Welfare
Firenze, la follia del razzismo
I giornali si interrogano sulla strage degli ambulanti
Una strage impressionante. Opera di una persona certamente disturbata mentalmente, ma anche fortemente radicata nel movimento dell’estrema destra. L’uccisione dei due senegalesi a Firenze turba le coscienze, in una giornata dominata dalle notizie legate alla manovra. I giornali in edicola riescono comunque, in generale, a darne conto non solo con la cronaca dei fatti, ma anche con riflessioni critiche.
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- ACCORDO FIAT
- CARCERI
“Fuoco sui senegalesi a Firenze” titola di taglio a centro pagina il CORRIERE DELLA SERA, e nel catenaccio: “Neofascista uccide due ambulanti e ne ferisce tre”. I servizi da pagina 22 a pagina 25. Sempre in prima parte il commento di Marco Imarisio: “Quel ragioniere dell’orrore”. Ne leggiamo la conclusione, dopo un lungo e dettagliato ritratto di questo personaggio imbevuto di esoterismo e ideologia nazista, a pagina 23: “L’assassino di Firenze era un solitario, ma non uno sconosciuto. Le sue idee erano note e pubblicate e la corsa a cancellarlo come fosse un refuso, una bestemmia impronunciabile, ha qualcosa di inquietante. Perché ieri in piazza del Duomo quei venti passi di distanza tra due diverse religioni non sono diventati un solco, la rabbia si è mischiata alla solidarietà. Casseri il razzista ha ucciso, ma ha perso”. A pagina 22 la cronaca. A pagina 25 la reazione degli immigrati: “Italiani assassini, vergogna”. Fabrizio Caccia racconta il corteo e la rabbia: “Neri, ma non in nero”. Il CORRIERE riporta anche il pensiero controcorrente dello scrittore fiorentino Pietro Grossi, 33 anni, finalista al premio Strega: “Se l’Italia è il Paese che conosco, se Firenze è la città che conosco, il gesto di Casseri va preso come quello dei ragazzini nel liceo del Colorado (riferimento alla strage di Columbine, ndr). Appiccicare alla strage di Firenze il cartellino di razzismo, significa contribuire all’esistenza del razzismo stesso”. Ma nel pezzo di Fabrizio Caccia non sfugge un passaggio: “Pape Diaw, portavoce della comunità senegalese fiorentina (almeno 7 mila unità e altre 10-12 mila sparse tra Pisa e Pontedera) , ex consigliere comunale qui a Firenze, prima con Rifondazione e ora con Sel, racconta che negli ultimi tempi navigando in Rete, su Facebook, aveva percepito un odio crescente verso gli immigrati. «Una destra feroce, fascista e razzista ha avvelenato il clima – accusa -. Abbiamo vissuto dieci anni di politiche sbagliate. E infatti vedete? L’altro giorno è stato bruciato un campo Rom a Torino e ora c’è stato questo massacro a Firenze. Speriamo che sia l’ultima volta»”.
La follia di Firenze su REPUBBLICA si guadagna uno spazio in prima pagina (“Terrore a Firenze: killer neofascista uccide due senegalesi, poi si spara”), e il commento è affidato ad Adriano Sofri, che intitola “Non chiamiamo pazzi i nostri Breivik”, con richiamo al folle che compì la strage di ragazzi in Norvegia. Scrive Sofri, in sintesi, che per un “folle” che imbraccia il fucile e fa strage (contemporanea, ieri, un’altra follia, in Belgio, che ha causato sei vittime), ce ne sono tanti – a questo punto non si sa se è corretto chiamarli folli – che “non varcano quella soglia”, ma che per esempio dai commenti che mettono online non ne sono molto distanti (Sofri riporta le reazioni lette sul web alle prime notizie dell’uccisione del due senegalesi: “Meno due”, per fare un esempio). «Occorre badare alla miscela esplosiva che sfrenatezza finanziaria e paura dello straniero vanno accumulando», scrive Sofri, mettendo in parallelo le follie dei mercati e la follia, sempre latente a ogni latitudine, del razzismo. Su quanto accaduto, Repubblica intervista il sindaco Renzi, che dice: «Questa non sembra l’azione di un gruppo, ma la follia xenofoba e razzista di un gesto isolato. E poi la senegalese è una comunità storica, il loro leader è stato anche consigliere comunale. Gestiremo insieme questo passaggio delicato».
IL GIORNALE propone in prima un pezzo dell’ex direttore Vittorio Feltri dal titolo “Quel sottile filo di follia che lega Oslo a Firenze”. «Pure il nostro Breivik alla «toscana» scriveva, delirando di mostri, razzismo, negando l’Olocausto. E sul web mostrava la sua faccia paciosa tradita da due occhietti maligni imprigionati nella sua grigia quotidianità da ragioniere. Tragica caricatura di un folle oltranzista, che della destra poteva aver imparato solo il mito di Thor. Ieri mattina, come un “dio” Odino impazzito, Gianluca Casseri, 51 anni, colletto bianco di professione, semisconosciuto scrittore per vocazione, ha impugnato una 357 magnum. Arma micidiale, di quelle che difficilmente perdonano». È un massacro «due senegalesi muoiono all’istante. Si chiamavano Samb Modou, 40 anni, e Diop Mor, di 54, il primo era clandestino. Un altro, Moustapha Dieng, 34 anni, centrato al torace, è gravissimo. Fin dove arriva la follia? E fin a qual punto arriva la xenofobia? In Norvegia, il maniaco neonazista che in luglio ammazzò 77 persone, oggi chiede di essere processato, a dispetto dei giudici che lo ritengono “solo” matto. Gianluca Casseri, invece, non parlerà più. Si è sparato in bocca». All’interno oltre ad una ricostruzione della giornata dell’assassino c’è anche un ritratto “Il fanatico della fantascienza ossessionato dalla razza”, «Casseri scriveva libri fantasy e saggi antisemiti». A lato un box con la voce della comunità dei migranti a Firenze “L’ira della comunità: non dite che è pazzo, voleva proprio noi” di Marco Gemelli.
“Due senegalesi uccisi da un ragioniere neonazista” è questo il titolo del MANIFESTO in prima pagina scritto in bianco su fondo nero a metà pagina, un grande foto mostra i migranti in piazza a Firenze. Al “dramma di Firenze” come scrive nell’occhiello del richiamo viene dedicata pagina 7, in cui accanto alla cronaca in apertura altri due articoli sono dedicata da un lato alla comunità senegalese con un’intervista a Matar Ndiaye, vicepresidente della comunità senegalese toscana che riporta come titolo la frase «Non scrivete che il killer era solo un pazzo», dall’altro è una scheda sull’ambiente frequentato dall’assassino “Miti e ideologia nazi del letterato in armi”. Nell’articolo di apertura si legge, nell’ultima colonna il pensiero del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: «(…) Bisognerà capire bene il quadro entro cui è maturata una cultura di questo tipo. E c’è da chiedersi se non ci siano state sottovalutazioni di certe espressioni culturali che alimentano xenofobia e razzismo, e di circoli che ne fanno espressamente motivo della loro organizzazione e della loro attività». La “scheda”, box ampio che il sommario riassume “Corsa a cancellare le pagine web che ne recensivano con entusiasmo le «opere». Dracula e gli Hobbit con Evola e Nietzsche”. Scrive Tommaso De Berlanga «Tra i fascisti doveva sembrare un vero “Intellettuale”. Gianluca Casseri scriveva molto. (…) Ora tutti fanno finta di non conoscerlo tanto bene, alcune pagine web sono scomparse (per esempio dal sito del Centro studi La Runa, ovvero la lettera “o” dell’alfabeto furthark, da sempre usata come simbolo dei neonazisti italiani). Eppure il circolo Sur le Murs di Pistoia (sua città natale) ne ospitava spesso le serate letterarie, tra un omaggio a Marinetti e un altro a Mishima. Quelli di Casa Pound ammettono che fosse “un simpatizzante come tante altre persone, alle quali non siamo soliti chiedere la patente di sanità mentale” (…)» e più avanti «(…) Un povero invasato con la testa piena di miti celtici? Non proprio, e comunque non solo. (…) Ma il ciarpame che affollava la testa è identico a quello di qualche migliaio di zucche che leggevano le sue cose. La differenza sta nella decisione di prendere una 357 magnum, a un certo punto della vita».
“Contro l’odio razziale regole da rispettare” è il titolo del commento non firmato a pagina 28 che il SOLE 24 ORE dedica alla vicenda di Firenze: «Nessuna giustificazione per le violenze razziste e per chi predica odio. Saremo sempre più una società multietnica, nonostante la crisi che morde la quotidianità. Una riflessione, perciò, va compiuta oltre l’emotività del momento. Il ministro per la cooperazione Andrea Riccardi – persona saggia oltre che esperta sul tema per la straordinaria esperienza maturata con la Comunità di Sant’Egidio – sarà oggi nel capoluogo toscano per parlare con i rappresentanti della comunità africana. Ribadirà che l’Italia intende sviluppare una “cultura dell’integrazione”. È l’unica prospettiva civile e moderna auspicabile. Ma richiede adeguate politiche d’inclusione: i flussi dell’immigrazione – se non accompagnati dalla capacità di far rispettare le regole (dell’accoglienza, della convivenza, della reciprocità) – rischiano di diventare l’innesco di più d’una polveriera, specie in un periodo di nervi a fior di pelle. Come dire: soltanto con equità e rigore a tutti i livelli, si aiuterà la crescita di un rinnovato e diffuso senso civico». Analisi di Karima Moual a pagina 30, “Un odio che fa proseliti attraverso il web”: «Ma di lui, così come di Anders Breivik, che terrorizzò la Norvegia l’estate scorsa, sono rimaste molte tracce in rete, a partire dai saggi esoterici e neopagani dove rivalutava i Protocolli dei Savi di Sion, il famigerato libello antisemita degli inizi del secolo, e favoleggiava sulle origini celtiche e precristiane della vecchia Europa. Un nostalgico dunque, che senz’altro ha trovato in questi ultimi anni linfa nella propaganda xenofoba che contagia partiti e movimenti estremisti in tutta Europa. Cassieri era iscritto alla sezione di Pistoia di CasaPound, associazione di estrema destra (che ieri ha preso le distanze). Era conosciuto nel web come scrittore e fondatore di una rivista oltranzista, “La Soglia”. Gli argomenti: fantasy e ancora estrema destra. Dai suoi scritti emerge un cultore del neonazismo e del negazionismo, appassionato di miti celtici come di Tolkien. (…) Cassieri è sicuramente più acculturato di Breivik. Un intellettuale ideologo della supremazia della razza, un conoscitore dei movimenti neofascisti che dedicava il suo tempo allo studio dei suoi miti fondativi. Ha anche scritto un libro, “La Chiave del Caos”, un testo in cui si intrecciano negromanzia, magia, esoterismo. Tutti fattori che ci dicono una cosa chiara: non si può più prendere sotto gamba l’avanzare, seppure minoritario, di questa ideologia e cultura dell’odio. Proprio in un’epoca dove le ragioni della globalizzazione, ma anche del declino possibile dell’Europa, impongono mille ragioni a favore dell’integrazione. Saranno pure un po’ matti, questi stragisti, ma sarebbe sbagliato liquidarli come schegge solitarie impazzite. Dietro Cassieri, come dietro a Breivik, c’è una rete, nel vero e proprio senso della parola, attiva, per quanto demenziale. Siti internet, forum e bloggers. Il web – prendendo a prestito le parole di Antonio Roversi, nell'”Odio in rete” – “è popolato da individui e gruppi che, pur nella diversità di accenti e idiomi utilizzati, parlano il linguaggio della violenza, della sopraffazione, dell’annientamento nei confronti di altri esseri umani. Dietro quelle pagine web ci sono uomini e donne che nutrono un sentimento antico che si pensava prosciugato dal processo di civilizzazione o quantomeno relegato in qualche nicchia inoffensiva e nostalgica del nostro pianeta, ma che invece si è riaffacciato con un’intensità per certi versi sorprendente…”. E infatti c’è chi già elogia il gesto. Come sul sito internet Storm Front, che inneggia alla supremazia della razza bianca, si leggono commenti di solidarietà: “È uno dei nostri”».
“Terrore a Firenze”. È il titolo della fotonews che apre l’edizione di oggi di AVVENIRE. Nell’immagine la disperazione di tre senegalesi, dopo il doppio raid assassino di un simpatizzante neonazista. Sul tema l’editoriale firmato da Marina Corradi (“Vinca lo sguardo di Elvira”, il titolo): «Follia. In questa parola forse ci rifugiamo troppo, quasi che, quando la violenza esplode, altri strumenti per capire non avessimo. Follia: è come premere un tasto che cancella un’oscura ansia, e stabilisce che quell’uomo, il folle, niente ha a che fare con noi. Follia, eppure. Un po’ di avversione di fronte agli stranieri nelle nostre città non alberga anche in molti di noi? Certo, siamo, normalmente, educati ed equilibrati. Non faremmo mai del male. Solo un po’ di inquietudine, se su un autobus la sera ci accorgiamo che la maggior parte dei viaggiatori ha facce nere. «Tornatevene a casa vostra», ringhia qualcuno, ma a bassa voce. Che c’entra questo con un estremista che una mattina si sveglia e dal calderone dove sobbollono le sue idee assurde pesca la decisione di prendere la pistola? Qualcosa, un germe almeno di pensiero, c’entra. Perché in fondo alla radice di quella cieca avversione ai neri c’è una eclisse di umanità: c’è il non vedere che non esistono i “neri”, ma ciascuna faccia è un uomo. Ciascuno è un uomo, sempre. Persino di più chi è venuto qui come un mendicante e chissà, alle spalle, con quali miserie. Ciascuno è un uomo, ma c’è in noi la tentazione di non vedere la storia di uomo scritta negli occhi dello straniero. E allora, non per consolarci di una tragedia, ma per ricordarci che non esiste fra noi solo questo sguardo cieco sull’altro, vogliamo ricordare che proprio ieri a Palermo una giovane giornalista, Elvira Terranova, ha ricevuto una medaglia d’oro al valore civile per avere contribuito a salvare, una notte dello scorso maggio a Lampedusa, centinaia di naufraghi di un barcone schiantatosi sugli scogli. Lei era lì, cronista dell’agenzia Adn Kronos, con la penna in mano. In teoria, neutrale testimone. Ma quella notte , racconta, «c’è buio fitto ma si intravedono gli uomini, le donne, i bambini che sono aggrappati alla barca e gridano. Sono terrorizzati. Io in quell’istante dimentico di essere lì per raccontare e mi precipito sugli scogli insieme ai finanzieri e agli altri, per dare una mano».
Prima pagina divisa in due per LA STAMPA che dedica l’apertura alla Manovra e la spalla alla “Furia razzista, due morti a Firenze” con un grande foto sulla strage al mercato. Sempre in prima pagina inizia il commento di Gianni Riotta “Con la crisi tornano i veleni peggiori” «Esiste un nesso tra la crisi del debito europeo, l’impotenza dei summit malinconici e la strage dei due senegalesi a Firenze, Samb Modou e Diop Mor, con il killer Gianluca Casseri?» si chiede Riotta nel commento che continua a pagina 7 dove risponde: « No a prima vista, un continente opulento e la sua leadership che non sanno ripartire dopo mezzo secolo di successi e un estremista neofascista, razzista, armato. Se però guardate a fondo, oltre i grafici eleganti degli economisti e i volantini rancorosi di Casa Pound cari all’assassino, vedrete come i veleni peggiori della nostra storia stiano tornando in superficie, rimossi dal fondo delle coscienze dall’aria di recessione». Il commento prosegue osservando: «(…) In pochi mesi di dibattito sull’euro abbiamo visto i più squallidi cliché riemergere dall’album dei ricordi cattivi che credevamo chiuso per sempre. In Grecia si sono chiesti i “danni di guerra per l’occupazione tedesca della seconda guerra mondiale” in riparazione del debito di Atene. I giornali tedeschi, Bild Zeitung in testa, hanno descritto i greci come infingardi e noi italiani come orgiastici spendaccioni. In contraccambio alle critiche degli economisti di Berlino sui nostri conti, i siti italiani registrano commenti anonimi “Tedeschi=SS” (…)». Gli articoli dedicati vanno da pagina 2 a pagina 5. A piè di pagina 2 Michele Brambilla intervista il professor Federico Falloppa, docente di linguista, nell’articolo intitolato “Attenti alle parole c’è un linguaggio che è sfuggito di mano”. Alla domanda sulla responsabilità del clima risponde «Un po’ tutti. C’è un razzismo istituzionale: abbiamo approvato una legge che considerava l’essere clandestini un’aggravante di reato; e qualche anno fa Cota ne ha proposta un’altra per introdurre classi separate nelle scuole. Poi c’è un razzismo nel linguaggio dei politici dei media, e pure in quello della gente comune: battute tipo “gli immigrati portano malattie” o “ci tolgono il lavoro” le sentiamo ovunque». Per il professore non è solo la Lega la responsabile «(…) è quella più esplicita. Ma ad agitare lo spettro di una Milano – Zingaropoli è stato tutto il centrodestra (…)» Non mancano le responsabilità della sinistra «Perché ha inseguito la destra sul tema di una sicurezza concepita solo come ordine pubblico (…)» e anche i giornalisti non sono immuni e l’esempio citato è quello delle agenzie che «hanno battuto il nome dell’assassino di Firenze. Non quello delle vittime. Come se non fossero persone. Chiamati “senegalesi” e basta (…)». Accanto a questo articolo, un secondo articolo di Fabio Poletti che va a spulciare il web dove si trova quello che il titolo sottolinea “il delirio neonazi” e nell’articolo si trova proprio di tutto, un florilegio pescato in rete dove «(…) Sono in centinaia. Si trovano online su Stormfront o Viva Mafarka. Nessuno chissà perché si firma col suo nome (…)». Poletti cita anche «(…) l’unico ad avere qualche dubbio: “Quel gesto è sbagliato. Non è questa la soluzione. Ammesso che sia stato lui….”. Ma appunto è l’unica mosca bianca, tra tante mosche nerissime».
E inoltre sui giornali di oggi:
ACCORDO FIAT
ITALIA OGGI– Sergio Soave commenta l’accordo della Fiat che «segna la fine della concertazione. Sancisce una rottura definitiva con la Fiom Cgil destinata a durare sinchè la Cgil continuerà a coprire le posizioni antagoniste della sua organizzazione dei metalmeccanici. Si tratterà di vedere se nell’immediato futuro la Cgil finirà con l’accettare la manovra del governo per mantenere l’unità con le alte federazioni che sembrano orientate a prendere atto delle modifiche che si stanno discutendo in Parlamento rompendo con la Fiom o resterà nel fronte del rifiuto. La resistenza conservatrice che ha caratterizzato in questo ventennio la linea della Cgil e che ha inevitabilmente reso più timide le aperture delle altre confederazioni, hanno portato una crisi di credibilità e rappresentatività. Quando la Fiat ha deciso di chiudere la fase paralizzante della contrattazione continua e inconcludente, il fronte sindacale si è spezzato verticalmente e l’iniziativa è passata all’azienda, che perseguendo i suoi obiettivi di salvezza ha messo in crisi anche la rappresentatività di Confindustria troppo intimamente connessa con un sistema negoziale obsoleto. Per questo l’accordo con Fiat, senza Cgil e senza Confindustria segna di sicuro la fine di una lunga stagione di relazioni industriali e c’è da sperare che segni anche l’inizio di una nuova fase più concreta e realistica».
CARCERI
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 35: “In 3.300 dalle celle ai domiciliari”. Si riferisce del piano predisposto dal nuovo ministro della Giustizia, Paola Severino: “il Guardasigilli sta mettendo a punto un testo a due velocità (un decreto e un ddl) per alleggerire la pressione sui 206 istituti italiani stracolmi (68.047 presenze) oltre ogni capienza regolamentare”.
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