Sostenibilità
Fiume Po, la rinascita è possibile
Un fiume più naturale e una gestione di più ampio respiro: un rapporto di WWF e CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale)
di Redazione
Non tutto è perduto per il maggiore fiume italiano, che versa ormai da anni in gravi condizioni di salute. E’ quanto afferma il rapporto “La rinascita del Po. Una proposta per il più grande fiume d’Italia” presentato da WWF e CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale) in occasione del IV Convegno Internazionale sulla Riqualificazione Fluviale organizzato dal CIRF con la partecipazione tra gli altri di WWF, FAO e UNESCO, che ha visto il coinvolgimento di centinaia di ricercatori, tecnici e amministratori pubblici da tutto il mondo.
La ricetta? Innanzitutto la “rinaturazione” del fiume, riforestando le sponde, ripristinando le aree naturali di esondazione, rimuovendo canalizzazioni e strutture artificiali obsolete che ne hanno compromesso funzionalità ed equilibri, operazione fondamentale per ridurre il rischio idrogeologico e migliorare la qualità delle acque. E poi una gestione del fiume a livello di bacino, che superi e coordini gli interessi spesso contrastanti delle regioni o dei diversi usi dell’acqua, con l’obiettivo ben puntato sui vantaggi ambientali, economici e sociali che derivano da un fiume più naturale.
Le condizioni critiche del Po sono ormai ampiamente riconosciute: dal degrado generale degli ambienti naturali all’inquinamento delle acque, dal dissesto idrogeologico alla diffusione di specie aliene pericolose soprattutto per la biodiversità locale, dall’ingresso di acqua salata dal mare (in questi ultimi 4-5 anni ha superato i 25 chilometri) alla competizione sempre più frequente negli usi dell’acqua (come tra settore idroelettrico e agricolo).
Il recente IV Congresso del Po ha sottolineato la necessità di porre la rinaturazione del bacino al centro della pianificazione territoriale, per motivi non solo ambientali ma anche economici, e il CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) ha da poco stanziato ben 180 milioni di euro per il progetto strategico “Valle del fiume Po” con l’obiettivo di migliorare le condizioni di sicurezza, potenziare la rete ecologica, promuovere la fruizione culturale e ambientale del fiume.
Ma sulla corretta utilizzazione di quei fondi pesano ancora gravi minacce come il progetto, di recente tornato in auge, di “bacinizzazione” del fiume attraverso la costruzione di opere artificiali come chiuse, dighe, traverse, massicciate, canalizzazioni a supporto della navigazione commerciale. Un’idea che in molte sedi viene spacciata per “riqualificazione ambientale” ma che, come mostrato da moltissime esperienze internazionali anche durante il Convegno di Venezia, avrebbe un impatto devastante sull’ecosistema del fiume, a fronte di benefici economici che restano tutti da dimostrare.
“L’evidenza dei processi di degrado ambientale e il ricorso a continui interventi ‘di emergenza’ non sistematici – dichiara Andrea Agapito Ludovici, responsabile Acqua del WWF Italia – hanno reso improrogabile la necessità di uscire dalle logiche di intervento fin qui adottate e di orientare le politiche di gestione del bacino idrografico su scenari strategici di ampio respiro. Il progetto ‘Valle del fiume Po’ è un’ottima opportunità che deve essere usata per affrontare in modo organico, integrato e partecipato le enormi criticità del nostro più grande fiume.”
“Rafforzare il ruolo dell’Autorità di bacino – continua Andrea Goltara, direttore generale di CIRF – realizzare interventi in cui la riqualificazione ecologica sia orientata anche alla riduzione del rischio idrogeologico, sostenere lo sviluppo e le aspettative locali attraverso un percorso partecipato, sono elementi fondamentali perché il progetto “Valle del fiume Po” diventi un grande piano per la riqualificazione ambientale e la valorizzazione sociale ed economica del più grande fiume italiano, anche in attuazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e della Direttiva sul rischio alluvionale (2007/60/CE).
La necessità di un approccio diverso e di un intervento urgente è stata ormai riconosciuta, anche se in modo non del tutto organico e con gravi ritardi, sia dalle Istituzioni che dal mondo tecnico-scientifico, incalzati anche dalle pressanti richieste derivanti dall’applicazione delle direttive europee in materia. WWF e CIRF chiedono pertanto che tutti gli Enti coinvolti agiscano concretamente in questa direzione e siamo disponibili a contribuire in ogni forma possibile ad un percorso che garantisca un futuro concretamente sostenibile per il bacino del Po.
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