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FOCUS biblioteca sanitaria

di Redazione

Gli aiuti, soprattutto sanitari, ai Paesi poveri sono sempre buoni e giusti? Non è scontato. Chi definisce i bisogni dei “bisognosi”? Chi orienta gli approcci e le scelte, in un mondo in cui l’azione umanitaria sembra aver preso il sopravvento su qualunque intervento preventivo? Come valutare l’impatto e l’efficacia degli interventi in campo sanitario? E infine, che ruolo svolgono i governi dei Paesi poveri?
Con il volume Salute globale e aiuti allo sviluppo (Edizioni Ets) l’Osservatorio italiano sulla salute globale – che riunisce un gruppo di medici italiani della sanità pubblica e attivisti in campo medico – cerca di affrontare questi temi, focalizzando lo sguardo su una questione di punta nell’agenda politica internazionale: la salute dei Paesi in via di sviluppo e gli interventi della cooperazione in ambito sanitario. Oltre a illustrare con dati aggiornati le condizioni dei molti Paesi in cui il diritto alla salute è negato, e alcuni dei fattori principali che determinano le violazioni del diritto alla salute, il libro analizza con occhio critico le politiche di assistenza sanitaria dei Paesi donatori, cercando di rappresentare le diverse filosofie – e talora gli interessi – cui sono ispirate.
Si può in effetti aiutare in diversi modi. Orizzontalmente, avendo come obiettivo il rafforzamento dei sistemi sanitari faticosamente costruiti nei Paesi poveri in cui si interviene, oppure verticalmente, mobilitando risorse per iniziative su singole malattie e determinando talora una distrazione degli sforzi verso le priorità definite dai Paesi donatori. Sul tema si dibatte da molto tempo in ambito internazionale, nel momento in cui il settore privato e i finanziamenti delle fondazioni giocano un ruolo sempre più determinante nelle politiche dell’aiuto, specialmente nel campo della salute. L’Osservatorio italiano sulla salute globale «spera che il volume possa fornire un utile strumento per un ruolo efficace dell’Italia, quest’anno presidente di turno del G8».

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