Welfare

Foà, quell’innovatore al di là delle sbarre

Lo psicologo aveva inventato un metodo che sarà esportato in tutta Italia.

di Redazione

Il 15 febbraio scorso a Milano è tragicamente scomparso all?età di 58 anni Dario Foà, medico e psicologo, responsabile del Servizio area penale e carceri dell?Asl Città di Milano. Pochi giorni prima il Dap – Dipartimento di amministrazione penitenziaria aveva varato il progetto Dap prima proprio sul modello inventato da Foà. Un riconoscimento a un?intuizione nata nel 1997 e denominata La cura vale la pena, che consente ai tossicodipendenti arrestati in flagranza di reato e processati per direttissima di evitare il carcere e intraprendere un percorso di recupero presso i servizi pubblici o le comunità. Adesso l?idea di Foà verrà replicata a Padova, Reggio Calabria, Roma e Catania. Il dottor Dario Foà, direttore del Servizio area penale e carceri dell?Asl Città di Milano, ci ha lasciati, ma non ci ha lasciati vuoti o nel vuoto. L?eredità che ci impegniamo a raccogliere e, per quanto sarà possibile, a implementare ed espandere, è costituita da un patrimonio di idee e di soluzioni operative che ci costringono, attraverso la forza della loro credibilità e attualità, a rideclinare programmi e smuovere inerzie. Il dottor Foà si muoveva ?a tutto campo?, in una realtà in continuo movimento e sommovimento: quella della tossicodipendenza, occupandosi in modo specifico di quella parte della popolazione giovanile che subisce l?esperienza del carcere, luogo in cui, al di là degli interventi riabilitativi previsti dalla legge penitenziaria, si potrebbero rinforzare pensieri e comportamenti devianti contro i quali è arduo organizzare manovre di contrasto efficaci. Foà ci ha consegnato idee ed operatività di alto contenuto. Non si accontentava di intervenire nella sola direzione del mantenimento di quanto già presente e offerto in ambito sia legislativo sia delle politiche territoriali a favore della tutela e promozione della salute pubblica. Credeva fortemente nella possibilità di proporre nuove soluzioni per vecchi problemi. I suoi collaboratori lo seguivano lungo queste direttrici perché motivati a collaborare a progetti di ampio respiro e intenti pionieristici. Paziente, riservato, tollerante nei confronti di chi si poneva in contrapposizione, minuzioso nel discutere ed esaminare i problemi, ?covava? a lungo le idee nella mente tanto da proporre, a volte, sviluppi imprevedibili. Non sarà compito facile continuare sulla strada da lui tracciata, tale è la qualità e quantità degli interventi già in atto o in fase di concretizzazione o riattualizzazione. Ma la decisione di proseguire per quella via si avvalora anche della convinzione più volte dichiarata dal dottor Foà che è tempo di rinunciare agli abiti mentali ormai logori a cui è ancora tenacemente legata una grande parte della società, a favore di nuovi paradigmi progettuali e di intervento, nei quali le sue idee possano restare vive e operanti. Oltre all?attività più strettamente specifica all?interno della Casa circondariale di San Vittore e presso le sedi del Tribunale di Milano che ha dato il ?la? al progetto Dap prima vogliamo ricordare le seguenti iniziative diventate realtà grazie alle intuizioni di Foà. All?istituto penale per minorenni aveva promosso l?Area Minori destinata alla riabilitazione e al recupero dei minori in caso di tossicodipendenza accertata. Progettare il Fuori presso le carceri di San Vittore e Bollate guida il reinserimento nei servizi territoriali e sul lavoro dei detenuti. Significativo anche il progetto Relais, cui ha collaborato anche il Museo della scienza e della tecnica fornendo gli spazi per la cosiddetta Sala Verde, grazie al quale i figli dei detenuti possono incontrare i loro genitori in una sala esterna alle mura del carcere di San Vittore.


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