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Fisco: Italia ultima in donazioni, colpa del sistema fiscale

C’è più generosità in Italia di quanta ne viene utilizzata, a causa di norme fiscali incapaci d’incentivarla con efficacia. Ricerca della Fondazione Agnelli

di Paul Ricard

C?è più generosità in Italia di quanta ne viene utilizzata, a causa di norme fiscali incapaci d?incentivarla con efficacia. Esiste un ricco potenziale di privati, anche semplici famiglie, pronte a sostenere il volontariato, la tutela dei beni culturali e ambientali, la ricerca medico-scientifica, le più svariate e benemerite iniziative sociali senza fini di lucro, ma è una ricchezza che non trova modo di esprimersi, rimane quasi mortificata. Tanto che nel mondo occidentale l?Italia è al fondo della graduatoria delle nazioni che sanno valersi di simili virtuose risorse. Negli Usa il valore complessivo delle donazioni dei privati a vantaggio del settore “no profit” rappresenta il 13 per cento delle sue entrate totali e in Spagna raggiunge il 14 per cento, mentre in Inghilterra si attesta al nove. In Italia invece solo il 3,3 per cento delle entrate delle Onlus è attribuibile ad erogazioni liberali stanziate da imprese e soggetti privati. Quanto la generosità privata italiana va per il 14 per cento a favore d?interventi ambientali, per il 7 per cento a vantaggio della cultura e delle attività ricreative, al settore dei servizi sociali e a quello della cooperazione internazionale. Ma solo il 2 per cento contribuisce alla sanità, mentre istruzione e ricerca scientifica attraggono l?1 per cento delle risorse. Ad a accertare il fenomeno è uno studio che Federico Revelli, professore di scienza delle finanze all?Università di Torino, esamina nel libro “Donare seriamente”, promosso ed edito dalla Fondazione Agnelli. In Italia su 100 euro finiti nelle casse di associazioni senza scopo di lucro, solo 3,3 sono stati offerti dagli italiani. Contro i 12,9 donati dai filantropi statunitensi, ma soprattutto i 18,8 degli spagnoli. La colpa? E? dell?assenza di adeguati incentivi alle erogazioni liberali. Domanda e risposta sono contenute nello studio “Donare seriamente ” presentato a Torino dalla Fondazione Giovanni Agnelli con un modello di defiscalizzazione della beneficenza “che sappia premiare chi dona di più e con costanza nel tempo”. Punto di partenza di Federico Revelli, autore dello studio e docente di Scienze delle finanze a Torino: “Le agevolazioni ci sono ma forse non sono giuste visto che il 50% degli italiani non ne conosce nemmeno l?esistenza”. In Gran Bretagna le donazioni dei privati (8,8%) sono completamente scaricabili dalla dichiarazione dei redditi. In Francia (7,5%) sono detraibili del 50%, fino al 6% del reddito imponibile. Negli Usa la legge prevede una deducibilità proporzionale al reddito, mentre in Spagna dal 10 al 20% a seconda dell?ente beneficiario. E in Italia? Nel migliore dei casi si arriva a detrarre il 19% della quota versata, fino a un massimo di 2 mila euro. Alla Camera è in discussione un progetto di legge che propone la deducibilità totale delle donazioni a organizzazioni senza scopo di lucro fino al 10% dell?imponibile. Ribadisce Gian Paolo Barbetta, Commissario dell?Agenzia per le Onlus: “Non donazioni spot, ma nel tempo”. E Filippo Mannucci, presidente di Mani Tese, associazione impegnata nello sviluppo del Sud del mondo: “Senza continuità i nostri progetti si fermerebbero a metà”.


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