Famiglia

Focus analgesia epidurale

di Redazione

Partorire senza dolore. È un diritto. Sancito dal decreto del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008, che ha inserito l’analgesia epidurale nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Tuttavia sono ancora pochi gli ospedali in Italia che lo garantiscono: solo 16 strutture pubbliche o convenzionate su cento. Dove il servizio è garantito in modo gratuito e continuativo, la richiesta arriva da una media del 90% delle partorienti. Il problema è che non tutte le Regioni hanno stanziato fondi adeguati. Tra le più virtuose si trovano Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Questo il quadro emerso dal convegno «Il dolore femminile – Partorire senza dolore» tenutosi a fine febbraio a Roma con il patrocinio di Cittadinanzattiva.
L’importanza di questa tecnica, che allevia il dolore nelle diverse fasi del parto, è stato sottolineato dai relatori. L’Italia, oltretutto, è all’avanguardia negli sviluppi tecnici dell’analgesia epidurale, come ha spiegato Giorgio Capogna, presidente del Comitato scientifico per l’anestesia ostetrica – Società europea di anestesiologia e primario di Anestesiologia e rianimazione – Gruppo Garofalo, che ha ricordato anche che l’Italia èstato il primo Paese in Europa a introdurre la nuova tecnica Pieb associata alla Pcea. Tra chi si muove affinché il parto in analgesia diventi un diritto effettivo vi è Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna che, dallo scorso anno, ha posto come requisito fondamentale per ottenere tre bollini rosa nel progetto «Ospedale Donna» (valutazione delle strutture women friendly) la presenza, come possibilità gratuita, del parto in analgesia epidurale. L’Aipa – Associazione italiana parto in analgesia ha attivato una raccolta firme «per far sì che tutti gli enti ospedalieri siano indotti dal ministero della Salute ad accogliere la richiesta delle donne partorienti alla scelta della partoanalgesia», afferma Paola Banovaz, presidente Aipa.


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