfazione del paziente», sottolinea Franco Maggiolo, dell’Unità malattie infettive degli Spedali Riuniti di Bergamo. In passato un altro studio, condotto su 300 pazienti, non aveva registrato nessun fallimento da parte dei malati. «Le terapie in monosomministrazione migliorano la qualità di vita perché il paziente va in ospedale solo quattro volte l’anno», afferma Adriano Lazzarin della Divisione malattie infettive del San Raffaele di Milano. «Inoltre diminuiscono gli effetti collaterali e fanno evolvere il reinserimento sociale».
In Italia si registrano 4mila nuovi casi di infezione da Hiv l’anno, che si aggiungono a un bacino di 120mila sieropositivi, spesso inconsapevoli.
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