Fiocchi in Ospedale in aiuto alle neomamme

A Milano e Bari avviato il progetto "Fiocchi in Ospedale". In Italia una donna su dieci soffre di disturbi post-partum e l'80% di baby blues, fondamentale per Save the Children la diagnosi precoce

di Redazione

“Bambini si nasce, genitori si diventa”. È questo lo slogan del nuovo progetto che Save the Children lancia a pochi giorni dell’8 marzo, ricordando che nel nostro Paese una donna su dieci soffre di disturbi post-partum e ben l’80% di baby blues. Ed è a loro che si rivolge “Fiocchi in Ospedale” progetto attivo a Milano e Bari per supportare le neo mamme e i neo papà. A sostenere il progetto Gallerie Commerciali Italia (presente sul territorio con 46 gallerie Auchan) con l’obiettivo di sostenere almeno 1.500 nuclei familiari, prendere in carico 800 mamme e formare 200 persone tra operatori sociali e pediatri di base nelle due città.

“Fiocchi in ospedale” prevede un intervento della durata di due anni con l'obiettivo di accompagnare neo genitori, soprattutto in condizioni di particolare vulnerabilità, sociale e psicologica, creando attorno ad essi un ambiente sereno e forte, grazie al supporto e ai servizi per la cura dei primi importantissimi mesi di vita del bambino.

Tra le varie attività previste dal progetto, partito a Milano e Bari, ci sono: la creazione di due sportelli di ascolto all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda a Milano e al Policlinico di Bari, il rafforzamento delle collaborazioni tra i reparti di ostetricia e pediatria nella presa in carico e cura della mamma e del bambino, la facilitazione delle collaborazioni tra le unità psicologiche e materno-infantile per la presa in carico dei casi di malessere genitoriale e di disagio socio-economico, nonché la realizzazione di una dimissione protetta nei casi particolarmente critici.

«La nascita di un figlio rappresenta per i genitori un'esperienza di profondo cambiamento, sia sul piano affettivo e personale, sia sul piano relazionale e sociale, a volte connotato dalle difficoltà della coppia genitoriale nell’adeguarsi al nuovo assetto», ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. «Se a questo scenario si aggiungono difficoltà di tipo economico e psicologico della mamma o della coppia, la situazione si aggrava e le conseguenze per il bambino possono essere molto pesanti. Nei casi più gravi i disturbi della sfera relazionale mamma-bambino possono sfociare in violenze familiari e in alcuni casi in infanticidi. Secondo alcune stime, nel 90% dei casi di bambini uccisi sono le madri le responsabili e nell'80% degli episodi i minori sono uccisi in via preterintenzionale a causa delle forti percosse ricevute dai genitori»

La depressione post partum e il baby blues (disturbo i cui sintomi sono stanchezza, disturbi del sonno e dell'appetito, difficoltà di concentrazione, tristezza, pianto) possono amplificarsi nelle mamme con meno di 20 anni, le “madri-bambine”, che sono soprattutto al Sud (0,97% di Milano contro alcune città del meridione che superano il 3%), dove il matrimonio precoce può essere visto come l'unica possibilità di emancipazione dal proprio nucleo familiare d'origine.

Sono tantissime le espressioni del disagio all'interno di una neo famiglia, dall’indigenza economica sempre più evidente alla mancanza di servizi welfare diffusi sul territorio fino alla crescente solitudine di alcune donne che, sempre di più, sono costrette ad abbandonare anche il contesto lavorativo. Ecco perché secondo Save the Children è di fondamentale importanza una diagnosi precoce con la possibilità di pianificare un intervento tempestivo, che abbia inizio dai giorni immediatamente successivi al parto.

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