Che valore hanno gli indicatori per aiutare le politiche ambientali?
Gerelli: Scopo delle politiche ambientali è proteggere, o ?risparmiare?
risorse scarse (ozono stratosferico, mare pulito) che non hanno un prezzo di mercato che aumenta per segnalarne la scarsità e razionarne l?uso quando se ne accresce la scarsità. Si inventano indicatori fisici per valutare la disponibilità di queste risorse.
Wackernagel: Enorme. Ci consentono di fissare obiettivi di miglioramento ambientale e, soprattutto, di quantificarli. Senza indicatori specifici, mancherebbe l?accountabilty perché non si può monitorare un cambiamento o il raggiungimento di un obiettivo se prima non lo si è quantificato.
Il metodo dell?impronta ecologica è utile come indicatore
delle performance di sviluppo sostenibile?
Come altri metodi, anche quello dell?impronta si basa sull?estrapolazione di trend passati. Questo approccio è corretto come base di previsione del futuro, ma i risultati dipendono dalle ipotesi alla base delle estrapolazioni.
Misuracome consumiamo il ?capitale naturale?: la terra, insomma, o la biosfera. È l?unico strumento che risponde a domande per cui anche il Pil è inutile: quante risorse abbiamo ancora rispetto a quelle che abbiamo già usato.
Quali sono i difetti di calcolo dell?impronta?
Come tutte le proiezioniecologiste, le estrapolazioni sul consumo delle risorse si fondano sulla sottovalutazione del progresso tecnico e della capacità di reazione del sistema socioeconomico. In realtà, mercato e tecnologia, se ben guidati, conducono a risultati positivi, differenti da quelli che deriverebbero dalle estrapolazioni ?neutrali? dei trend passati. Per quanto riguarda l?inquinamento, basti pensare alla riduzione delle emissioni di anidride solforosa negli ultimi 30 anni. Ciò non significa che i problemi di inquinamento siano risolti. Vuol dire però, lo ripetiamo, che mercato e tecnologia, se ben guidati, producono effetti positivi.
I calcoli non sono perfettie, anche se c?è un continuo miglioramento, potrebbero non esserlo mai. Di fatto, però, è così anche per il Pil: non dà certezze assolute, ma continuiamo a usarlo come indicatore perché è uno dei migliori che abbiamo. Proprio come quando abbiamo iniziato a studiare le stelle, usavamo telescopi che non erano perfetti. Più si prosegue nella ricerca, più l?indicatore migliora. Allo stato attuale delle cose, l?impronta ecologica è lo strumento migliore che abbiamo e che ci avverte di un grave problema: la nostra domanda di risorse naturali è il 25% più grande delle risorse che si possono rigenerare.
Cosa suggerisce l?impronta ecologica
per un eventuale mutamento di approccio all?economia?
Ogni realistica valutazionedella situazione ambientale suggerisce l?attuazione di politiche ambientali più efficienti e rigorose, anche per quanto riguarda nuove forme di inquinamento, quali le polveri sottili. Sarebbe anche utile ed efficace adottare più largamente strumenti economici che simulano i prezzi di mercato per tutelare risorse ambientali: ad esempio il pedaggio urbano per ridurre inquinamento e congestione, come realizzato con successo a Londra.
Insegna a gestirenel modo migliore il patrimonio ambientale che abbiamo a disposizione. A capire che il debito ecologico è grave quanto quello economico. L?impronta ecologica serve per guardare il mondo in maniera più completa: indicatori come il Pil e la disoccupazione non bastano più per indicare nuove strategie economiche che oggi devono fare i conti con l?ambiente e lo sfruttamento delle sue risorse. Dobbiamo ammettere che siamo diventati troppo grandi e troppo inquinanti.
Quali sono i suggerimenti che essa fornisce ai politici?
Migliorare l?efficienzanell?utilizzo delle risorse, ridurre il divario nei consumi dei Paesi ricchi e poveri, controllare la crescita della popolazione e gestire gli ecosistemi: obiettivi condivisibili. Tanto validi che giudichiamo una felix culpa l?esagerazione delle previsioni negative sul futuro stato di salute della Terra. Il famoso rapporto del 72, I limiti dello sviluppo, contiene previsioni errate perché non considera il progresso nel settore produttivo, eppure è ancora giudicato ?oro colato?. Se, per risvegliare le coscienze, serve essere ?right for the wrong reasons?, tolleriamo qualche esagerazione.
Tramite l?improntasi scopre quante risorse ci siano e come possiamo usarle. È come sapere quante tasse pagano i contribuenti e decidere se usarle per costruire scuole, parchi o aeroporti. Ma bisogna anche sapere quando i contributi finiscono o quando le spese superano la capacità di produrre denaro per evitare di indebitarsi con conseguenze economiche disastrose. L?impronta ecologica dice quando stiamo usando più risorse di quelle che abbiamo a disposizione. Per questo tanti governi, e anche tante città italiane, si sono messe a misurare la loro impronta ecologica.
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