Famiglia

Firenze: Comune, Caritas e Arci per rifugiati

Anche il capoluogo toscano ha presentato un progetto di accoglienza da finanziare con entro il programma del ministero degli Interni. E l'Assessorato all'immigrazione chiama le due realtà della soci

di Giampaolo Cerri

IMMIGRAZIONE: UN PROGETTO PER L’ACCOGLIENZA E L’ASILO GRAZIE AL CONTRIBUTO STATALE DELL’8 PER MILLE Anche Firenze parteciperà al ?Programma nazionale asilo? del Ministero degli Interni. Lo farà con un progetto di accoglienza, integrazione e rimpatrio volontario per chi richiede asilo, per i rifugiati e gli sfollati che chiedono aiuto al Comune. Oggi la giunta comunale del capoluogo toscano si è pronunciata in tal senso. Il progetto, che sarà finanziato con i fondi straordianari provenienti dall?8 per mille, proposto dell?assessore all?Immigrazione, è stato definito insieme alla Caritas Diocesana e all?Arci, prevede un investimento di 920 milioni e durerà sino a fine 2001. Prevede una parte specifica per l?accoglienza di coloro che richiedono asilo (curata in particolare con la Caritas); una parte per l?integrazione, destinata a chi ha già visto accolta positivamente la sua richiesta (insieme all?Arci, che ha già una positiva esperienza su questo fronte nei due anni passati, quando ha inserito circa 300 profughi del Kosovo); infine una parte per il rimpatrio volontario per chi è interessato a tornare nel luogo di origine. Sono previste sia l?accoglienza di circa 50 persone con vitto, alloggio e accesso ai servizi dell?amministrazione, sia l?organizzazione di attività per l?integrazione socio-lavorativa e alloggiativa; il metodo scelto è quello dell?accoglienza in piccole e medie strutture, ritenuto migliore per ottimizzare il rapporto con gli operatori e per l?inserimento sul territorio. L?obiettivo è quello di far raggiungere alle persone coinvolte nel progetto l?autonomia nel più breve tempo possibile, indipendentemente dalla conclusione delle pratiche che li riguardano; anche perché per ottenere una richiesta di asilo ci vogliono in media circa 18 mesi, periodo in cui chi ha fatto richiesta non può neppure lavorare.


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