Economia

Fintech di prossimità fa rima con sostenibilità

Mooney ha presentato ieri il proprio Bilancio sociale, "basato su tre pilastri: inclusione finanziaria, attenzione al dipendente e impegno nei confronti dell'ambiente". Si parla anche del progetto "Generosity network", a cui guarda con interesse il mondo dell'associazionismo per raccolta fondi e rendicontazione

di Veronica Rossi

Quattrocentoquarantanove dipendenti, di cui il 40% sono donne, 84 assunzioni dal 2020 a oggi, più di 45mila punti vendita su tutto il territorio nazionale, di cui un +36% sulle isole. 800mila nuove carte emesse, di cui il 12% attivate da cittadini stranieri. 250 milioni di transazioni, di cui il 40% totalmente cashless.

Questi sono solo alcuni dei numeri di Mooney, la prima fintech italiana di prossimità, nata nel 2020 dall’unione di Sisal Pay e Banca 5 del Gruppo Intesa San Paolo, che offre alle comunità un modo semplice e sicuro di accedere a diverse operazioni di pagamento, come bollette, ricariche telefoniche, parking e trasporti, e a servizi bancari come il prelievo di denaro o i bonifici. Per l’azienda la sostenibilità, sia nei confronti degli stakeholder che della società e dei territori in cui opera, è una parte integrante della propria identità e nella propria strategia di lungo periodo. “Vogliamo migliorare l’ambiente economico, sociale e naturale che ci circonda”, ha affermato l’amministratore delegato, Emilio Petrone, “ed è per questo che abbiamo incluso la sostenibilità nel nostro piano industriale”.

A testimoniarlo, la redazione del primo Bilancio di Sostenibilità di Mooney, presentato ieri.

Come ha ricordato anche Petrone in apertura, il bilancio delinea i tre pilastri fondamentali su cui si concentra la strategia di sostenibilità di Mooney: inclusione finanziaria, attenzione al dipendente e impegno nei confronti dell’ambiente. Per ognuna di queste tematiche l’azienda ha messo in campo azioni a medio e a lungo termine, che intendono contribuire al raggiungimento di otto dei 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. “Il documento dimostra che sono state gettate fondamenta solide – ha commentato l’a.d. – e raggiunti primi importanti risultati tangibili per fare di Mooney un esempio di azienda pienamente rispondente ai più moderni requisiti di sostenibilità”.

Pur essendo nata da soli due anni, l’azienda ha dato già grande prova del suo impegno rispetto all’inclusività finanziaria. Com’è stato ricordato durante la presentazione, infatti, vera sfida attuale è quella di dare a tutti, sia nelle città che nelle aree periferiche, la possibilità di accedere agli stessi servizi, soprattutto online e cashless. Mooney è presente in circa 8 mila comuni italiani, di cui il 60% sono paesi o borghi remoti o poco popolosi, dove non sempre è garantita la presenza di banche e istituti di pagamento. Ma non solo. La fintech ha contribuito allo sviluppo di microimprese anche nelle zone più economicamente fragili della penisola, distribuendo capillarmente 163 milioni di euro come compenso alla rete per i servizi offerti. L’inclusione finanziaria passa però dall’educazione dei cittadini, soprattutto sull’utilizzo dei metodi di pagamento cashless, più sicuri e tracciabili, ed è a questo che ha puntato la formazione degli esercenti partner che costituiscono la rete di prossimità di Mooney.

Uno dei progetti più ambiziosi dell’azienda è, inoltre, il “Generosity Network”, la rete di donazioni più estesa d’Italia; gli Enti del Terzo settore hanno avuto a disposizione gratuitamente la piattaforma fintech, per la digitalizzazione e il tracciamento delle elargizioni di denaro, rendendo più semplice la beneficenza, sia in occasione di eventi sia di campagne estese nel tempo, come aveva già raccontato VITA qui.

La sostenibilità, però, non può essere rivolta solo all’esterno. La qualità di vita dei dipendenti, infatti, è un punto centrale dell’impegno di Mooney, che, fin dalle prime fasi della pandemia, ha garantito ai propri lavoratori lo smart working al 100%. Spesso, inoltre, capita che vita professionale e vita familiare entrino in contrasto; per garantire al personale la possibilità di bilanciare genitorialità e lavoro l’azienda ha dato avvio al programma People Caring, che fornisce sostegno nella crescita dei bimbi.

L’ultimo punto, non certo per importanza, del Bilancio di Sostenibilità di Mooney è legato alla difesa dell’ambiente, con la graduale riduzione dell’utilizzo della carta termica da una parte e la promozione di una politica di Corporate Mobility sempre più green dall’altra. Per supportare la mobilità verde l’azienda ha stanziato tra le altre cose contributi per l’acquisto degli abbonamenti al trasporto pubblico, favorito lo smart working a rotazione e incrementato il numero dei veicoli ibridi nella propria flotta aziendale.

“La presentazione del primo bilancio di sostenibilità è una tappa fondamentale nel processo di crescita di Mooney” ha concluso Petrone, “che, in soli due anni di vita, ha portato l’azienda a raggiungere traguardi straordinari in termini di business e reputazione sul mercato grazie ad un fantastico lavoro di squadra”.

La foto di apertura è di Hello I'm Nik su Unsplash

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.