Volontariato

Fiori e non pietre per Sakineh

Aki-Adnkronos insieme a intellettuali arabe e iraniane lancia una mobilitazione per fermare l'esecuzione

di Redazione

AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, l’agenzia di stampa in lingua italiana, inglese, araba e farsi del gruppo GMC-ADNKRONOS, insieme a intellettuali arabe e iraniane lancia una mobilitazione internazionale per fermare la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata a morte per adulterio.

Con l’iniziativa ‘Fiori e non pietre!’ AKI invita a lasciare un fiore davanti alle ambasciate iraniane nel mondo. La mobilitazione, ispirata da diverse intellettuali dal Libano allo stesso Iran, passando per il Marocco e l’Egitto, sta ricevendo moltissime adesioni.

Joumana Haddad – ‘Basta’. Non ci sono altre parole, secondo Joumana Haddad, poetessa e dal 1997 giornalista della sezione culturale del quotidiano libanese ‘An Nahar’, per esprimere lo sdegno per la lapidazione di una donna. ”Basta!” dice la scrittrice che è stata la prima ad aderire all’iniziativa di AKI.

Sahar Tawfiq – Quella delle donne condannate alla lapidazione ”è una realtà terribile, a cui bisognerebbe porre fine”. Lo afferma l’autrice del Cairo Sahar Tawfiq, che ha aderito all’iniziativa di AKI. La vicenda di Sakineh ”rattrista molto” la Tawfiq. ”Tante donne vengono condannate o sono già state uccise in un modo così crudele – osserva l’autrice di racconti per adulti e bambini e di romanzi – E’ una realtà terribile, a cui bisognerebbe porre fine”.

Karima Moual – La condanna di donne alla lapidazione è una ”realtà che non si può tollerare”. E’ con queste parole che Karima Moual, giornalista marocchina del ‘Sole 24 Ore’, aderisce all’iniziativa di AKI. ”In realtà sono molte le donne che si trovano nella situazione della Sakineh in quei Paesi dove ancora oggi si ricorre alla lapidazione – commenta la Moual, che si occupa in particolare di immigrati di seconda generazione ed è presidente e membro fondatore dell’Associazione generazione maghrebina ‘2 Agm2 Onlus’ – Non si può tollerare che ci sia ancora nella nostra epoca questa realtà, che donne vengano uccise barbaramente in modi del tutto primitivi e sono moltissime le donne che purtroppo si trovano a subire discriminazioni sessuali anche in altri ambiti”. Quello di Sakineh, per la Moual, ”è il caso più eclatante perché ci colpisce di più il modo brutale con cui viene uccisa una donna lapidata, perché sappiamo che la lapidazione è molto dolorosa e la morte arriva molto lentamente”. ”Io spero che, essendo questo caso di importanza internazionale, si ponga fine a queste pratiche”, conclude, invitando a non dimenticare che ”ci sono generazioni di donne che subiscono ancora tradizioni misogine e patriarcali che non hanno nulla a che vedere con la religione, ma sono legate a una malattia di tipo sociale che affligge le società islamiche”.

Mahnaz Afkhami – Stop alle ”persecuzioni delle donne” in Iran. E’ l’appello lanciato da Mahnaz Afkhami, ex ministro degli Affari femminili del governo di Teheran e scrittrice, che ha dato il suo sostegno all’iniziativa di AKI. ”Chiediamo – ha detto – che il governo iraniano fermi le persecuzioni contro le donne e abolisca la pratica selvaggia della lapidazione”.

Layla Joude – La giornalista di origine siriana dà il proprio sostegno all’iniziativa di AKI. ”E’ giusto che noi intellettuali portiamo avanti queste battaglie”, commenta la Joude, che cura un blog sugli immigrati di seconda generazione, ‘Gli altri siamo noi’, per il sito del quotidiano ‘La Stampa’ e lavora per il settimanale ‘Yalla Italia’.

Asmae Dachan – Scrittrice di origine siriana, aderisce all’iniziativa di AKI. La Dachan, autrice del romanzo ‘Dal quaderno blu’, che ha vinto il premio della critica del concorso ‘Penna d’autore’, nell’ottobre 2008 ha partecipato al Concorso Letterario Internazionale Città di Ancona, nella categoria ‘Poesia singola’, ricevendo una segnalazione da parte della giuria del concorso. La Dachan segue da vicino le vicende della comunità islamica in Italia ed è stata portavoce del dipartimento femminile dell’Unione delle Comunità islamiche (Ucoii).

Iman Sabbah – Di fronte alla condanna a morte di una donna per lapidazione ”non si può tacere”. Ne è convinta Iman Sabbah, giornalista di origini palestinesi di ‘RaiNews24’ e ‘RaiMed’. ”Non si può tacere quando i diritti fondamentali vengono negati alle donne, ma anche agli uomini e qui parliamo del diritto più essenziale, quello alla vita”, commenta la Sabbah che ha aderito all’iniziativa di AKI.

Manda Zand Ervin – La condanna alla lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani “è un atto barbaro” ed è un dovere “aderire” alle iniziative promosse per salvarle la vita. E’ quanto afferma l’iraniana Manda Zand Ervin, scrittrice e attivista per i diritti umani, che aderisce con convinzione all’iniziativa di AKI. “Le donne iraniane – afferma la Zand Ervin, direttore dell’organizzazione con sede in Usa ‘Alleanza per le Donne Iraniane’ – sono da 120 anni in lotta con il clero islamico per ottenere dignità. Nella Repubblica Islamica – aggiunge – le donne non sono considerate essere umani”. La Zand Ervin lancia un appello per salvare Sakineh. “Il rispetto dei diritti umani – conclude – è una questione globale che interessa tutti. Per questo motivo, ora è più che mai importante che le donne occidentali sostengano le donne iraniane in difficoltà”.


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