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Fiumi e laghi invasi da specie e aliene. È l’ora di rinaturare

Denuncia del Wwf Italia: il 62% dei pesci nei nostri corsi e specchi d'acqua è alloctono, come pesci siluro di oltre due metri e lucioperca introdotti nel Po. E non mancano anfibi e crostacei. Solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi è in un “buono stato ecologico”. Dal Pnrr risorse per cominciare a riequilibrare, paretendo dal più grande corso d'acqua italiano

di Barbara Marini

Una specie alloctona in biologia è una specie che a causa dell’intervento dell’uomo vive in un ambiente non suo naturalmente e si riproduce in un nuovo sistema. La rinaturazione è il processo per cui si interviene per ripristinare un ambiente naturale degradato per riportarlo alle sue origini e ristabilire un equilibrio in cui possa rivivere.

Potremmo dire che la specie alloctona e la rinaturazione sono l’introduzione del danno e il tentativo del porvi rimedio.

Ebbene il 62% dei pesci presenti nei nostri fiumi e laghi è rappresentato da specie alloctone. Pertanto, i pesci come l’Alborella, la rovella, il triotto, il vairone italico e ancora, barbo canino e tiberino, savetta, lasca, trote mediterranee (Salmo ghigii e Salmo cettii), carpione del Garda, carpione del Fibreno, trota marmorata, rischiano la sopravvivenza o sono già state sopraffatte dai pesci “alieni”.

Wwf definisce la situazione dei pesci d’acqua dolce, “disastrosa: su 152 specie attualmente censite solo il 38% sono autoctone e spesso in uno stato di conservazione inadeguato: circa la metà di queste specie è a elevato rischio di estinzione (48%), un tasso ben più alto degli altri vertebrati: anfibi (36%), rettili (19%), uccelli (29%) e mammiferi (23%)”.

La biodiversità delle nostre acque interne è fortemente compromessa a causa di un’aggressione a tutto campo che ne ha compromesso gli equilibri e ha reso questi ambienti estremamente vulnerabili. Le cause sono umanissime: canalizzazione dei corsi d’acqua, dragaggi negli alvei, occupazione delle aree naturali di esondazione, distruzione delle fasce ripariali naturali, interruzione della continuità a causa di sbarramenti, traverse e dighe, fino agli eccessivi prelievi d’acqua, inquinamento, introduzione di specie aliene. E su questa ultima, Wwf chiede quindi a gran voce che si smetta di inserirle nei nostri fiumi che dal 2019, su spinta di associazioni di pesca sportiva, hanno introdotto talmente tante varianti da compromettere la biologia dei fiumi e dei laghi, solo per la gioia di pescare un siluro!


Commenta infatti il responsabile acque Wwf Italia (cui si devono le foto di questo servizio, ndr) Andrea Agapito Ludovici: “Introdurre siluri, provenienti dall’est Europa, che sul Po ormai superano i 2 metri, o trote iridee, o lucioperca piuttosto che molte altre specie aliene, rappresenta – una catastrofe ecologica che non fa e non ha fatto altro che peggiorare la situazione, già drammatica, della biodiversità nelle acque dolci. Del resto il contrasto alle specie invasive è ormai una priorità anche per l’Unione Europea che con il Regolamento n. 1143/14 ha introdotto misure di prevenzione e lotta alle specie invasive di rilevanza unionale”.

Wwf ha provveduto attraverso una nota a denunciare lo stato delle acque – solo il 43% dei fiumi è in un “buono stato ecologico”, come richiesto nella Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), mentre i laghi sono appena al 20% – alla Conferenza Stato Regioni del Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie, alla Direzione generale patrimonio naturalistico e mare del ministero della Transizione ecologica – Mite e alla Direzione generale degli affari generali e delle risorse umane e per i rapporti con le regioni e gli enti territoriali del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali – Mipaf per invitare gli enti preposti e le Regioni, al fine di desistere dall’autorizzare nuove immissione di specie alloctone, e a impegnarsi, invece, in progetti di riqualificazione degli ambienti fluviali come richiesto espressamente nella Strategia Europea per la biodiversità.

Al danno segue altro danno, per via della siccità e delle mancate precipitazioni.

Ecco allora che la rinaturazione diviene la priorità come azione di riqualificazione, come richiesto dalla Strategia Europea per la Biodiversità, riproponendo con più forza e in tutta la penisola progetti come quello per la “rinaturazione del Po” (progetto da 357 milioni inserito nel Pnrr proposto al ministero della Transizione Ecologica da Wwf e Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei Affini – Anepla di Confindustria per contribuire entro il 2030 alla riqualificazione dei 25.000 km di fiumi in Europa come richiesto dalla Strategia Europea per la Biodiversità.

Rinaturare, rimediare, rigodere della natura.

Nella foto in apertura, un gambero della Lousiana (Wwf/Andrea Agapito Ludovici)

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