Nordafrica

Memorandum Ue – Tunisia: un accordo contro i diritti umani

L’Europa e l’Italia l’hanno presentato come un nuovo “modello per il Nordafrica” con investimenti su giovani, energia pulita e supporto per lo sviluppo economico del Paese. Ma questo accordo di virtuoso non ha niente: calpesta i diritti umani dei migranti e impedisce a persone in fuga da guerre e persecuzioni di arrivare in Europa. L’abbiamo già visto con la Libia: esternalizzare le frontiere non è la soluzione

di Anna Spena

Credit: Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

La premier italiana Giorgia Meloni, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte, il 17 luglio sono arrivati in Tunisia per incontrare il presidente del Paese Kais Saied e firmare il Memorandum Ue – Tunisia
Un accordo presentato come un “modello per il Nordafrica”, un modello che di virtuoso però non ha davvero niente, semmai imita un altro Memorandum ancora, quello Italia – Libia, a causa del quale abbiamo perso il conto delle persone morte durante la traversata del Mediterraneo Centrale e delle violenze che vengono sistematicamente esercitate sui migranti bloccati nel Paese. Ora il Memorandum di Cartagine andrà ratificato dai 27 Paesi dell’Unione. Ma trasformare la Tunisia nella nuova Libia non è la soluzione alla questione migratoria. Se l’accordo verrà approvato,  Bruxelles stanzierà 150 milioni di euro per il sostegno del bilancio tunisino e 105 milioni come supporto al controllo delle frontiere.

Che dice il Memorandum Ue – Tunisia?

L’ accordo si basa su cinque pilastri chiave: supporto da parte dell’Ue per lo sviluppo dell’economia del Paese; opportunità per i giovani tunisini e uno stanziamento di 65 milioni di euro per le scuole; commercio e investimenti; transizione energetica verde e non per ultimo immigrazione
«Bisogna stroncare i trafficanti», aveva dichiarato Ursula Von der Leyen, «e distruggere il loro business». Per questa ragione Ue e Tunisia coordineranno le operazioni Search and Rescue. «Le due parti», si legge nel documento licenziato dall’Ue, «esprimono l’intenzione di sviluppare un approccio olistico alla migrazione e condividono inoltre la priorità di combattere la migrazione irregolare per evitare la perdita di vite umane, nonché di sviluppare canali legali per la migrazione. La Tunisia ribadisce la sua posizione di non essere un Paese di insediamento per i migranti irregolari. Ribadisce inoltre la sua posizione di presidiare solo le proprie frontiere. Questo approccio si baserà sul rispetto dei diritti umani. Comprenderà la lotta contro le reti criminali di trafficanti di migranti e di esseri umani. E lo sviluppo di un sistema per l’identificazione e il rimpatrio dei migranti irregolari già presenti in Tunisia nei loro Paesi d’origine». 

I diritti umani calpestati

“Diritti umani” è un’espressione che ritorna spesso. Eppure è di pochissimi giorni fa la notizia della deportazione da Sfax, città diventata il principale hub dei flussi del Mediterraneo, di 1200 migranti subsahariani in due zone cuscinetto desertiche confinanti con Libia e Algeria. Il Memorandum non convince nessuna delle realtà della società civile: «Ancora una volta, dopo il califfo Erdogan e le milizie libiche, l’Ue, su mandato delle destre xenofobe, questa volta capeggiate dalla nostra presidente del Consiglio, firma un accordo con un governo autoritario, per impedire a persone in fuga da guerre e persecuzioni di arrivare in Europa». Le parole sono di Filippo Miraglia, portavoce del Tavolo Immigrazione e asilo e responsabile Immigrazione di Arci nazionale.

I crimini di Saied

«Che il presidente tunisino Kais Saied», continua Miraglia, «abbia messo in galera i suoi oppositori, esautorato il parlamento e promosso la caccia allo straniero, macchiandosi di violenze e uccisioni nei confronti di centinaia di stranieri abbandonati nel deserto libico, non è rilevante per il nostro governo e per la Commissione Europea. Il Memorandum è una lista di dichiarazioni di impegni su molti argomenti. Ma l’argomento principale, l’unico, che interessa l’Europa, e in particolare la nostra presidente del Consiglio, è impedire alle persone di partire. La retorica dell’invasione è l’unico argomento che spinge a sforzi internazionali e diplomatici degni di miglior causa. Non sono i diritti umani che ci interessano. Non la stabilità della Tunisia o favorire un processo democratico. Ci interessa inseguire le argomentazioni propagandistiche delle destre xenofobe che sull’immigrazione hanno costruito la loro fortuna politica, oramai in gran parte dei Paesi Ue».

Esternalizzare le frontiere non è la soluzione 

Accanto a dichiarazioni vuote di ricerca e salvataggio e su vie d’accesso legali e sicure «c’è», continua Miraglia, «la concreta volontà, già sperimentata con Erdogan e con le milizie libiche, di affidare ad altri l’onere di praticare respingimenti vietati dalle convenzioni internazionali, esternalizzando le frontiere. Eppure l’Ue continua ad essere una delle aree del pianeta meno investite da flussi straordinari di persone in cerca di protezione e l’Italia è sempre uno dei Paesi in fondo alla classifica Ue per accoglienza, in relazione alla popolazione residente. La politica dell’Ue continua a usare strumentalmente l’immigrazione per ragioni interne elettorali. Questo accordo rappresenta una vera picconata al futuro dell’Ue e alla civiltà del diritto». Della stessa linea di pensiero anche la Caritas: «Oramai è noto a tutti: non sono questi gli strumenti che bloccano le partenze», spiega Oliviero Forti, responsabile politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana. «I migranti hanno un bisogno estremo di trovare una soluzione alla loro esistenza e quindi si sposteranno su altre rotte. Questi interventi un po’ tampone hanno breve durata, che rimane comunque funzionale a scopi più di natura politica». 

Unione europea complice delle sofferenze dei migranti

Così anche Amnesty International: «Questo accordo mal ponderato», dice Eve Geddie, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee, «firmato nonostante le evidenti prove di gravi violazioni dei diritti umani da parte delle autorità tunisine, comporterà una pericolosa proliferazione di politiche migratorie già fallimentari e segnalerà l’accettazione da parte dell’Unione europea di un comportamento sempre più repressivo da parte del presidente e del governo di Tunisi. In un contesto di crescenti violenze e maltrattamenti da parte delle autorità tunisine nei confronti dei migranti subsahariani, tale decisione dimostra che non è stata appresa nessuna lezione dai precedenti, simili accordi. Ciò rende l’Unione europea complice delle sofferenze che inevitabilmente ne deriveranno. Concentrandosi sulle politiche e sui finanziamenti per il contenimento e l’esternalizzazione del controllo delle frontiere, anziché garantire percorsi sicuri e legali per coloro che cercano di attraversare i confini in modo sicuro, i leader dell’Unione europea si stanno ancora una volta avviando verso politiche fallimentari basate su una spietata indifferenza verso i diritti umani fondamentali».


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