Formazione

Flavio Lotti: “Affidarsi alle armi è il suicidio della politica”

Domenica 24 aprile parte una PerugiaAssisi straordinaria: "Fermatevi, la guerra è una follia”. «Ogni giorno che passa, lo scontro s’innalza e la guerra diventa più disumana e cieca distruggendo ogni residuo spazio di pace», dice il coordinatore del Comitato promotore della Marcia. «Ma la pace è una questione di responsabilità politica, e i Governi devono farsene carico»

di Anna Spena

Non era in programma per l'edizione 2022, ma invece la marcia della Pace PerugiaAssisi si farà. «Abbiamo deciso un mese fa di organizzarla», dice Flavio Lotti, Coordinatore del Comitato promotore della Marcia PerugiAssisi. «Lo abbiamo deciso sotto la pressione delle bombe e abbiamo registrato oltre 700 adesioni di gruppi di associazioni, enti locali, scuole università e migliaia di singoli cittadini e famiglie».

"Fermatevi, la guerra è una follia" è il tema della marcia prevista per domenica 24 aprile. L’appuntamento è fissato alle 8.30 del mattino a Perugia, ai Giardini del Frontone. L’arrivo è previsto ad Assisi alle 14.00 nella Piazza inferiore di San Francesco. Interverranno, tra gli altri, i giovani in servizio civile, i Rettori delle università italiane, i rappresentanti di 150 enti locali, Cecilia Strada, Responsabile comunicazione ResQ, Alex Zanotelli, missionario comboniano, Aluisi Tosolini, Dirigente Scolastico, Coordinatore della Rete Nazionale delle Scuole di Pace, Elisa Marincola, Portavoce Articolo 21.

«È una marcia che facciamo insieme a papa Francesco», continua Lotti. «Raccogliamo il suo grido “fermatevi, la guerra è una follia”. Un’iniziativa concreta in risposta all’appello che proprio il Papa ha lanciato la domenica di Pasqua: impegniamoci per la pace, promuoviamola. Ogni giorno che passa, lo scontro s’innalza e la guerra diventa più disumana e cieca distruggendo ogni residuo spazio di pace. Per questo ripetiamo che va fermata subito».

“Nessuno si rassegni alla guerra e alla corsa al riarmo! Nessuno si pieghi alle leggi della violenza. Nessuno ceda alla logica amico-nemico. Risolviamo i problemi che non abbiamo ancora voluto affrontare nel rispetto del diritto internazionale. Basta con la propaganda di guerra!”, si legge nel manifesto dell’iniziativa. “Siamo solidali con gli ucraini e con tutte le vittime di tutte le guerre dimenticate che continuano a insanguinare il mondo. Con i russi che si oppongono alla guerra, con chi è costretto a farla e con le vittime della persecuzione anti-russa. Con tutti i bambini e le bambine, le donne e gli uomini di ogni età che pagheranno le dure conseguenze della guerra, in Italia e nel resto del mondo”.

Ma che cos’è il pacifismo oggi?
Oggi può essere tante cose. Ma più che pensare al pacifismo oggi dobbiamo diventare “costruttori di pace”. Questo è il tempo in cui non dobbiamo solo chiedere la pace, ma farla in prima persona.

Come?
Ci sono ruoli e responsabilità diverse. I governi sono i responsabili della pace nel mondo. Ma hanno già ampiamente dimostrato di non esserne capaci. Poi ci sono le nostre responsabilità, quelle di cittadini e cittadine. La pace, o meglio la costruzione della pace, non può essere un’utopia, un desiderio, un auspicio. La pace è una cosa concreta come la responsabilità di costruirla.

Una cosa concreta che si vede poco
Oggi c’è molto meno di ieri. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina rischiamo una catastrofe mondiale e nucleare. Ma la pace non c’è neanche quando vengono negati i diritti fondamentali delle persone, del lavoro, della salute, dell’educazione, il diritto all’acqua pulita…Quando i diritti vengono ignorati o negati la pace non ci può essere. Per questo dico che bisogna costruirla, per questo non parlerei di pacifisti o pacifismo ma proprio di costruttori e costruttrici di pace.

Ma come le diamo oggi un corpo? Qualcosa che non sia solo contrapposto alla guerra. Come spieghiamo che la pace non è solo l’assenza della guerra
Siamo impegnati da decenni nel difficile sforzo di dare una sostanza positiva alla pace. È vero, esiste anche una “pace negativa”. La pace è negativa quando la facciamo esistere solo in antitesi alla guerra, quando la definiamo solo come il suo contrario. Quella i cui abbiamo bisogno è la pace positiva, quella definita dall’articolo 28 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La pace è vita. E la cura della vita è pace. Cura è dunque il nuovo nome della pace. Aver cura vuol dire avere a cuore. Ogni atto di cura, per quanto piccolo, contribuisce alla costruzione della pace. La pace positiva è dunque un modo di vivere insieme agli altri, nel rispetto della dignità e dei diritti umani di ciascuno, in armonia con la natura, gli animali e l’ambiente che ci circonda. Noi facciamo pace quando scegliamo la collaborazione al posto della competizione, quando scegliamo la cooperazione al posto della concorrenza all’avversario. Arriviamo alla pace ogni volta che costruiamo occasioni di dialogo. Che cos’è la pace in tempo di guerra? Promuovere il dialogo e non le bombe, smetterla di buttare benzina sul fuoco.

In che senso?
L’Ucraina è oggi il campo di battaglia ma lo scontro è mondiale e coinvolge Stati Uniti, Cina, ovviamente la Russia che è il Paese aggressore. Ma quello che succede in Ucraina da otto anni è una guerra che in un modo o nell’altro le grandi potenze hanno alimentato. La responsabilità principale è certamente della Russia che sta commettendo crimini contro l’umanità, ma la responsabilità è anche degli altri Paesi che avrebbero potuto e dovuto evitare l’escalation. Ogni giorno che passa è una strage in più, strage su cui dobbiamo intervenire. Non dobbiamo chiedere agli aggrediti di arrendersi, certo che hanno il diritto di difendersi, di resistere e noi abbiamo il dovere di aiutarli. Ma se gli diamo le bombe, li aiutiamo? Negli ultimi due mesi è aumentata la quantità di armi che i Paesi occidentali hanno fatto arrivare in Ucraina, qual è stato il risultato? A me pare di avere davanti solo una guerra più selvaggia, cieca e disumana. Abbiamo salvato delle vite con queste armi? La guerra si deve fermare con la politica, e quando la politica delega alle armi il suo compito commette un suicidio.

Credit Foto Avalon/Sintesi

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.