Welfare

Firenze, commercianti insegnano a immigrati

In base ad un accordo fra Confcommercio e autorità diplomatiche nigeriane, 15 cittadini straniere riceveranno una formazione imprenditoriale in vari settori.

di Giampaolo Cerri

La Confcommercio fiorentina forma i lavoratori immigrati. In base ad un accordo fra l’associazione dei commercianti e la Nigeria, saranno quindici i cittadini nigeriani che vivono in città a ricevere una formazione imprenditoriale in diversi settori. Undici di loro sono già residenti regolarmente in Italia, quattro invece arriveranno dalla Nigeria, «persone selezionatissime, che già lavorano in aziende e che porteranno queste competenze per sviluppare le loro imprese e fare da formatori nel paese d’origine» dice la consigliera dell’ambasciata nigeriana, Ifeoma Chinwuba. L’obiettivo, per il presidente di Confcommercio Paolo Soderi, è quello di dar loro «un lavoro serio, togliendoli dalla strada». E’ questo uno dei primi progetti concreti partiti dopo la nascita, all’interno dell’associazione di categoria, di un ufficio apposito per i contatti con i paesi in via di sviluppo. Il corso, che prevede una full immersion di 94 ore, si concluderà in stage in aziende, «con ottime possibilità di trovare immediatamente impiego» insiste Soderi. Mentre i quattro che torneranno in Nigeria «daranno un contributo allo sviluppo della loro economia, perché saranno in grado di formare a loro volta nuove figure professionali». Confcommercio crede molto in queste iniziative, «fra preparazione e corso abbiamo già speso circa 100 milioni, grazie anche a finanziamenti europei e camerali» dice Soderi che promette anche che «entro un anno, avremo proprio qui a Firenze una scuola per la formazione di immigrati stranieri». Le categorie professionali su cui si punterà saranno quelle edili, e poi banconisti, baristi, cuochi («settori in cui c’è esigenza di manodopera»), ma anche quelle di tipo imprenditoriale, «abbiamo già avuto diversi stranieri che sono venuti da noi a chiedere consulenze per far partire o migliorare la propria attività».


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